2021-05-22
Il Cts ci rinchiuse seguendo l’esperto che prevedeva carneficine a maggio
I lockdown del Comitato tecnico scientifico erano basati sui report di Stefano Merler, l'epidemiologo della Fondazione Bruno Kessler. Con le riaperture di aprile ipotizzava fino a 1.200 vittime al giorno«Riaperture precoci, entro aprile», anche se l'Rt resta pari a 1, possono portare a un «costante ma alto numero di morti giornaliere», gufava un mese fa Stefano Merler, l'epidemiologo matematico della Fondazione Bruno Kessler di Trento. All'interno dei suoi scenari catastrofici siamo stati costretti a muoverci da più di un anno, da quando le simulazioni del ricercatore sono punto di riferimento del Comitato tecnico scientifico. Invece, rispetto alle temute riaperture dello scorso 26 aprile, la curva del contagio ha piegato verso il basso, passando da 166 casi per 100.000 abitanti ai 66 casi di ieri; dai 301 morti per Covid del 26 aprile ai 164 del 21 maggio. L'indice Rt è rimasto tra valori compresi tra 0,8 e 0,9. Non tutto è stato riaperto, troppe attività devono aspettare giugno per riprendere a funzionare, di certo il rallentamento delle restrizioni non ha prodotto la carneficina ipotizzata. Già nell'aprile di un anno fa avevamo capito quanto poco fondate potevano essere le stime che Merler aveva fornito al Cts e in base alle quali l'allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva decretato il lockdown. Indicavano che se tutto rimaneva aperto sarebbero finite in terapia intensiva 430.000 persone, con un picco di 151.000 nel passato giugno. Poi, nel corso di una conferenza stampa dell'Istituto superiore di sanità, il ricercatore del Kessler chiarì che lo scenario «non era realistico». Aggiunse: «È solo per darci un'idea di quello che potrebbe succedere ignorando che cos'è Covid», ovvero senza dispositivi di protezione e senza rispettare le norme sanitarie. Non era una previsione realistica, però il governo se ne servì per preparare la fase 2, continuando a penalizzare negozi al dettaglio, bar, ristoranti, centri estetici, parrucchieri, oltre a tener chiusi cinema, teatri e altre attività fino a metà giugno 2020. Il ricercatore è tenace sostenitore dell'indice Rt, quello che ha costretto le Regioni a subire passaggi da un colore all'altro, con restrizioni che non tenevano conto della reale diffusione dei contagi. Lo ha definito «strumento fondamentale» e «più che affidabile», grazie alle sue parole l'Iss ha continuato a martellarci che in assenza di misure «ogni infetto arriva a contagiarne altri tre». Un conto dovevano essere le misure di contenimento, altra cosa le chiusure generalizzate imposte per mesi. «Chiederei innanzitutto all'Iss e alla Fondazione di spiegare al titolare del bar vicino al mio ufficio che deve rimanere chiuso per altre tre, due, o forse no, quattro settimane, perché, stando alla letteratura, è “saggio non fornire stime per gli ultimi 10-15 giorni", che poi sono 3 settimane», scrisse lo scorso dicembre su mondoeconomico.eu il fisico Stefano Terna, cofondatore e amministratore delegato di TomorrowData, società specializzata nello sviluppo e nell'implementazione di algoritmi. Contestava il metodo di calcolo dell'indice Rt e l'impossibilità di un aggiornamento in tempo reale sostenuta da Stefano Merler e dall'Istituto superiore della sanità. Passano i mesi, dodici per l'esattezza, e ancora una volta scopriamo che a rallentare le aperture in questa primavera è stato un modello statistico elaborato dal matematico trentino. Sottoposta sempre all'esame del Cts, la simulazione cui facevamo riferimento all'inizio prevedeva dal 16 aprile al prossimo 15 luglio una media di 200/300 morti al giorno, come conseguenza delle riaperture se l'Rt ricresceva a 1. Nel caso di un indice pari a 1,1 l'impennata dei decessi giornalieri sarebbe stata di 200 morti al 24 luglio e 600 a metà luglio. Se l'Rt diventava 1,25, Merler suggeriva un'ecatombe da più di 1.200 vittime al giorno. Nulla di tutto ciò si è avverato, i contagi sono in forte calo e così pure le morti da Covid, gli scenari del ricercatore non hanno avuto riscontro scientifico ma hanno rallentato le riaperture, diventate poi scelte politiche. Adesso da Trento arriva un nuovo messaggio: se si procede al ritmo di 500.000 vaccinazioni al giorno, a metà giugno i reparti Covid e le terapie intensive saranno mezzi vuoti e da settembre potremmo dire addio alla mascherina. Dal minacciare uno scenario catastrofico per la riapertura ad aprile, la Fondazione Kessler è passata a dirci che un italiano su due è immune e quindi ci muoveremo liberi anche di lasciare in un cassetto il dispositivo di protezione. «Non mollare ora, a settembre vita normale», è il messaggio diffuso con il solito diluvio di tabelle. Intanto grazie a queste stime e ai virologi del malaugurio, siamo stati rinchiusi. Obbligati a non riaprire attività e a osservare il coprifuoco, mentre adesso ci dicono che tutto va bene e i contagi sono sotto controllo. Almeno fino a settembre, perché Merler ha già annunciato che dopo il Covid arriveranno altri virus: «Questo è certo al cento per cento».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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