2019-11-28
Il delfino di Bianchi va in Sia per occuparsi di fusioni
Federico Lovadina diventa presidente della società di pagamenti dopo essersi occupato di Nexi-Bassilichi. Massimo D'Alema vuole il posto di Antonino Turicchi.C'è chi lo definisce l'alter ego di Francesco Bonifazi di cui è socio e amico da una vita. Altri invece lo hanno soprannominato un Alberto Bianchi in miniatura, insomma «un bianchino», perché l'avvocato indagato per traffico d'influenze non poteva esporsi in troppi consigli di amministrazione di partecipate statali. Federico Lovadina, classe 1979, è nato a Pistoia, ma è da sempre una delle punte di diamante del Giglio magico fiorentino di Matteo Renzi. Dopo l'ascesa al potere dell'ex segretario del Pd nel 2014 è diventato un collezionista di poltrone importanti, tra cui il board di Ferrovie dello Stato e quello di Prelios. Lunedì, nonostante le perquisizioni a tappeto sui suoi amici storici, gli è stata affidata la presidenza di Sia, controllata di Cdp equity specializzata in pagamenti digitali, sempre nel perimetro di Cassa depositi e prestiti. Cresciuto al fianco di Bonifazi, di cui è socio nello studio Bl (Bonifazi & Lovadina), ha incominciato come avvocato tributarista con Umberto Tombari, come l'ex ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. Silenzioso e schivo, Lovadina è rimasto uno dei pochi esponenti del Giglio magico a non essere saltato agli onori delle cronache in qualche inchiesta della magistratura. Per rimanere all'attualità va ricordato che nel 2017 curò l'acquisizione da parte di Nexi (Istituto centrale delle banche popolari Italiane) di Bassilichi, azienda fiorentina specializzata in pagamenti digitali. Ora da presidente di Sia potrebbe ritrovarsi a gestire la fusione proprio con Nexi, per creare un colosso di paytech italiano. Dopo le notizie dell'interessamento di Intesa, c'è chi invece suggerisce che potrebbe favorire una fusione con Poste, dove amministratore delegato è Matteo Del Fante, in ottimi rapporti con Renzi che lo nominò nel 2014 in Terna. Proprio in quella tornata di nomine di 5 anni fa, a governo di Enrico Letta caduto, Lovadina iniziò la sua carriera nella pubblica amministrazione. Durante la sua permanenza nel consiglio di amministrazione di Fs ci fu il caso della controllata Busitalia, con i 2 milioni di euro stanziati per i pullman che portavano al The Mall di Leccio Reggello, crocevia di imprenditori vicini a Renzi e dove babbo Tiziano aveva curato il marketing. Alla fine del 2018 è uscito da Ferrovie ma ha subito trovato posto in Prelios, ex Pirelli real estate, tra le più importanti società di gestione di servizi immobiliari in Italia. Lovadina può condividere il board con Fabrizio Palenzona e con Gianni Mion, l'architetto del gruppo Benetton. Insomma Lovadina può contare sua una rete di relazioni invidiabile. E rispetto ai suoi colleghi non compare mai. Renzi si fida di lui. Da presidente di Toscana Energia ha assistito alla recente acquisizione della maggioranza da parte di Italgas, salita ormai al 50,6% del controllo della utility toscana. Non è l'unico dei nominati da Cdp a guardare a Renzi con devozione. Ada Lucia de Cesaris da ieri siede nel cda di Cdp immobiliare. A lei toccherà fare da collante tra l'area renziana e quella che fa riferimento a Massimo D'Alema. A Milano dove è stata vice sindaco le è riuscito benissimo. Soprattutto è stata a lungo nel cda di Arexpo, fino a giugno scorso, quando si sono insediati i nuovi membri. Il suo curriculum la porterà però a fare da ponte tra Milano e Roma, cosa che potrebbe fare alquanto felice l'attuale primo cittadino, Giuseppe Sala. Dell'ultima infornata di nomine resta un ultimo tassello da valutare. Lo spostamento di Antonino Turicchi dal Mef a Fintecna apre una casella fondamentale per il 2020. Il successore di Turicchi in via XX Settembre dovrà occuparsi di partecipate del Ministero. Un ruolo ambitissimo perché sulla scrivania passeranno i nomi dei prossimi vertici di Eni, Leonardo e delle altre big. D'Alema e il sottosegretario Antonio Misiani sono già al lavoro per riempire quella casella.