2022-01-14
Il Copasir approva gas e nucleare ma stronca i bandi sull’idroelettrico
Il Comitato sui servizi mette in luce il ruolo fondamentale dell’energia: servono investimenti in area atlantica, troppo dipendenti da Russia e Cina. Critiche al ddl Concorrenza: «Unico Paese a riassegnare concessioni».La questione energetica è un inderogabile problema di sicurezza nazionale. È questo, in sintesi, il succo della Relazione sulla sicurezza energetica nell’attuale fase di transizione ecologica presentata dal Copasir presieduto da Adolfo Urso: un documento, redatto a seguito di un’indagine conoscitiva del comitato, che si propone di affrontare il tema della crisi energetica non solo sul fronte dei costi economici, ma anche nelle sue decisive implicazioni di natura geopolitica. Un primo aspetto che si nota nella relazione è un appunto al ddl Concorrenza per quanto riguarda la questione delle concessioni idroelettriche. «L’Italia», si legge nel rapporto, «è l’unico Paese ad aver avviato un processo di riassegnazione delle concessioni attraverso procedure competitive aperte in assenza di reciprocità con gli altri Stati. In molti Paesi europei, i diritti di utilizzo della risorsa idrica non prevedono scadenze o vengono rinnovati al concessionario uscente, senza alcuna procedura competitiva, determinando una situazione di maggior protezione e rafforzamento dei player nazionali e/o statali». La relazione mette a tal proposito in evidenza come, per l’Italia, l’idroelettrico «gioca un ruolo centrale per la sicurezza e l’autonomia nel settore energetico». In secondo luogo, sono soprattutto due i binari su cui il Copasir suggerisce di muoversi in materia di contrasto alla crisi energetica. Innanzitutto viene ribadita la centralità del gas: sotto questo aspetto, il comitato riconosce che «occorrerebbe valutare l’ipotesi di incrementare l’estrazione di gas dai giacimenti italiani, riducendo allo stesso tempo gli acquisti dall’estero in modo da mantenere costante il volume dei consumi». In tal senso, il Copasir rammenta che la Croazia ha già dato semaforo verde a nuove esplorazioni nell’Adriatico, «in aree in cui sono presenti giacimenti il cui sfruttamento è condiviso con il nostro Paese»: una ragione in più, questo è il sottotesto, per non rimanere con le mani in mano su tale fronte. «Quanto all’ipotesi di concedere nuove trivellazioni sul territorio nazionale», precisa la relazione, «la decisione resta subordinata a valutazioni di carattere politico». Chi ha orecchie per intendere, intenda. Il secondo binario a cui il Copasir apre è poi quello del nucleare di quarta generazione. «In Italia, sebbene non vi sia produzione di energia mediante l’utilizzo di centrali nucleari, la ricerca in questo settore non si è arrestata e ha consentito di stabilire importanti presidi sia nel campo scientifico sia in quello industriale». Non solo: il documento riporta anche l’elevato numero di Paesi europei che stanno imboccando la via del nucleare, lasciando abbastanza chiaramente intendere che forse anche l’Italia dovrebbe considerare questa soluzione. Va detto, a tal proposito, che il comitato non ignora l’importanza delle energie rinnovabili, le quali vengono non a caso definite «un punto di forza del nostro sistema». La relazione sottolinea tuttavia pragmaticamente anche quelli che sono i loro limiti: «I costi da sostenere, il problema della staticità dell’offerta che ancora risulta influenzata dalle fasi stagionali, la lontananza dei centri di consumo da quelli di produzione». Tradotto: le rinnovabili non possono realisticamente costituire da sole la base del nostro approvvigionamento energetico, ma vanno inserite all’interno di una gamma di scelte più ampia e diversificata. Anche perché l’eolico è fortemente dipendente dalle terre rare: elementi che sono oggi quasi totalmente sotto il controllo della Cina.Il Copasir ha insomma messo in luce come la questione della crisi energetica non abbia ricadute soltanto economiche, ma anche geopolitiche. Un’Italia più autonoma sotto questo aspetto sarebbe infatti un’Italia meno dipendente da nazioni politicamente instabili o potenzialmente minacciose. Il mese scorso, alcune milizie libiche hanno bloccato l’impianto di Al Wafa, gestito da Eni e Noc, che è connesso al Green stream: il gasdotto che collega la Libia alla Sicilia. Tutto questo, senza trascurare le rilevanti incognite che ancora aleggiano sul controverso Nord stream 2: dossier che si interseca inestricabilmente alla crisi ucraina. Una maggiore autonomia energetica significa dunque anche una politica estera più libera da condizionamenti e ricatti esterni. E questo è importante soprattutto sotto due punti di vista. Il primo è che Roma avrebbe così la possibilità di rafforzare il proprio ancoraggio atlantico senza eccessivo timore di contraccolpi. Il secondo è che l’avvicinamento tra Mosca e Pechino rischia ben presto di rappresentare un problema per l’approvvigionamento energetico europeo. Come riferito a dicembre da Voice of America, Gazprom starebbe infatti per finalizzare un accordo con l’obiettivo di avviare il progetto di Power of Siberia 2: un gasdotto che rifornirebbe la Cina sfruttando i giacimenti nella penisola di Yamal, che attualmente approvvigionano l’Europa. Alla luce di tutto questo, il monito che arriva dal Copasir è chiaro: bisogna deideologizzare il dibattito sull’energia e assumere urgentemente come bussola esclusiva quella dell’interesse nazionale. Velleitarismi e fanatismi sono un lusso che l’Italia non si può permettere. Non più.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)