2019-12-19
Il bonus Befana di Conte è una favola. Di vero c’è solo la stretta al contante
Il decreto fiscale è legge ma non c'è traccia dei 2.000 euro di incentivi a chi usa carte e bancomat per pagare. Al contrario la soglia del cash scenderà a 1.000 euro fra 2 anni e farà comodo allo Stato in caso di nuove tasse.Il decreto fiscale collegato alla manovra sarà fra poco in Gazzetta. Approvato martedì sera contiene importanti novità sull'uso dei contanti. Dal primo luglio del prossimo anno il limite per i pagamenti cash scende a 2.000 euro dagli attuali 3.000, inoltre dal primo gennaio del 2022 scenderà a 1.000 euro. Tanto per capirsi, la limitazione vale per tutti i pagamenti e pure per le donazioni o i prestiti (anche tra parenti). Figuriamoci per tutto ciò che rientra nella sfera dei rapporti professionali o negli acquisti cliente-fornitore. L'obiettivo è rendere tutti tracciabili e in futuro spingere sull'uso delle valute virtuali. A giustificare la stretta è la solita foglia di fico relativa alla lotta all'evasione fiscale. Il governo anche nel testo del dl fiscale insiste su questa direzione, nonostante ci sia una lunga sfilza di economisti che sostenga il contrario. Scovare l'evasione quando e dove si forma è un principio sacrosanto, ma frenare l'uso delle banconote significa solo colpire le classi meno abbienti e i più anziani. L'India è l'esempio più recente. Mentre la Svezia è il simbolo dell'estremizzazione di questa falsa filosofia. Il Paese scandinavo è prossimo al contante zero e ora si sta accorgendo dei problemi di marginalizzazione degli over 75 e dei minori, che sono tagliati fuori da tutti i circuiti. Su questa linea è anche Vincenzo Visco, ex ministro della sinistra e tra i più grandi esperti di fiscalità in Italia. Commentando la proposta di Confindustria (per fortuna caduta nel vuoto) di incentivare l'uso della moneta elettronica tassando i prelievi di banconote ha detto: «Penso che non serva a molto. È una delle tante proposte miracolose, risolutive che vengono fatte di tanto in tanto. Naturalmente in un'economia con poca evasione si usa poco contante, però non è che tassando il contante si riduca l'evasione. Se uno mette una tassa del 2% sul prelievo, queste vengono aggirate comodamente. Gran parte dell'evasione avviene senza contante, semplicemente manipolando i bilanci delle imprese», ha chiuso. Pure l'ex ministro Pier Carlo Padoan che durante un question time nel 2015 disse: «Nessun nesso fra limite del contante e l'evasione». Eppure i giallorossi hanno tirato dritto. In cambio della stretta già a ottobre il premier Giuseppe Conte aveva promesso di prevedere un meccanismo incentivante. Una sorta di cash back sulle transazioni virtuali, un po' il meccanismo applicato dalle carte fintech. Nel caso dello Stato la promessa era offrire un bonus (è stato chiamato bonus Befana) in modo da ritornare ai cittadini una somma fino a 2.000 euro tarata in base ai consumi effettuati via carta di credito o bancomat. Non era chiaro se Conte volesse inserire un vero meccanismo di cash back (o più facilmente) un credito d'imposta da incrociare con le spese una volta all'anno. L'altra sera davanti alle telecamere di La7 il premier ha ribadito: «Daremo un superbonus da 2.000 euro per i pagamenti digitali che potranno contare su un ampio ventaglio di possibilità». Quali, non è dato sapere, perché nel momento in cui Conte prometteva il regalo, il decreto fiscale diventava legge senza contenere alcun bonus. Niente in manovra (sarà approvata domenica senza alcuna possibilità di modificare il testo uscito dal Senato) e - inutile dirlo - nessuna menzione nel testo collegato. Basta cercare nei paragrafi dedicati alla stretta al contante e non si trova nulla. Niente nemmeno negli altri paragrafi. Semplice: il bonus Befana è una leggenda che promette Conte. A nessuno è dato sapere se diventerà realtà a gennaio del 2021. Per adesso è quasi da escludere che possa finire dentro il Milleproroghe non tanto per motivi di coerenza, piuttosto di coperture finanziarie. a quel punto il 2019 sarà finito e avrà portato con sé l'ennesima promessa dei politici non rispettata. Soprattutto l'ennesimo pasticcio di Conte. Che almeno ci permette di fare una valutazione di fondo. Perché stringere sul contante e insistere sulla tracciabilità delle spese delle persone fisiche esattamente come è stato fatto con le società attraverso le fatture elettroniche? Temiamo che la risposta sia una sola. Nel 2021 aumenterà l'Iva. La montagna di clausole che questo governo ha creato per buttare in là la palla arriverà a maturazione proprio nel 2021. Più alzi irrazionalmente l'Iva più aumenta l'evasione. È un fatto scientifico. I giallorossi vogliono creare la rete, perché gli italiani non scappino dall'Iva. E le transazioni virtuali obbligatorie sono le maglie strette che imbriglieranno tutti. È un reato evadere e lungi da noi schierarci con gli evasori. Spremere chi già paga le tasse sventolando un bonus Befana, è un insulto.
L'esercito polacco ispeziona il sito dopo che un drone russo ha danneggiato il tetto di un edificio residenziale a Wyryki, nella Polonia orientale (Ansa)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast dell'11 settembre con Flaminia Camilletti
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.