2020-08-07
I gufi dem speravano ma l'economia Usa riprende
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È stallo nelle trattative tra repubblicani e democratici. Da giorni, le due parti stanno cercando di arrivare a un accordo per l'approvazione di un nuovo pacchetto di aiuti economici, finalizzato a contrastare gli effetti della pandemia. Si tratterebbe del quinto, dopo i primi quattro stanziamenti della scorsa primavera: stanziamenti che complessivamente avevano raggiunto la cifra record di quasi 3 trilioni di dollari.Del resto, che il nuovo round fosse in salita non era certo un mistero: i democratici alla Camera chiedono investimenti per 3 trilioni, laddove i senatori repubblicani hanno fissato la soglia di spesa a un trilione.In particolare, sono alcuni giorni che proseguono le trattative tra la speaker della Camera, Nancy Pelosi, il leader della minoranza al Senato, Chuck Schumer, il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, e il capo dello staff della Casa Bianca, a Mark Meadows. Trattative che sembrano tuttavia essersi arenate nelle scorse ore. Le due parti parrebbero quasi concordare sulla necessità di nuovi pagamenti diretti ai cittadini, oltre che su una moratoria relativa agli sfratti. La distanza resterebbe invece difficilmente colmabile in materia di sostegno a scuole e governi statali. Lo stallo è, insomma, evidente. E Donald Trump teme di restare preso nel mezzo. Non è del resto escluso che, alla base di questa situazione, possa celarsi l'intenzione dei democratici di danneggiarlo in campagna elettorale. D'altronde, negli scorsi giorni, i repubblicani avevano avanzato numerose controfferte sulla spinosa questione dell'indennità di disoccupazione: controfferte tutte seccamente respinte dalla Pelosi. Tra l'altro, l'inquilino della Casa Bianca teme di restare paralizzato anche a causa dei senatori repubblicani più conservatori, che – soprattutto quelli non in cerca di riconferma a novembre – si dicono fermamente contrari a ulteriori aumenti della spesa pubblica.È quindi probabilmente in tal senso che, giovedì scorso, Trump ha ventilato l'ipotesi di aggirare il Congresso e agire tramite ordine esecutivo. «Dopo aver lasciato lo studio ovale per l'Ohio, ho informato il mio staff di continuare a lavorare su un ordine esecutivo in relazione a riduzione delle tasse sui salari, protezioni dagli sfratti, estensioni di disoccupazione e opzioni di rimborso del prestito studentesco», ha twittato. La questione è controversa, perché non è esattamente chiaro se il presidente possa ricorrere allo strumento del decreto: è infatti il Congresso che detiene il controllo della spesa federale. Ciononostante, il consigliere per l'economia di Trump, Larry Kudlow, ha dichiarato oggi che sarebbe in via di definizione la stesura di un ordine esecutivo, volto a sospendere l'imposta sui salari: un ordine che - secondo lo stesso Kudlow - Trump molto probabilmente siglerà. È chiaro che, se decidesse realmente di perseguire questa strada, il presidente opterebbe per un rischio elevato, visto che sia i repubblicani che i democratici hanno in passato mostrato non poca freddezza in riferimento all'ipotesi di tagliare l'imposta sui salari. Bisognerà poi capire, in caso, come la Casa Bianca sceglierà di muoversi sotto il profilo tecnico.In tutto questo, il Dipartimento del Lavoro americano ha annunciato che, nel mese di luglio, negli Stati Uniti sono stati creati 1,8 milioni di posti di lavoro. Una cifra sicuramente inferiore ai quasi 5 milioni registrati a giugno, ma che si spiega con la reintroduzione dei lockdown, avvenuta a causa della recente recrudescenza pandemica. Tenendo quindi conto della situazione, i dati occupazionali del mese scorso non possono definirsi negativi. Innanzitutto, a luglio la disoccupazione è scesa al 10,2%, rispetto all'11,1% di giugno. In secondo luogo, luglio è il terzo mese di fila in cui si registrano dati di ripresa per i posti di lavoro americani. Infine, non dimentichiamo che - proprio a causa dei nuovi lockdown - le attese fossero peggiori: alcuni economisti, intervistati da Refinitiv, avevano dichiarato di attendersi in luglio 1,6 milioni di posti di lavoro, oltre a un tasso di disoccupazione del 10,5%. Insomma, con questi dati positivi Trump sa di non poter rischiare sul fronte degli aiuti per il coronavirus. Perché sa che si tratta di una partita decisiva, in vista delle elezioni di novembre.
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