2025-04-23
Il dossier Viganò entra in Cappella Sistina
Carlo Maria Viganò (Imagoeconomica)
Nel 2018, l’ex nunzio negli Usa scoperchiò sulla «Verità» lo scandalo degli abusi di McCarrick, mostrando che Francesco sapeva ma non aveva agito. Adesso entrerà in conclave, da papabile, anche un porporato vicino all’ex vescovo di Washington: Blase Cupich.C’è anche il cardinale Blase Joseph Cupich, 76 anni, arcivescovo di Chicago, tra i porporati con diritto di voto nel conclave. Una presenza a dir poco inquietante. L’americano, che eleggerà il successore di Francesco ed è un papabile, venne nominato nel 2014 da Theodore McCarrick, il porporato al centro del dossier di monsignor Carlo Maria Viganò sugli abusi sessuali nella Chiesa, che La Verità pubblicò in esclusiva nell’agosto del 2018. Dell’ex cardinale, morto nell’aprile dello scorso anno all’età di 94 anni, Viganò denunciò l’abissale sequenza di abusi compiuti su seminaristi e giovani, nel silenzio delle massime autorità religiose che gli permisero una vertiginosa carriera ecclesiastica. Un «caso tristissimo», lo definì l’ex nunzio a Washington scomunicato per scisma da Bergoglio nel luglio del 2024, e del quale era venuto a conoscenza «nel corso degli incarichi che mi furono affidati, da san Giovanni Paolo II come delegato per le Rappresentanze pontificie dal 1998 al 2009 e da papa Benedetto XVI come nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America dal 19 ottobre 2011 a fine maggio 2016». Un atto d’accusa che parte da lontano. I fatti erano arcinoti, spiegava Viganò. Altri due nunzi, Gabriel Montalvo e Pietro Sambi, che ricoprirono l’incarico tra il 1998 e il 2011, «non mancarono di informare immediatamente la Santa Sede non appena ebbero notizia dei comportamenti gravemente immorali con seminaristi e sacerdoti dell’arcivescovo McCarrick». Una lettera denuncia del padre domenicano Boniface Ramsey, che era stato professore nel seminario diocesano di Newark, New Jersey, nel 2000 descriveva voci ricorrenti di inviti fatti a seminaristi «cinque alla volta» a passare il fine settimana con McCarrick «nella sua casa al mare». Ne conosceva alcuni, «poi ordinati sacerdoti per l’arcidiocesi di Newark», che in quell’abitazione «avevano condiviso il letto con l’arcivescovo». A quella denuncia, non seguì alcun provvedimento da parte della Santa Sede, con allora segretario di Stato il cardinale Angelo Sodano. C’era stata anche una memoria del nunzio Sambi, trasmessa al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, contenente «accuse contro McCarrick da parte del sacerdote Gregory Littleton della diocesi di Charlotte […] in cui raccontava la sua triste storia di abusi sessuali da parte dell’allora arcivescovo di Newark e di diversi altri preti e seminaristi», già inoltrata a una ventina di autorità ecclesiastiche e giudiziarie. In quanto delegato per le rappresentanze pontificie, nel dicembre del 2006 Viganò scrive un appunto sollecitando un pronto intervento del Vaticano. «Proponevo che venisse preso nei confronti del cardinale un provvedimento esemplare […] aggiungevo che sarebbe stato salutare che per una volta l’autorità ecclesiastica avesse ad intervenire prima di quella civile e se possibile prima che lo scandalo fosse scoppiato […] Ciò avrebbe potuto restituire un po’ di dignità a una Chiesa così provata ed umiliata per tanti abominevoli comportamenti da parte di alcuni pastori». Eppure nulla accade contro McCarrick, alla guida dell’arcidiocesi di Washington dal 2000 al 2006. «Fu la nomina a Washington e a cardinale di McCarrick opera di Sodano, quando Giovanni Paolo II era già molto malato? Non ci è dato saperlo», dichiara l’ex nunzio nel dossier. Solo nel 2009, o 2010 (la data non è certa), quando papa Benedetto XVI gli infligge sanzioni canoniche, il cardinale deve lasciare il seminario in cui abitava, gli viene proibito di celebrare in pubblico, di partecipare a riunioni, di dare conferenze, di viaggiare, con obbligo di dedicarsi ad una vita di preghiera e di penitenza. Dell’«incredibile ritardo» nel prendere provvedimenti, Viganò non crede che fosse responsabile papa Ratzinger. «Ritengo che ciò fosse dovuto all’allora primo collaboratore del Papa, cardinale Tarcisio Bertone, notoriamente favorevole a promuovere omosessuali in posti di responsabilità, solito a gestire le informazioni che riteneva opportuno far pervenire al Papa». Eppure il porporato continua a muoversi, a ricoprire incarichi. L’ex nunzio scrive al cardinale Pietro Parolin, attuale segretario di Stato, «chiedendogli se erano ancora valide le sanzioni comminate a McCarrick da papa Benedetto […] la mia lettera non ebbe mai alcuna risposta». Il documento di Viganò metteva in luce anche la «lunga amicizia» di McCarrick «con il cardinale Bergoglio e della parte di rilievo che aveva giocato per la sua recente elezione». Racconta che «a partire dalla elezione di papa Francesco, McCarrick ormai sciolto da ogni costrizione si era sentito libero di viaggiare continuamente, di dare conferenze e interviste. In un gioco di squadra con il cardinale Rodíiguez Maradiaga era diventato il kingmaker per le nomine in Curia e negli Stati Uniti, e il consigliere più ascoltato in Vaticano per i rapporti con l’amministrazione Obama. Così si spiega che come membri della Congregazione per i vescovi il Papa sostituì il cardinale Burke con Wuerl (Donald William, che aveva mal gestito la vicenda di sacerdoti accusati di abusi quando era arcivescovo di Pittsburgh, ndr) e vi nominò immediatamente Cupich fatto subito cardinale».Dell’arcivescovo di Chicago con diritto a votare il nuovo Pontefice, Viganò afferma: «Di Cupich non può certo sfuggire l’ostentata arroganza e sfrontatezza nel negare l’evidenza ormai palese a tutti: che cioè l’80% degli abusi riscontrati è stato nei confronti di giovani adulti da parte di omosessuali in rapporto di autorità verso le loro vittime». E che «osannava» il gesuita James Martin, S.J. «noto attivista che promuove l’agenda Lgbt».Viganò sostiene che Bergoglio sapeva perlomeno dal 23 giugno 2013 «dei crimini commessi da McCarrick […] che era un predatore seriale», eppure «ha continuato a coprirlo, non ha tenuto conto delle sanzioni che gli aveva imposto papa Benedetto e ne ha fatto il suo fidato consigliere insieme con Maradiaga». Avrebbe preso provvedimenti contro il cardinale «solo quando vi è stato costretto dalla denuncia di un abuso di un minore» e per «salvare la sua immagine mediatica». Per questo l’ex nunzio chiedeva le dimissioni di Bergoglio.A luglio 2018 Francesco toglie la porpora a McCarrick, nel gennaio del 2019 al termine del processo della Congregazione per la dottrina della fede lo riduce allo stato laicale. Nel novembre del 2020 il Vaticano pubblica oltre 400 pagine di rapporto sugli abusi compiuti dall’ex cardinale. Manovre molto tardive. Tra pochi giorni, il cardinale tanto voluto da McCarrick siederà in conclave.