
Boom di richieste nei laboratori privati per conoscere la predisposizione a malattie o gli aspetti comportamentali. Ma spesso i risultati non sono attendibili e possono sollevare falsi allarmi. Fino a portare i proprietari alla follia di sopprimere le bestiole.Va di moda la genetica personalizzata anche per cani e gatti di casa. Ansiosi di conoscere quali infermità potrebbero accorciare la vita agli amati quattro zampe, molti proprietari incrementano il business dei test genetici diretti al consumatore (Dtc, direct to consumer), raccogliendo e spedendo anche oltre Oceano i campioni che dovrebbero svelare ogni segreto sulle temute mutazioni. Purtroppo spesso non è così, perché i risultati cercati via Internet non sono attendibili al cento per cento. Inoltre possono causare false rassicurazioni o ansia immotivata di cui faranno le spese proprio i nostri amici pelosi. Pochi giorni fa, un articolo su Nature riportava la storia di un boxer di 13 anni, soppresso perché un test Dtc aveva rivelato una mutazione simile a quella coinvolta nello sviluppo della sclerosi laterale amiotrofica (o Sla) nell'uomo. L'animale, in realtà, doveva soffrire di problemi alla colonna vertebrale e la possibilità di contrarre la malattia genetica era di 1 su 100. Sarebbe bastato intervenire in altro modo, senza affidarsi a Dtc personalizzati. Il mercato della cosiddetta genomica di consumo è in grande espansione negli Stati Uniti, ma anche nel Vecchio continente e nel nostro Paese si moltiplicano le richieste a laboratori privati per le esigenze più varie. «Le proiezioni per il 2020 parlano di un mercato globale di 7,7 miliardi di dollari», riporta quotidianosanità.it. Dai diagnostici, volti a formulare o confermare una malattia genetica, a quelli nutrigenomici per acquisire informazioni sul metabolismo individuale in relazione agli alimenti, o i comportamentali che indagano gli aspetti della personalità e la risposta alle condizioni ambientali, sono oltre 75.000 i test genetici oggi disponibili sul mercato. In media 10 nuovi test al giorno, come pubblicò lo scorso maggio Health Affairs. Tra le bizzarrie, i laboratori della svizzera Igenea, società con sede a Baar, nel Canton Zugo (è la stessa che effettuò l'esame del Dna sulla mummia del faraone Tutankhamon), propongono di scoprire se un individuo possiede «la variante genetica Maoa-l, il cosiddetto “Gene del guerriero". Provoca ai portatori una maggiore tendenza al rischio e riuscite a meglio valutare le possibilità di successo in situazioni critiche». Un business che non poteva non coinvolgere gli animali d'affezione, 60 milioni quelli censiti solo in Italia. Ecco allora fiorire test che dovrebbero «svelare i misteri celati dal vostro animale domestico», secondo quanto affermano su Internet almeno 15 laboratori che si offrono per esaminare campioni di saliva di cani, gatti, uccelli e cavalli. Fai la richiesta, ti arriva a casa un kit per la raccolta da rispedire poi per posta a un laboratorio, di solito negli Stati Uniti, dopo aver pagato con carta di credito. Animalgenetics con sede a Tallahassee, in Florida, per 55 dollari verifica se il vostro cane è affetto da coagulopatia genetica, chiamata anche malattia di Von Willebrand, con sanguinamenti anche gravi e fatali. Pagandone 45, saprete se soffrirà di cistinuria, una malattia genetica causata dall'accumulo di cistina nel rene dell'animale, disfunzione che conduce alla formazione di calcoli renali e di infiammazioni. Se invece volete più conferme, i test sulle mutazioni più comuni per singola razza oscillano dagli 85 euro per i boxer ai 160 per i pastori tedeschi o 200 per i beagle. Sui gatti la società americana non effettua test, ma annuncia che lo farà prossimamente. Delle complicazioni genetiche dei mici si occupa Vetogene.com con sede a Milano, proponendo test per la malattia del rene policistico, prevalente nella razza persiana, per la cardiomiopatia ipertrofica delle razze main coon e ragdoll e per altre mutazioni di geni che agiscono sui globuli rossi, sullo scheletro, sul midollo spinale dei felini domestici. La società riceve i campioni spediti per corriere da cui dichiara di estrarre il Dna che invia negli Stati Uniti alla Optigen di Ithaca, nello Stato di New York, specializzata in diversi tipi di controllo. Nei setter irlandesi accerta un'eventuale atrofia progressiva della retina dovuta alla mutazione del gene Rcd1 (il costo è 180 dollari), e alla stessa cifra conferma la diagnosi di anomalia dell'occhio del collie (Cea), una malattia congenita che talvolta conduce alla cecità. La mutazione genetica che la provoca colpisce altre razze, tra le quali i pastori delle Shetland e i border collie. Oppure stabilisce per 130 dollari se in doberman e labrador retriever esiste una variante genetica che determina la narcolessia, patologia da cui non si guarisce e che si manifesta con un'eccessiva sonnolenza diurna o brevi periodi di collasso. Altri laboratori di appoggio sono quelli della francese Antigene a Lione, che propone pacchetti da 105 a 255 euro comprensivi di identificazione genetica e due, o sette, test malattie. Più economiche le proposte della tedesca Anidom diagnostics a Leonberg, nel Baden-Württemberg, che analizza campioni di saliva di 225 razze diverse, chiedendo 99 euro per cinque test. Il responso, dopo una o due settimane, non è netto, arriva di solito sotto forma di stime di aumento o diminuzione di rischi che perfino una persona esperta fatica a interpretare. «Per gli allevatori è importante certificare la presenza di mutazioni, così da escludere la riproduzione di soggetti malati», precisa Lamberto Barzon, vicepresidente dell'Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi), esperto di animali da compagnia. «Un test genetico che riveli se un cane o un gatto sono affetti da una patologia o se presentano una predisposizione, risulta utile nella prevenzione e per avere più attenzioni nel curarli. Pensiamo al pastore australiano o al pastore tedesco, che possono essere soggetti a mutazione del gene Mdr1 che provoca resistenza ad alcuni farmaci. La sintomatologia può degenerare con il coma fino alla eventuale morte dell'animale. Certo, il prelievo andrebbe fatto da un veterinario e mandato a laboratori certificati. Stiamo parlando di diagnosi di varianti genetiche», conclude l'esperto.
Diego Moretti (Ansa)
I dem che hanno sempre criticato l’ex sindaco Anna Maria Cisint firmano una mozione sul lavoro nei cantieri navali. Ora vogliono superare il modello di immigrazione a basso costo.
«Nella sua campagna permanente contro gli stranieri che a Monfalcone regolarmente lavorano, la Cisint aggiunge un nuovo tema: ora mette in discussione anche le rimesse economiche, annunciando misure per vietarle o limitarle. Una delle tante dichiarazioni che si aggiungono a quelle del passato, sicuramente buone per costruire narrazioni false e per alimentare odio nei confronti dello straniero».
Elly Schlein (Ansa)
La leader Pd dice che la manovra «favorisce solo i ricchi», come se avere un reddito da 50.000 euro lordi l’anno fosse da nababbi. In realtà sono fra i pochi che pagano tasse dato che un contribuente su due versa zero Irpef. Maurizio Landini & C. insistono con la patrimoniale. Giorgia Meloni: «Con me mai». Pure Giuseppe Conte non ci sta.
Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì.
Elly Schlein e Vincenzo De Luca (Ansa)
Dopo aver sfidato lo «sceriffo di Salerno» il segretario dem si rimangia tutto. E per Roberto Fico conta sui voti portati dal governatore, che impone ricompense per il figlio. Sulla partita veneta, Ignazio La Russa apre a Luca Zaia nel governo.
«Vinciamo»: il coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, Fulvio Martusciello, capodelegazione azzurro al Parlamento europeo, lo dice alla Verità e sembra convinto. L’ennesima manifestazione elettorale di Fi al centro di Napoli è un successo clamoroso: centinaia di persone, il ritratto di Silvio Berlusconi troneggia nella sala. Allora crede ai sondaggi più ottimisti? «No», aggiunge Martusciello, «credo a quello che vedo. Siamo riusciti a entrare in tutte le case, abbiamo inventato il coordinatore di citofono, che si occupa di curare non più di due condomini. Parcellizzando la campagna, riusciremo a mandare a casa una sinistra mai così disastrata». Alla remuntada in Campania credono tutti: da Giorgia Meloni in giù. Il candidato presidente del centrodestra, Edmondo Cirielli, sente aria di sorpasso e spinge sull’acceleratore.
Matteo Zuppi (Ansa)
Il cardinale Matteo Zuppi, in tv, svela la fonte d’ispirazione della sua dottrina sociale sui migranti: gli «industriali dell’Emilia-Romagna». Ai quali fa comodo la manodopera a buon mercato, che riduce le paghe medie. Così poi la sinistra può invocare il salario minimo...
Parafrasando Indro Montanelli, viene da pensare che la Chiesa ami talmente i poveri da volerne di più. Il Papa ha appena dedicato loro un’esortazione apostolica, ma le indicazioni di politica economica ai cattolici non arrivano da Leone XIV, bensì dai capitalisti. E vengono prontamente recepite dai vescovi. Bastava ascoltare, venerdì sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, intervistato a Propaganda live: l’immigrazione, ha insistito il cardinale su La 7, «è necessaria. Se si parla con qualsiasi industriale in Emilia-Romagna dice che non c’è futuro senza».






