2025-08-12
Il libro che svelò la strategia dell’invasione
Jean Raspail (Getty Images). Nel riquadro la copertina del libro «Il Campo dei Santi» in edicola dal 13 agosto insieme a La Verità e Panorama
Da domani, insieme alla «Verità» e «Panorama», sarà in vendita il romanzo «Il Campo dei Santi» che nel 1973 ha predetto le conseguenze dell’immigrazionismo. Ormai pure la sinistra deve ricorrere a misure drastiche per tranquillizzare i cittadini.Qualcuno di voi potrebbe chiedersi: perché, per trattare un tema attuale e complesso come quello dell’immigrazione, avete scelto di pubblicare il libro di un autore francese, il quale per altro era un romanziere e non un giornalista, un politico o uno studioso? La risposta è semplice: perché Jean Raspail ha compreso - molto più di tanti giornalisti, politici e insigni accademici - il funzionamento dell’immigrazione di massa. Lo ha descritto prima in forma romanzesca, ne Il Campo dei Santi, uscito addirittura nel 1973. Poi è tornato sul tema nel saggio Il Grande Altro. Ora tenete fra le mani entrambi. Sia il grande capolavoro della letteratura sia il saggio che gli fa da prefazione.Raspail, già decenni addietro, aveva raccontato cose che poi si sono effettivamente realizzate. E che ancora oggi continuano ad accadere. Soprattutto, egli aveva compreso che gli intellettuali e le anime belle, in particolare quelle di sinistra, avrebbero abbracciato in toto la causa «umanitaria», offrendo un contributo fondamentale all’invasione dell’Europa. Insomma, lo scrittore francese aveva toccato un punto fondamentale: l’ideologia. Aveva capito che molti si sarebbero schierati a favore dell’immigrazione di massa a prescindere dai fatti, dai dati e dalle conseguenze. Lo avrebbero fatto per partito preso, e in nome di precisi interessi politici. È proprio grazie all’ideologia che, nel corso degli anni è stato abbattuto ogni argine all’invasione, e infatti gli sbarchi di disperati sulle coste europee hanno continuato ad aumentare fino ad esasperare tutti i popoli del Vecchio Continente. Tanto che perfino i governi di sinistra, quando vanno al potere, sono costretti a promettere drastiche contromisure al fine di tranquillizzare la popolazione. Lo ha fatto il primo ministro laburista britannico Keir Starmer: benché progressista, non appena divenuto capo del governo ha proposto un libro bianco sull’immigrazione contenente norme più stringenti utili a fermare gli arrivi.Lo stesso Starmer ha firmato un accorto con la Francia di Emmanuel Macron proprio con l’obiettivo di bloccare le barche dei trafficanti in arrivo attraverso la Manica. E questo è soltanto un esempio: in Europa ce ne sono (e ce ne saranno) molti altri. Perché questo ormai è il meccanismo rodato: la sinistra sbraita contro le destre e difende l’accoglienza a tutti i costi. Quando però la situazione sfugge di mano e i progressisti rischiano di perdere il potere o devono salvare la faccia, ecco che - almeno sulla carta e nelle dichiarazioni pubbliche - cambiano tono. Gli intellettuali e i commentatori di area, tuttavia, continuano a tifare accoglienza, e a sostenere l’ideologia delle frontiere aperte, persino quando i loro referenti politici cambiano rotta.Questa è l’ideologia, dopo tutto. E poi, sotto di essa, ci sono gli interessi economici. I migranti sono necessari per alimentare il sistema dell’accoglienza, o altri giri sporchi. Sono usati per fare propaganda e accusare di razzismo chi vuole respingerli. Ma delle loro reali condizioni, e dei disastri che l’immigrazione di massa produce, sono ben pochi a interessarsi. Che sarebbe finita così, Jean Raspail lo aveva capito decenni fa. Per questo abbiamo deciso di pubblicare il suo romanzo e il suo saggio: ci auguriamo che faccia aprire gli occhi anche a chi, finora, li ha tenuti chiusi per interesse e ipocrisia.
Xi Jinping (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
Coordinati dall'EPPO (Procura europea) di Bologna, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Prato hanno dato esecuzione a provvedimenti emessi dai Tribunali di Ferrara e Trani, indirizzati a colpire un’associazione criminale dedicata alla vendita di auto di lusso di origine tedesca. Il profitto del reato ricostruito dalle Fiamme Gialle pratesi ammonta complessivamente a circa 43 milioni di euro, cifra confermata dagli organi giudicanti nell’ambito delle ordinanze che hanno disposto l’applicazione di misure cautelari reali sui capitali sociali di 8 società, 7 appezzamenti di terreno, 3 immobili residenziali, un concessionario auto, 41 automobili (tra le quali spiccano Ferrari, Lamborghini e Porsche) per un valore di mercato complessivo di circa 3,5 milioni di euro ed oltre 50 conti bancari con disponibilità liquide complessive, al momento, di oltre € 1,2 milioni di euro. Contestualmente alla notifica dei provvedimenti sono state eseguite perquisizioni locali di oltre 15 siti tra residenze, sedi di imprese attive ed altre unità locali nella disponibilità degli indagati.
Le attività investigative condotte dai Finanzieri del Gruppo di Prato sono partite da un esposto presentato da un cliente che lamentava difficoltà nelle pratiche dell’immatricolazione di un'auto usata acquistata tramite un concessionario multimarca da un venditore tedesco. Le preliminari prove raccolte hanno permesso di individuare l’esistenza di un contesto criminale di proporzioni ben più ampie, tali da interessare l’area di competenza della Procura Europea. Sotto la direzione della citata autorità sono stati svolti accertamenti di polizia giudiziaria, con esecuzione di intercettazioni telefoniche, indagini bancarie, perquisizioni presso agenzie di pratiche auto, ricostruzione dei flussi di vendita di oltre 1.700 automobili, oltre ad iniziative di cooperazione internazionale con le autorità tedesche e lo sviluppo di indagini transfrontaliere. Il quadro probatorio ha evidenziato l’esistenza di un sistema profondamente organizzato di raccolta degli ordini di acquisto tramite concessionarie multimarca compiacenti, l’individuazione dei veicoli «target» presso grandi rivenditori di usato tedeschi e la definizione di pratiche di importazione tali da permettere l’immatricolazione in Italia dei veicoli senza il pagamento dell’IVA, ricorrendo a società di comodo estere, intestate a prestanome e flussi di falsa fatturazione.
Inoltre, per rendere ulteriormente difficoltosa la riconducibilità dello schema evasivo alle concessionarie coinvolte, gli indagati hanno escogitato schemi di periodica cessazione e riapertura delle partite IVA usate per l’acquisto delle auto, senza tuttavia variare l’ubicazione degli showroom e l’insegna commerciale utilizzata, così da continuare a beneficiare della visibilità commerciale acquisita nel tempo.
Il risparmio fiscale indebitamente realizzato costituiva la base per l’attuazione di strategie di pricing aggressivo, immettendo nel mercato vetture di fascia alta e medio-alta a prezzi molto concorrenziali.
Il castello accusatorio composto dai Finanzieri di Prato, sotto il coordinamento della Procura Europea di Bologna si è tradotto in due richieste di adozione di misure cautelari reali trasmesse ai competenti tribunali di Ferrara e Trani. Le autorità interessate hanno condiviso totalmente le tesi accusatorie formulate restituendo due provvedimenti di sequestro finalizzati alla confisca per un importo complessivo di circa 43 milioni di euro, la cui esecuzione è stata accompagnata da mirate attività di perquisizione domiciliare a carico degli indagati e delle sedi delle imprese coinvolte.
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