2018-12-18
Il Cholo sogna l’impresa per tornare da eroe
Incroci pericolosi in Champions league: la Juventus pesca l'Atletico Madrid di Diego Simeone, cuore nerazzurro che corteggia i tifosi interisti e avverte Luciano Spalletti. Se eliminasse la Vecchia Signora, Beppe Marotta consumerebbe la vendetta perfetta portandolo a Milano.Destini non solo incrociati, ma aggrovigliati in un viluppo che dal sorteggio di Champions league è diventato inestricabile. Diego Simeone contro la Juventus; il guerriero interista che ha trasformato in una squadra vincente l'Atletico Madrid sfida alla fine dell'inverno la corazzata bianconera, una falange di predestinati guidati verso la coppa dalle grandi orecchie da chi l'ha vinta cinque volte, Cristiano Ronaldo. Destini incrociati e troppo nerazzurro sullo sfondo; non per niente il primo ad avvertire il rumore dei nemici è stato Pavel Nedved: «Abbiamo pescato il peggio, ma anche a loro è andata male».Battaglia negli ottavi, l'Atletico è una squadra non si arrende mai, Antoine Griezmann può far male a chiunque e la Signora dovrà sfoderare il meglio per giocarsi la qualificazione allo Stadium senza angosce. Come al solito l'unica certezza è nei numeri, buoni anzi buonissimi: CR7 ha segnato all'Atletico 22 gol (avversaria più perforata in carriera, anche 8 assist) e gli ha alzato in faccia due Champions battendolo due volte in finale. Tutto il resto è opinione e sensazione. Quelle di Max Allegri sono riassunte in un tweet: «Chi ha ambizione non ha timore».Tutto il resto accade in una mattina strana, proprio mentre il tecnico della seconda squadra di Madrid afferma alla radio: «Un giorno allenerò l'Inter, sicuramente succederà. L'ho già ripetuto mille volte e non devo aggiungere altro. Ho ancora un anno di contratto a Madrid e darò il massimo». È la risposta a un sondaggio fra tifosi nerazzurri con esito non scontato: il 53% vuole il Cholo, il 20% Antonio Conte, il 13% un ritorno di Josè Mourinho e solo il 12% la conferma di Luciano Spalletti. Potrebbe perfino accadere l'incrocio perfetto: a portare a Milano Simeone, che sfida alla Juventus nell'ottavo della vita, sarebbe Beppe Marotta, l'uomo che ha costruito la dittatura bianconera, passato all'Inter tre giorni fa in quello che a Torino viene vissuto come un tradimento. Ed è ancora Nedved a far percepire la temperatura artica nei confronti della scelta dell'ex amministratore delegato: «La Juventus c'era prima di Marotta e ci sarà dopo Marotta, prima di Nedved e dopo Nedved. Ci sono due tipi di dirigenti: i professionisti che possono andare a lavorare in tutte le squadre e quelli che non ci andrebbero».Così Spalletti si appresta a trascorrere il Natale con Simeone sullo sfondo. Nello spot nerazzurro, addobbato da Richetto, si è dimenticato i regali. Il problema è che la settimana scorsa, sedutosi in panchina, si è dimenticato di qualificarsi in Champions, di capitalizzare il buon lavoro svolto nell'ultimo anno e mezzo, unico obiettivo vero per un popolo che guarda la classifica di Serie A e scopre che anche quest'anno per lo scudetto è andata. L'Inter negli ottavi era un imperativo perché è vero che era stata inserita in quarta fascia, ma è ancora più vero che dopo quattro partite aveva sette punti e sarebbero bastati un pareggio a Londra con il Tottenham o una vittoria in casa con il Psv per rientrare nell'Olimpo degli scontri diretti.Il tonfo è stato vissuto in mesto silenzio, ma ha fatto rumore. Soprattutto a Nanchino dove Zhang Jindong avrebbe mostrato parecchia insofferenza per il fallimento davanti a un pubblico stupendo (in media 60.000 spettatori) che sta facendo lievitare il fatturato, ma invece di godersi la sfida con il Borussia Dortmund è costretto a sorbirsi il Rapid Vienna, con tutti i rischi del caso.Il proprietario, che non coglie la rivalità stracittadina e quindi non ha potuto consolarsi con il tracollo del Milan, ha posto subito un nuovo obiettivo al tecnico: una galoppata convincente in Europa league e una rimonta ruggente in campionato oppure arrivederci. Marotta ha fiducia in Spalletti, ma nella prassi il suo arrivo è un altro campanello d'allarme: in Italia non capita mai che i nuovi manager lascino al loro posto i vecchi allenatori (il discorso vale anche per Rino Gattuso sull'altra sponda del Naviglio).Alla panchina vengono imputate, oltre al tremendo ko in coppa, altre due colpe: la gestione di Radja Nainggolan - che avrebbe dovuto essere l'uomo in più e fin qui è stato l'uomo in meno, non solo per colpa degli infortuni -, e quella del tridente croato. Se Marcelo Brozovic in campo sta dando il massimo, non è così per i suoi compari Ivan Perisic e Sime Vrsaljko. Il primo mai con la testa dentro le partite, a tal punto da far rimpiangere al club i 45 milioni che il Manchester United aveva messo sul piatto in estate. E il secondo mai del tutto dentro il progetto spallettiano (anche per perduranti acciacchi) che lo vorrebbe titolare e se lo ritrova con un rendimento da riserva. Fuori dal campo, i tre amano l'hip hop. In attesa di valutare il destino dell'allenatore, Marotta ha un compito primario: deve decidere se tenere Mauro Icardi e continuare a rinforzare questa squadra con Luka Modric e due giocatori di primo livello o rifondare partendo dai 100 milioni che il Real Madrid ha pronti per il centravanti. Icardi rimarrebbe a Milano a vita, Wanda Nara spinge per il Bernabeu e Florentino Perez corteggia la signora per ottenere i servigi del marito. Nel giorno dei destini incrociati, questo è un gioco da ragazzi.
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