
Matteo Renzi cerca di arrivare «carico» allo scontro tv con Matteo Salvini e alla Leopolda. La pazza idea è una richiesta danni al presidente Usa, dopo quella a George Papadopoulos. Poi darà battaglia ai pm che indagano su genitori e Giglio magico.Matteo Renzi sta preparando la controffensiva. Non vuole rimanere chiuso in un angolo in vista dello scontro tv con Matteo Salvini a Porta a porta previsto per il prossimo 15 ottobre, in particolare vuole liberarsi dal sospetto che aleggia sul suo governo, quello dei 1.000 giorni, di aver favorito un ipotetico complotto anti Donald Trump, macchinazione che avrebbe innescato, partendo da Roma, il Russiagate. Altrimenti sarà impossibile contestare al leader leghista la storia del Metropol e dei presunti rapporti opachi di alcuni suoi uomini con Mosca. Nel suo inner circle raccontano che starebbe pensando a una clamorosa iniziativa: una causa civile contro il presidente statunitense, non per diffamazione, ma per un reato più grave in fase di identificazione. Nei giorni scorsi l'ex premier aveva già annunciato di voler chiedere 1 milione di danni a George Papadopoulos, l'ex collaboratore di Trump che sulla Verità aveva dichiarato: «Penso che Matteo Renzi sia stato usato da Barack Obama per attuare questo colpo basso nei confronti di Trump e che ora Renzi rimarrà esposto e a causa di questa storia la sua carriera politica verrà distrutta». Renzi ha replicato: «Il tempo del buonismo è finito […] chi sbaglia, paga. Chi diffama, pure. Ci vediamo in tribunale». Intanto, dopo le notizie delle visite agostane degli emissari di Trump al premier Giuseppe Conte, Matteo starebbe meditando di riprendere almeno in parte il controllo degli apparati di sicurezza. Nel risiko delle nomine sembra che punti a far ascendere alla poltrona di direttore dell'Aisi il suo vecchio amico Valerio Blengini, attuale vicario di Mario Parente. L'ex poliziotto, con Matteo Salvini al governo, veniva dato sulla via del pensionamento, ma ora tutto è cambiato. L'avvicendamento avverrebbe subito se Parente dovesse andare al Dis, in sostituzione di Gennaro Vecchione, oppure in primavera, quando scadrà il mandato dell'ex comandante del Ros. L'altro fronte che Renzi si prepara a coprire è quello giudiziario. E anche qui si annunciano clamorose iniziative. Intanto i legali del fu Rottamatore hanno già presentato denuncia a Genova contro il procuratore aggiunto Luca Turco per supposte fughe di notizie relative all'inchiesta sul crac della cooperativa Marmodiv (in cui sono indagati i due genitori dell'ex premier). L'obiettivo è quello di rintuzzare l'assedio che sta attanagliando la sua famiglia in vista della Leopolda, che si terrà tra il 18 e il 20 ottobre. E sarà proprio in prossimità o durante la kermesse che dovrebbe partire la risposta renziana alla Procura di Firenze, ufficio giudiziario che viene considerata dal Giglio magico (vedere intercettazioni del caso Csm) fuori controllo. Le prime avvisaglie sono arrivate il 22 settembre, quando il fondatore di Italia viva, dopo l'esplosione dell'indagine su Alberto Bianchi, ex presidente della cassaforte renziana Open, ha consegnato al Messaggero questo messaggio in bottiglia: «Non è la prima inchiesta che viene dal procuratore Luca Turco e dal suo capo Creazzo: sono certo che non sarà l'ultima. Che lavorino tranquilli sui numerosi dossier che hanno aperto: noi rispettiamo i magistrati e aspettiamo le sentenze della Cassazione, come prevede la Costituzione». Una sorta di #Enricostaisereno.Sembra che a destare preoccupazione in Renzi e nel suo entourage sia soprattutto l'inchiesta legata ai finanziamenti del gruppo Toto. Attraverso l'avvocato Bianchi (indagato per traffico di influenze) 400.000 euro netti, frutto di una parcella, finirono, equamente divisi, nelle casse della fondazione e in quelle dei Comitati per il sì al referendum costituzionale del 2016. Il 16 settembre scorso i finanzieri su ordine di Turco e del pm Antonino Nastasi hanno sequestrato cellulare e pc di Bianchi. Il computer conterrebbe mail sensibili, una in particolare, mentre nel telefonino, secondo indiscrezioni ci sarebbero anche diverse chat private, compresa quella con Renzi, di cui il legale è stato pure difensore. Nell'inchiesta i magistrati starebbero stringendo le ricerche sul nome del politico con cui Bianchi avrebbe trafficato in influenze. Sono considerate rilevanti anche le intercettazioni di Patrizio Donnini, imprenditore legato alla famiglia Renzi e oggi indagato per appropriazione indebita e autoriciclaggio: grazie alla Renexia Spa del gruppo Toto, ha realizzato in un anno plusvalenze per 950.000 euro, a fronte di investimenti inferiori ai 70.000 euro. Nelle numerose conversazioni registrate dalla Procura si fa riferimento a un misterioso «biondo» che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere il politico intorno a cui ruota l'indagine che coinvolge Bianchi. A Renzi, un'altra botta non indifferente è arrivata lo scorso 3 ottobre. In quella data il Tribunale di Roma ha mandato a giudizio per favoreggiamento alcuni degli uomini più vicini a Matteo, come Luca Lotti, Filippo Vannoni e il generale Emanuele Saltalamacchia, mentre ha prosciolto da ogni accusa il maggiore Gianpaolo Scafarto, considerato dal Giglio magico un nemico giurato. Lo stesso giorno all'ex premier è giunta la notizia della visita delle Fiamme gialle a casa dei genitori. I militari, nell'occasione, hanno sequestrato due cellulari, compreso un vecchio BlackBerry, in uso a Tiziano (il quale lunedì ha confessato su Facebook di essere «impossibilitato» a rispondere personalmente a chi gli stava manifestando vicinanza per la condanna), un computer portatile, almeno una pendrive e un cd. Pare che chiavette e dischetti contenessero anche immagini di viaggi (per esempio a Medjugorje) e di eventi famigliari. Per i difensori Federico Bagattini e Lorenzo Pellegrini «si è trattato di un accertamento avvenuto in tarda mattinata, nella massima collaborazione e in un clima disteso». A loro dire, al momento della consegna dei beni, «è subito emerso che non vi sia nulla di rilevante e pertinente alla vicenda» e «il computer prelevato era già stato consegnato due volte agli inquirenti» in precedenti indagini. Va detto che il reato ipotizzato, il traffico di influenze, è piuttosto vago, mentre il lasso temporale d'interesse delle indagini è abbastanza ampio (2015-2019): questo permetterà agli investigatori di utilizzare con grande discrezionalità tutto il materiale che verrà rinvenuto nel pc e nei cellulari di Tiziano, così come negli apparecchi di Bianchi. «Quella contestata è una condotta evanescente che consente una ricerca a strascico della prova» è l'amara considerazione di un avvocato. Mentre i legali cercano di far fronte alle ultime indagini, altri carte sono in arrivo. Per esempio è atteso l'avviso di chiusura delle indagini per il crac di tre cooperative fiorentine per cui i genitori sono già stati arrestati e sono tuttora indagati per concorso in bancarotta e false fatture. Anche questo fascicolo conterrebbe intercettazioni, interrogatori e documenti delicati. Che potrebbero persino finire sui giornali nei giorni della Leopolda. Ma Renzi, dalla sua «stazione», proverà a far partire il contrattacco, sapendo che da qui a qualche mese sui media uscirà di tutto (chat, mail, intercettazioni) e che, quindi, il tempo per avviare la riscossa si sta riducendo.
I guai del Paese accentuati da anni di Psoe al governo portano consensi ai conservatori.
A proposito di «ubriacatura socialista» dopo l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani e di «trionfo» della Generazione Z (il nuovo primo cittadino avrebbe parlato «a Millennial e giovani»), è singolare la smentita di tanto idillio a sinistra che arriva dalle pagine di un quotidiano filo governativo come El País.
Oggi alle 16 si terrà a Roma l’evento Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti, organizzato dalla Verità. Tra gli ospiti, Roberto Cingolani, ad di Leonardo, e Marco Troncone, ad di Aeroporti di Roma. Si parlerà di innovazione industriale, sicurezza contro rischi ibridi, tra cui cyber e climatici, con interventi di Pietro Caminiti di Terna e Nicola Lanzetta di Enel. Seguiranno il panel con Nunzia Ciardi (Agenzia cybersicurezza nazionale), e l’intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto (foto Ansa). Presenterà Manuela Moreno, giornalista Mediaset, mentre il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, condurrà le interviste. L’evento sarà disponibile sul sito e i canali social del quotidiano.
Cartelli antisionisti affissi fuori dallo stadio dell'Aston Villa prima del match contro il Maccabi Tel Aviv (Ansa)
Dai cartelli antisionisti di Birmingham ai bimbi in gita nelle moschee: i musulmani spadroneggiano in Europa. Chi ha favorito l’immigrazione selvaggia, oggi raccoglie i frutti elettorali. Distruggendo le nostre radici cristiane.
Uno spettro si aggira per il mondo: lo spettro dell’islamo-socialismo. Da New York a Birmingham, dalle periferie francesi alle piazze italiane, cresce ovunque la sinistra di Allah, l’asse fra gli imam dei salotti buoni e quelli delle moschee, avanti popolo del Corano, bandiera di Maometto la trionferà. Il segno più evidente di questa avanzata inarrestabile è la vittoria del socialista musulmano Zohran Mamdani nella città delle Torri Gemelle: qui, dove ventiquattro anni fa partì la lotta contro la minaccia islamica, ora si celebra il passo, forse definitivo, verso la resa dell’Occidente. E la sinistra mondiale, ovviamente, festeggia garrula.
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
Il sindaco di New York non è un paladino dei poveri e porta idee che allontanano sempre più i colletti blu. E spaccano l’Asinello.
La vulgata giornalistica italiana sta ripetendo che, oltre a essere uno «schiaffo» a Donald Trump, la vittoria di Zohran Mamdani a New York rappresenterebbe una buona notizia per i diritti sociali. Ieri, Avvenire ha, per esempio, parlato in prima pagina di una «svolta sociale», per poi sottolineare le proposte programmatiche del vincitore: dagli autobus gratuiti al congelamento degli affitti. In un editoriale, la stessa testata ha preconizzato un «laboratorio politico interessante», sempre enfatizzando la questione sociale che Mamdani incarnerebbe.





