2024-11-12
Il concordato smentisce la favola sugli autonomi evasori incalliti
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
L’esecutivo vuole aumentare i tagli Irpef con gli introiti del patto nato per far emergere i redditi non dichiarati. L’incasso è inferiore alle attese: per la Cgia il motivo è che la propensione al nero è minore di quanto si creda.Potrà fare i conti con 1,3 miliardi in più. Non sono i due previsti con molto ottimismo dal gettito del concordato biennale ma non sono neppure le voragini regalate dai governi precedenti con Reddito di cittadinanza e Superbonus. Il pallottoliere in questo caso è sulla scrivania della premier Giorgia Meloni, che ieri a Palazzo Chigi nell’incontro con i sindacati è tornata sulle aliquote Irpef confermando che «il passaggio da quattro a tre con l’accorpamento delle prime due diventa strutturale». Poi la speranza: «È chiaramente intenzione del Governo intervenire sullo scaglione di reddito successivo, ma questo dipenderà dalle risorse a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo».Meglio non farsi troppe illusioni, gli introiti saranno inferiori alle attese, anche se 1,3 miliardi (questa la cifra citata dal sottosegretario Maurizio Leo) farà parecchio comodo alle casse dello Stato. Per dirla con le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Tutto quello che arriva più di zero è il benvenuto». Con l’accordo biennale fra artigiani, professionisti e fisco - grazie al quale i primi due dichiaravano una stima delle entrate e concordavano con lo Stato le tasse da pagare dei due anni successivi - l’obiettivo del governo era duplice. Da una parte la facilitazione del pagamento per i lavoratori autonomi garantendo loro anche meno controlli fiscali, dall’altra l’emersione di redditi non dichiarati nel recente passato, con un immediato beneficio per l’erario. Un agreement in piena regola con le partite Iva dal reddito inferiore di 5,1 milioni (platea potenziale di 4,5 milioni di persone) che secondo il ministero dell’Economia avrebbe dovuto portare un beneficio da 2 miliardi. Quando si parla di evasione fiscale di professionisti e artigiani si tende sempre ad «allungare l’anguilla» sulla scorta di un luogo comune molto progressista secondo il quale i numeri in proposito sarebbero altissimi. Interessante a questo proposito, per spiegare il gettito inferiore in arrivo dal concordato, l’analisi degli esperti della Cgia di Mestre: «La bassa adesione sta nella sopravvalutazione da parte dello Stato dell’evasione fiscale sull’Irpef da lavoro autonomo».L’ufficio studi dell’associazione artigiani e piccole imprese più famosa d’Italia non ha dubbi e in un report mette il dito nella piaga: «Considerato che gli imprenditori e i lavoratori autonomi non sono degli stupidi, vuoi vedere che, nonostante il concordato fosse particolarmente vantaggioso, l’adesione è stata inferiore alle attese poiché la propensione all’evasione fiscale di queste categoria sarebbe molto al di sotto delle stime? Anche di quelle elaborate con esagerato ottimismo dal Mef?». È la lunga onda dell’eterna guerra psicologica ad artigiani e Pmi, virtualmente responsabili di ogni male italiano. Secondo la Cgia si esagera nel dimensionare il fenomeno per poi piangere se non arrivano i riscontri numerici desiderati. Al di là dell’atavica diffidenza nei confronti del fisco e della difficoltà di metabolizzare la novità (per questo al ministero si ipotizza l’apertura di una nuova finestra fino al 10 dicembre), i motivi dell’«adesione fredda» sono anche tecnici. I commercialisti hanno contestato a lungo le modalità dell’Agenzia delle entrate, lamentando di aver avuto poco tempo per valutare le posizioni dei clienti, spiegare loro la novità e prendere atto della volontà di adesione. Oltre a questo, il sito dedicato ha subìto numerosi crash, presentava errori di calcolo ed è rimasto troppo a lungo in modalità provvisoria, costringendo i professionisti a una corsa con il tempo per stare dentro la scadenza di fine ottobre. Nonostante le pressioni di commercialisti e politici, la Ragioneria dello Stato ha rifiutato ogni proroga, inficiando in parte la buona riuscita dell’operazione. Così le adesioni al concordato sono arrivate a sfiorare il 20% degli aventi diritto e si presume abbiano riguardato soprattutto due categorie: 1) coloro che hanno la ragionevole certezza che nel 2024 e 2025 avranno un aumento di reddito imponibile, con il vantaggio di dover pagare meno tasse; 2) coloro che ritenevano interessante sanare posizioni dubbie per gli anni 2018-2022. Rimane in ogni caso nel limbo il 2023, esposto a verifiche fiscali per via della trappola tutta italiana del «gettito aggiuntivo».Secondo i detrattori del concordato l’idea di pagare di più per evitare controlli era poco interessante perché «i controlli sono relativamente pochi e non si corre il rischio di essere scoperti» (posizione soprattutto piddina e grillina). Una convinzione che la Cgia di Mestre considera poco più che una boutade, numeri alla mano. «Nel 2023 fra le lettere di compliance (quasi 2,7 milioni), gli accertamenti, le verifiche dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza, sono state interessate più di 3,5 milioni di Partite Iva e imprese». A questi vanno aggiunte 260.000 verifiche di Ispettorato del lavoro, Inps e Inail in materia di contratti e sicurezza. Un assedio.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.