2019-12-11
Il Bullo abbraccia i manganellatori mediatici
Matteo Renzi posta in rete un messaggio di ringraziamento ai suoi guerrieri dei social che hanno dato l'assalto a Corrado Formigli di La7 per le domande sulla villa del senatore di Scandicci. Una campagna intimidatoria usata anche con altri giornalisti scomodi.Incredibile ma vero. Dopo i titoloni e le polemiche per la pioggia di insulti nel Web di tanti fan renziani contro Corrado Formigli, invece di chiedere scusa per gli eccessi dei suoi supporters, Matteo Renzi ha deciso di pubblicare in rete un messaggio di «ringraziamento» ai suoi fieri combattenti sui social. Una scelta chiara, fatta di parole scelte una ad una, da leggere in filigrana, e pronunciate proprio quando sul banco di accusa ci sono finiti gli odiatori più accessi, quelli che rimproveravano al conduttore di La7 le sue domande a Renzi sulla villa di Firenze e sulle conferenze retribuite all'estero. Ma il tono dell'ex premier è invece celebrativo, e inequivocabile: «Vorrei mandare un abbraccio», scrive Matteo Renzi, «a tutti coloro che lottano sulla rete per difendere le nostre idee». Dopo due giorni di polemiche furibonde, dunque, curiosamente il leader di Italia viva sceglie di non citare nemmeno l'assalto al conduttore di La7, si dimentica anche delle analoghe campagne su Simone Spetia e Marco Imarisio (due giornalisti oggetto di bombardamento sui social per piccole e irrilevanti imprecisioni sulla vicenda della sua villa). Oppure gli attacchi ad un'altra giornalista, Chiara Geloni (ex direttrice della sua Youdem tv, ma bersaniana), che è arrivata addirittura fino a denunciare, dopo la pioggia di insulti concentrici e - addirittura - la pubblicazione della sua busta paga (di cui i supporter contestavano l'importo). Con due paradossi curiosi: che la busta paga di Youdem quando questi messaggi venivano scritti era vecchia di sei anni, e che non si capisce come potesse essere arrivata ai supporter di Italia viva. Infine la Geloni non era stata «licenziata», come scrivevano i suoi detrattori ma se ne era andata lei. L'interessata adesso sorride: «Il bello è che io me ne sono andata in maniera molto civile. Ma dopo la vittoria di Renzi non sarei rimasta neanche a pagamento». Ecco perché è interessante notare che questo messaggio del leader di Italia viva evita con cura di citare quel faccia a faccia tv che - preso dall'ira - giovedì sera aveva definito una questione «di gossip». Ieri, dopo tutto questo, con una curiosa inversione di parti, Renzi ha scelto di celebrare senza distinzione alcuna i suoi supporter, molti dei quali si sono distinti in questi attacchi: «Il colmo», dice rivolgendosi ai suoi fan il leader di Italia viva, «è che siete stati massacrati da troll per anni con fake news e adesso vi attaccano persino sui giornali, solo perché difendete la verità e le vostre idee». E questo è altro passaggio curioso, a ben vedere: perché gli unici soggetti di cui si è parlato «sui giornali» (a partire da La Verità) sono quelli denunciati da Formigli per la pubblicazione di foto e dati sensibili sulla sua casa. A costoro, dunque, l'ex premier scrive: «Vi abbraccio forte forte. E vi garantisco che non ci fermeremo. Anzi: vi do appuntamento a giovedì quando interverrò in Senato su questa incredibile vicenda, facendo sentire la vostra voce. Orgoglioso di essere accompagnato in questa battaglia da persone appassionate come voi. Grazie!». Insomma, un vero e proprio appello.Dopo il giorno delle non-scuse, dunque, ecco quello dell'orgoglio, della difesa, della rivendicazione delle campagne dure. Tra i «combattenti della rete» a cui Renzi si è idealmente rivolto ci sono evidentemente persone come Luciano Scalia, sostenitore acceso che mette il simbolo del partito nel suo profilo e ancora ieri si distingueva nell'attacco a Formigli: «Una mia amica carissima si è molto incazzata», scrive Scalia, «per un mio post che descrive la casa di Formigli: non ho chiesto dove avesse preso i soldi», attacca Scalia, «se qualcuno lo aiuta a pagare il mutuo, né ho chiesto di sapere quanto guadagna, né di vedere il conto corrente». Il tono e le argomentazioni di Scalia sono interessanti perché si sono ripetute a raffica, da profilo a profilo, come se fossero oggetto di taglia-e-incolla: «Ho voluto solamente far provare a questo intellettualmente disonesto giornalista l'ebbrezza (sic, ndr) di sapere che chiunque può entrare nella sua intimità, magari aiutato da qualche pm». Altro profilo di un supporter di Italia viva, quello di Enzo Martini, altra raffica di post (composti anche con meme fosforescenti) in difesa di Renzi sulla questione della villa, e altra pioggia di attacchi a Formigli e agli altri giornalisti classificati come odiatori dell'ex premier (addirittura con foto e suddivisi per gruppi editoriali). Ma la cosa più interessante, anche nel caso di Martini, è la rivendicazione orgogliosa della shitstorm contro i giornalisti: «Signori, con i post di Formigli sulla sua casa abbiamo sollevato un bel polverone! Tutti i giornali ne parlano, #colposucolpo». A chi parla Martini? Agli stessi a cui si rivolge Renzi. Dal leader maximo all'ultimo dei profili, la guerra ai giornalisti viene rivendicata come una eroica battaglia vinta. Auguri.