2018-09-13
Il Bullo tra i finanzieri schifa i referendum
Matteo Renzi, ingaggiato dal think tank dell'amico broker Davide Serra, ha debuttato in inglese a Milano. Di fronte a una platea di banchieri, l'ex premier prima ha attaccato «i populisti» al governo e poi ha rinnegato la consultazione del 2016: ho sopravvalutato gli elettori.Non si è mai occupato di banche. Una frase che ha ripetuto così tante volte da che nella sua nuova vita di senatore della Repubblica e conferenziere, Matteo Renzi ha deciso di ritagliarsi un po' di tempo e diventare analista finanziario. O meglio, di entrare a far parte di un think tank. Non uno qualunque ma l'Algebris policy & research forum sostenuto da Davide Serra, finanziere vicino all'ex premier già dai tempi della Leopolda. Renzi ha fatto la sua prima uscita in veste da esperto di finanza a Villa Necchi Campiglio a Milano. Evento a porte chiuse a cui hanno partecipato più o meno un centinaio di banchieri e investitori istituzionali. Compreso Federico Ghizzoni, il medesimo ex amministratore delegato di Unicredit che in commissione banche ha inguaiato Maria Elena Boschi sulla questione bollente del crac di Etruria. Ovviamente il tema dei fallimenti bancari non è stato affrontato nelle sale di villa Necchi, ma si è parlato dell'importanza di completare l'unione bancaria. D'altronde il think tank nasce con lo scopo di promuovere e incoraggiare un'economia forte ed equilibrata in Europa, «sulla base di un solido sistema finanziario supportato da un ambiente regolamentare e fiscale trasparente a beneficio delle società nel loro insieme, condividendo le conoscenze e la ricerca di esperti con il pubblico, enti governativi e non governativi», citiamo la nota ufficiale. Nulla che sorprenda e vada fuori dallo storytelling renziano. L'evento non si è limitato però a fredde analisi. Renzi ha parlato a lungo - chi era presente ha garantito sempre in inglese e con un ottimo piglio - anche del fronte politico. L'ex premier si è detto «terrorizzato» della linea tracciata dal vice premier Luigi Di Maio in tema di lavoro «tra il decreto dignità, il reddito di cittadinanza e l'intenzione di vietare il lavoro domenicale, c'è solo da chiedersi se il ministro Di Maio proporrà prima o poi l'ora della siesta come obbligatoria», ha commentato Renzi dicendosi tuttavia fiducioso che, sulla legge finanziaria, prevarrà la linea del ministro dell'Economia Giovanni Tria, senza alcun sforamento che possa turbare i mercati finanziari. «Il senatore poi, approfondendo il tema del convegno, ha evidenziato la necessità per l'Italia di rafforzare la propria presenza a Bruxelles per influire nelle regolamentazioni e per l'Europa di migliorare la capacità di comunicare alla gente», scrive Il Giornale che ha riporta una serie di insight relativi alla conferenza.L'ex sindaco su questo tema ha insistito più volte. «L'ineguaglianza è il primo problema dell'Europa», ha aggiunto, «ma il primo problema dell'attuale governo italiano è il livello culturale e sono terrorizzato dal messaggio culturale che viene diffuso attraverso provvedimenti di chiusura nei confronti del lavoro e l'affermazione del reddito di cittadinanza». Insomma, per Renzi l'Italia deve essere ancor più presente in Europa e per farlo deve spingere il piede sull'acceleratore del livello culturale della popolazione. Esattamente lo stesso discorso che di fronte ai 100 banchieri ha sviluppato Nicholas Clegg, già capo dei liberali inglesi e vice primo ministro del Regno Unito che raccontando il proprio punto di vista sul referendum per la Brexit ha sostenuto che adesso i giovani sono diventati tutti europeisti. In sostanza i due ex uomini di governano concordano al 100% su un tema: la gente non li ha capiti. Renzi però riesce ad andare oltre e per la prima volta ammette di aver sbagliato sul referendum del 4 dicembre 2016. «Non voglio più usare la parola referendum», ha esclamato l'ex segretario del Pd e facendo una battuta ha aggiunto di voler fare un club invitando anche David Cameron che come tutti sanno sul referendum Brexit si è schiantato e ha versato piombo fuso sulla sua carriera politica. Secondo Renzi il suo errore è stato quello di aver sopravvalutato gli elettori. Avevano altre priorità e non sono stati in grado di capire l'importanza delle sue riforme. Renzi fa autocritica di fronte a una platea iper selezionata, ma la conclusione lo incorona re del club partecipato da Cameron. La gente sbaglia a capire le priorità. Teme gli immigrati? Dovrà capire che con la cultura riuscirà ad apprezzare l'abbraccio dell'Europa. Insomma, le prossime elezioni europee sono un problema per la stabilità dell'Unione, «non sarà facile prevederne l'esito», ha concluso Renzi. Schieramenti che cambiano, novità nel gruppo di Visegrad, Angela Merkel che rischia di perdere le leve e proprio per questo potrebbe essere una ottima condidata alla presidenza Ue, riassesto del gruppo di Visegrad.Per i relatori sono tutti pericoli per la stabilità finanziaria. Per l'Italia potrebbero essere opportunità politiche. Ma questo è quello che pensa la gente. Quando sarà educata capire invece come resettare le priorità. A quel punto si potranno indire nuovamente referendum.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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