2019-12-10
Il Colle tace sul bilancio in ritardo e sposta l’attenzione sull’evasione
Sergio Mattarella sembra aver abbandonato l'interventismo adottato ai tempi dei gialloblù.Si vede che le festività sono arrivate anche al Quirinale. Non se ne abbia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il paragone un po' ardito, ma quando si tratta di scegliere le tematiche sulle quali intervenire sembra quasi che il Colle vada a intermittenza proprio come le luci dell'albero di Natale. Prendiamo il caso di ieri. Parlando agli studenti ospiti del Quirinale, Mattarella ha usato toni durissimi nei confronti dell'evasione fiscale. «È una cosa davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche», ha tuonato il presidente, «se io mi sottraggo al dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano». E ancora: «L'evasione fiscale è calcolata nell'ultimo documento ufficiale dell'anno passato in circa 119 miliardi di euro: una somma enorme. Se scomparisse, le possibilità di aumentare pensioni, di aumentare stipendi, di abbassare le tasse per chi le paga, e così via, sarebbero di molto aumentate». Numeri e argomenti forti, in grado di impressionare una platea che ha ancora tutta la vita davanti a sé. Ma forse anche benzina sul fuoco di un conflitto generazionale in atto tra i giovani che lottano per costruirsi un avvenire possibile e i «vecchi» che sembrano fare di tutto per rubarglielo. Infine, l'immancabile richiamo educativo. «Per questo, anche lì il problema è di norme, di interventi, di controlli, di verifiche - che stanno dando qualche risultato - ma è soprattutto di cultura e di mentalità, di capire che in un'associazione, in una società, in una convivenza, se non si contribuisce tutti allo sforzo comune, c'è chi lo fa con onestà e c'è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno. E questo non è giusto», ha aggiunto Mattarella. Fa senz'altro bene il presidente a intervenire su un tema così importante, spingendo i contribuenti del futuro a non eludere a un dettame così importante della società civile. Ma più dei contenuti espressi dall'inquilino del Colle a colpire è semmai il contesto. La giornata di ieri ha visto i presidenti della Camera e del Senato esprimere «preoccupazione» per i tempi compressi della legge di bilancio. Mancano appena 20 giorni alla fine dell'anno, che poi è il termine ultimo per l'approvazione del provvedimento, e ancora non c'è una road map ben definita per la discussione del testo nei due rami del Parlamento. E va ricordato che il passaggio parlamentare di una norma così importante qual è la manovra finanziaria non è un vezzo né di Montecitorio né tantomeno di Palazzo Madama, ma una prerogativa sancita dalla Costituzione. Della quale, per l'appunto, il presidente della Repubblica è chiamato a essere garante. Tutti si augurano che, almeno nei prossimi giorni, il presidente intervenga per difendere il diritto del Parlamento a esprimersi sui contenuti del bilancio dello Stato, o quantomeno provveda a richiamare il governo al rispetto di quanto stabilito ai primi dell'anno dalla Corte costituzionale - della quale è a capo -cioè ad abbandonare «per leggi future» modalità di approvazione con tempi tanto compressi, pena la possibilità di «non superare il vaglio di costituzionalità».Nel passato, come insegna il caso Savona, Mattarella non ha disdegnato la linea interventista. Di recente, invece, il Colle ha scelto di mantenere la linea del silenzio su un altro tema cruciale, quello relativo alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Anche in questo caso, giova ricordarlo, a essere in discussione era la centralità del Parlamento.
Simona Marchini (Getty Images)