2020-03-11
Il centrodestra vuole una cura choc. Ma i giallorossi fanno ancora melina
Antonio Tajani, Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Ansa)
Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini chiedono di sospendere le attività non essenziali, stanziare 30 miliardi, bloccare il Mes e nominare un commissario: «Ci hanno detto no». La replica: «Non escludiamo misure più drastiche».«Nessuno in Europa speri di sfruttare il dramma coronavirus per far passare di soppiatto la pillola avvelenata del Mes. Lo abbiamo detto chiaramente al premier Conte e al ministro Gualtieri che ci hanno dato la loro parola che il trattato non sarà firmato o accettato dall'Italia alla prossima riunione fissata il 16 marzo. Bene. Per noi la parola è sacra». Sono le 16.30 di ieri quando la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, pubblica su Facebook questo post. L'incontro tra il governo e le opposizioni a Palazzo Chigi è finito da un'ora, e la Meloni sembra concedere un'apertura di credito al governo, almeno per quel che riguarda la vicenda del Mes, il nuovo Meccanismo europeo di stabilità, che l'Ue vorrebbe ratificare il prossimo 16 marzo, ma che Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia chiedono di stoppare. La riforma del Mes è uno di quegli argomenti che l'emergenza sta relegando nell'ombra, ma è di importanza fondamentale. La maggioranza, l'11 dicembre scorso, trovò l'accordo su un testo che garantiva un ulteriore passaggio parlamentare all'inizio del 2020, ma del tema non si è più discusso. Nella prossima riunione del 16 marzo, l'Eurogruppo dovrà approvare definitivamente il testo della riforma del Mes. Occorre l'unanimità: se tutti i ministri dell'Economia daranno l'ok, saranno poi i rappresentanti dei governi a firmare il nuovo trattato in una riunione successiva.Riavvolgiamo il nastro: sono le 13.30 quando le opposizioni di centrodestra fanno il loro ingresso (a piccoli gruppi, l'emergenza vale per tutti) a Palazzo Chigi per il vertice con il governo. Saluti (niente strette di mano, lo dice la legge, quindi Giuseppe Conte e Matteo Salvini si risparmiano l'imbarazzo) e tutti intorno al tavolo: per l'esecutivo presenti il premier Conte, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D'Incà. Per la Lega ci sono Salvini e i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari (quest'ultimo in teleconferenza); per Fdi la presidente Giorgia Meloni, il senatore Giovanbattista Fazzolari e il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida; per Forza Italia sono presenti il vice presidente Antonio Tajani e i capigruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini; per Noi con l'Italia-Usei, componente del gruppo Misto, c'è il presidente Maurizio Lupi. La riunione va avanti per poco meno di due ore. Salvini, Meloni e Tajani chiedono un super commissario per l'emergenza, e ricevono un «no»; uno scostamento di bilancio di almeno 30 miliardi di euro, e il volto di Gualtieri diventa assai pallido; misure più rigide per contrastare il diffondersi del coronavirus (in mattinata il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, aveva ipotizzato 15 giorni di coprifuoco , con la chiusura di uffici e negozi, tranne quelli che vendono generi alimentari, e la riduzione allo stretto necessario dei servizi di trasporto). «Serve un sostegno economico», commenta Tajani al termine dell'incontro, «il ministro Gualtieri ci ha assicurato che questo (i 7,5 miliardi stanziati subito, ndr) è solo l'inizio, se è così siamo pronti a votare il decreto». «Amici», scrive Salvini su Facebook, «esco preoccupato dall'incontro col governo. Abbiamo portato al tavolo le richieste di famiglie, lavoratori e imprese, che chiedono misure forti, drastiche, subito: chiudere tutto adesso per ripartire sani. La risposta è stata no. Rimangono tutte le incertezze», aggiunge il leader della coalizione dei moderati, «che preoccupano i cittadini. Temo venga sottovalutata la gravissima emergenza sanitaria che sta estendendosi a tutte le regioni. Ribadiamo: tutto quello che non è strategico va chiuso, eccetto alimentari, sanità, sicurezza. Occorrono cifre e misure certe per garantire il mondo produttivo e delle partite Iva, posti di lavoro, risparmi. Sullo sfondo di tutto c'è il silenzio dell'Europa», attacca Salvini, «che pensa più al Mes che al virus e che dimostra ancora una volta la sua lontananza dagli italiani». «Sarebbe più utile», sottolinea la Meloni, «chiudere tutto per 15 giorni. Arrivarci tra 15 giorni è aiutare il contagio per poi dover prendere misure rigide. Va fatto immediatamente. Al momento il governo non si dice disponibile ed interessato».Palazzo Chigi, però, smentisce che il governo abbia escluso misure più restrittive: «Durante il confronto che si è da poco concluso», fa sapere la presidenza del Consiglio, «in ordine alla richiesta di introdurre misure di contrasto del contagio ancora più severe, che contemplino una serrata generale, il presidente Conte non ha escluso affatto la possibilità di adottare misure più restrittive, ove necessarie. Il presidente Conte ha testualmente detto: “Vi assicuro che il governo continuerà a rimanere disponibile e risoluto, come sin qui ha sempre fatto, ad adottare tutte le misure necessarie a contrastare con il massimo rigore la diffusione del contagio e ad aggiornare queste misure costantemente"».