2020-02-08
Il Dragone preme sui voli con Roma e manda in confusione i giallorossi
Dopo un incontro con l'ambasciatore Luca Ferrari, Pechino annuncia lo sblocco delle tratte. Luigi Di Maio e Roberto Speranza smentiscono, lasciando filtrare nuove frizioni. A caso ancora aperto, l'Italia ferma tutti i centri per i visti.Nel pieno della crisi per il coronavirus, è un giallo quello che si è verificato sulla questione dei voli tra Italia e Cina. Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa cinese Xinhua, il nostro Paese si sarebbe reso disponibile a riaprire temporaneamente alcuni voli con la Repubblica popolare. Disponibilità tuttavia smentita dall'esecutivo giallorosso.Al centro di tutto, si troverebbe un incontro avvenuto giovedì tra il viceministro degli Esteri cinese, Qin Gang, e l'ambasciatore italiano in Cina, Luca Ferrari: incontro in cui l'esponente del governo di Pechino avrebbe espresso disappunto sul blocco dei voli. «Qin Gang», riferisce Xinhua, «ha affermato che dopo il nuovo focolaio di coronavirus, la decisione unilaterale dell'Italia di fermare i voli senza contattare in precedenza la Cina ha comportato gravi disagi per i viaggiatori di entrambi i Paesi e molti cittadini cinesi sono ancora bloccati in Italia». «La Cina», prosegue l'agenzia, «esorta la parte italiana a rispondere attivamente alle preoccupazioni urgenti e ragionevoli della Cina e ad annullare la decisione di sospendere i voli il prima possibile». Davanti alle rimostranze del viceministro cinese, pare che il nostro ambasciatore si sia dimostrato accondiscendente. Xinhua ha infatti riportato: «Ferrari ha affermato che l'Italia comprende la situazione dei cittadini cinesi bloccati in Italia. Per ora, c'è disponibilità ad approvare la ripresa di alcuni voli su richiesta delle compagnie aeree cinesi e ad adoperarsi per normalizzare gli scambi tra i due Paesi».Insomma, sembrerebbe esserci stata un'apertura. Apertura tuttavia gelata dallo stesso esecutivo italiano, con il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha scritto lapidariamente su Facebook: «I collegamenti aerei diretti con la Cina sono e restano chiusi». Sulla stessa posizione si è collocato ieri anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha dichiarato: «Il blocco dei voli è una misura presa per affrontare l'emergenza nell'immediato e finché le autorità sanitarie ci diranno che è opportuna continueremo a tenerla in atto». In tutto questo, è stata emessa una nota dalla stessa Farnesina, secondo cui: «Si precisa che la notizia riportata dall'agenzia cinese Xinhua circa una riapertura dei voli è priva di fondamento». Da sottolineare che, come riportato ieri dal sito del Sole 24 Ore, le precisazioni del ministero degli Esteri italiano siano arrivate dopo la presa di posizione, assunta da Speranza. Un elemento che potrebbe evidenziare la presenza di una (ulteriore) fibrillazione sottotraccia all'interno dell'esecutivo giallorosso. Non solo, a caso ancora aperto l'Italia ha deciso di chiudere fino al 16 febbraio i suoi centri per i visti in Cina. Mentre l'area dell'ambasciata italiana a Pechino è aperta solo a chi ha preso appuntamenti in anticipo. Nel frattempo le opposizioni sono andate all'attacco, con la deputata forzista Deborah Bergamini che ha chiesto «chiarezza». Duro anche il deputato leghista, Vito Comencini, che alla Verità, ha dichiarato: «Il governo dimostra ancora una volta di essere fortemente diviso e per nulla chiaro. Di Maio continua a parlare in modo ambiguo di “chiusura temporanea", con un ottimismo molto divergente rispetto a Speranza. Le prese di posizione del governo cinese in seguito all'incontro con il nostro ambasciatore restano gravi».Bisognerebbe poi capire le origini di questo giallo. È certamente possibile ipotizzare un errore di comunicazione tra il viceministro cinese e il nostro ambasciatore: possibile ma anche strano. Non è quindi del tutto escludibile che qualche settore del governo italiano possa essersi mosso in autonomia. E, in tal senso, non vanno trascurati due aspetti. In primo luogo, ricordiamo che la Repubblica popolare non abbia affatto apprezzato la decisione italiana di bloccare i voli. Lo stesso console generale cinese a Milano, Song Xuefeng, ha fatto ieri «un appello forte perché i voli e i collegamenti diretti da e per la Cina tornino a essere effettuati». In secondo luogo, non bisogna dimenticare gli stretti rapporti che l'attuale governo italiano intrattiene con Pechino: rapporti che riguardano soprattutto la sua componente grillina. Si ricordi la calorosa accoglienza ricevuta da Di Maio in Cina a novembre (quando si rifiutò di prendere posizione su Hong Kong) e si ricordi la visita di Beppe Grillo presso l'ambasciata cinese a Roma. D'altronde, è innegabile che, negli ultimi mesi, la politica estera italiana abbia presentato una virata a favore di Pechino: una virata poco amata da Washington. Non si può quindi del tutto escludere che il qui pro quo sulla cessazione del blocco dei voli sia sorto nel quadro di queste complicate dinamiche. E che una parte dell'esecutivo italiano possa magari aver considerato di ammorbidire la linea, per distendere le relazioni con Pechino.
L'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri Kaja Kallas (Ansa)
(Ansa)
Il Comando ha ringraziato i colleghi della Questura per il gesto e «la cortesia istituzionale dimostrata in questo tragico momento». A Gorizia invece un giovane di 20 anni ha reso omaggio ai caduti, deponendo un mazzo di fiori davanti all'ingresso della caserma. Il giovane ha spiegato di aver voluto compiere questo gesto per testimoniare gratitudine e rispetto. Negli ultimi giorni, rende noto il Comando isontino, sono giunti numerosi messaggi di cordoglio e attestazioni di affetto da parte di cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni.
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