2018-10-14
Il blitz sulle pensioni d’oro con l’ala sinistra dei 5 stelle
Di sponda con gli eletti grillini vicini a Roberto Fico, il prof ha provato a inserire nel dl fiscale il taglio lineare degli assegni. Una mossa che falcidierebbe le rendite del ceto medio.Il direttore regionale Inps Lazio: «Le strategie previdenziali spettano solo a chi governa, evitare le querelle».Lo speciale contiene due articoli.In questi giorni l'esimio professore Tito Boeri ha voluto fornire nuovi indizi sul suo disegno politico, che, secondo i ben informati, è quello di candidarsi a campione e baluardo dell'anti sovranismo.L'11 ottobre, di prima mattina, ha partecipato alle audizioni presso la Camera dei deputati e qui ha difeso la legge Fornero sostenendo che con quota 100 il debito pubblico aumenterebbe di 100 miliardi di euro, ma non ha specificato in quanto tempo, facendosi sbertucciare contemporaneamente dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, il quale ha ammesso che quel debito pensionistico potrebbe accumularsi, ma in 34 anni, e dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso («Penso che di allarmi del presidente dell'Inps ne abbiamo avuti sin troppi»).Impermeabile alle critiche, Boeri è tornato nel suo ufficio in zona Eur e ha ricevuto il senatore dei 5 stelle Nicola Morra, capogruppo grillino al Senato e vicepresidente della commissione Affari costituzionali e gli ha fornito informazioni sul numero di dirigenti dell'Istituto interessati dalla quota 100. Ha annunciato che con l'entrata in vigore della nuova norma potranno lasciare il posto nove dirigenti di prima fascia su 41, quasi un quarto dei suoi generali. In parole povere Boeri, in pubblico, sveste i panni del tecnico e, fascia da Rambo in testa, mitraglia numeri contro la proposta di legge, mentre in privato, più pragmaticamente, si preoccupa, come un boiardo qualsiasi, delle conseguenze della nuova legge sullo scacchiere Inps e in segreto, insieme con i politici di riferimento, studia mosse e prepara avvicendamenti per tenere sotto controllo la macchina. In pochi dentro all'Istituto si sono stupiti: «Si prepara allo spoils system per accreditarsi con i 5 stelle», commenta un alto dirigente, infastidito dall'uso politico che Boeri sta facendo dell'ente. Per inserire l'episodio nella giusta cornice bisogna ricordare che Morra viene considerato un autorevole esponente dell'ala sinistra dei grillini, quella che fa riferimento al presidente della Camera Roberto Fico e mal digerisce il matrimonio tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Un'area in cui Boeri cerca sponde in vista della scadenza del suo mandato da presidente, prevista per febbraio 2019. Sempre l'11 ottobre, i 5 stelle tendenza Fico hanno tentato un blitz per inserire il contenuto del disegno di legge sulle cosiddette pensioni d'oro dentro al decretone fiscale. Un disegno di legge che, come abbiamo già raccontato, se applicato andrebbe a penalizzare con tagli lineari e algoritmi le rendite previdenziali di categorie molto vicine alla Lega come agricoltori, forze dell'ordine e commercianti. Gli emendamenti sono stati accantonati, su consiglio degli esperti del ministero, in quanto non coerenti con la materia fiscale del decreto. Ma l'approvazione della norma sul taglio delle pensioni d'oro resta in cima all'agenda di Boeri e dei suoi referenti politici, nonostante i dubbi sulla costituzionalità di un provvedimento che punta a tagliare gli assegni previdenziali, ricalcolando retroattivamente la corretta età di pensionamento, attraverso modelli statistici stabiliti ora per allora. Uno degli ispiratori della fallita incursione sarebbe Pasquale Tridico, docente di Economia del lavoro dell'università di Roma 3, già ministro in pectore di Di Maio e mediatore tra i 5 stelle e Boeri nei momenti di maggiore frizione (ma soprattutto durante la messa a punto della norma sul taglio dei vitalizi). Ma i giochini del professore non finiscono qui. Giovedì i componenti grillini delle commissioni Lavoro e Bilancio della Camera hanno sottolineato che il presidente dell'Inps «ha difeso strenuamente i privilegi dei sindacalisti». Lo stesso Boeri ai suoi collaboratori il 2 agosto aveva scritto in una mail: «Vorrebbero anche inserire norma sui sindacalisti. Riusciamo ad aggiungerla?». Ma deve averci ripensato. Il piano, per molti osservatori, è lampante: Boeri vuole sabotare il governo dall'interno, usando come una clave i dati a cui lui solo ha accesso. Nei giorni scorsi su questo giornale abbiamo raccontato come abbia voluto scegliere personalmente il coordinatore generale statistico attuariale, l'uomo che vidima dati e analisi, ignorando una rosa di nomi selezionata da una commissione istituita dallo stesso Boeri. Dopo il nostro articolo l'Unione sindacale di base ha pubblicato un comunicato intitolato: «Aridanghte, Boeri ci ricasca: allo statistico attuariale un petalo “fuori rosa"». Nel testo il sindacato ricorda il precedente dell'incarico «affidato a Maria Cozzolino, proveniente dal ministero dell'Economia, dopo il sistematico impallinamento di tutti i professionisti del coordinamento statistico attuariale». Ma la lista delle presunte anomalie non è terminata: «Quando c'è da trattare i dati dell'Inps, Boeri degli interni non si fida, tanto è vero che a guardia dei dati ha preferito mettere Massimo Antichi, persona di sua fiducia, che va avanti da una vita a incarichi» a chiamata «non avendo mai vinto un concorso da dirigente della pubblica amministrazione». I numeri sono macinati per lo più da Visit Inps scholars. Per alcuni il ricorso di Boeri a questo centro studi rappresenta un conflitto d'interessi: «Una struttura privata composta di ricercatori universitari finanziati dalle banche per rielaborare dati e lanciare allarmi ingiustificati che si traducono in aumento di spread e problemi per il sistema Paese», evidenzia un dirigente Inps. Il sindacato ricorda che per Visit Inps, Boeri, docente della Bocconi, «ha chiamato a sé una schiera di professori universitari, tra questi Pietro Garibaldi, a cui ha affidato la direzione scientifica dei Visit Inps scholars, compensandolo per l'incomodo con l'incarico di amministratore unico di Italia Previdenza - Sispi Spa, società interamente partecipata dall'Inps». Ha dato l'impressione di tirare le orecchie a Boeri anche Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida, la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità del pubblico impiego: «Se occorre grande prudenza nel proporre interventi legislativi volti a modificare il regime pensionistico» ha detto, «è indispensabile estrema chiarezza e precisione nell'indicarne gli effetti economici: il rischio è quello di determinare un caos di cifre e una totale confusione fra i cittadini e gli addetti ai lavori (…) Non è solo un fatto formale, di ortodossia statistica ed attuariale: sull'incertezza e sulla confusione in casa nostra poggiano anche le decisioni che le agenzie di rating si apprestano dare sui nostri conti, sul nostro futuro». Chissà se Boeri avrà preso appunti. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-blitz-sulle-pensioni-doro-con-lala-sinistra-dei-5-stelle-2612155182.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pronti-a-far-partire-il-reddito-di-cittadinanza" data-post-id="2612155182" data-published-at="1757378603" data-use-pagination="False"> «Pronti a far partire il reddito di cittadinanza» Vitale, lei è a capo della direzione regionale Inps del Lazio dal 2017, e in passato è stato direttore Regionale di Friuli Venezia Giulia e Toscana e Direttore centrale della vigilanza. Alla luce di queste esperienze ci può dire se l'Istituto è oggi pronto ad amministrare reddito e pensioni di cittadinanza in favore di una platea stimanta di 6,5 milioni di beneficiari? «L'Istituto è pronto, e con grande entusiasmo. Si tratta proprio del nostro scopo istituzionale, assicurare che siano realizzate sempre più le finalità di uguaglianza e assistenza sociale previste dalla Costituzione. Siamo a stretto contatto con i problemi dei cittadini, e con il disagio sociale sempre più crescente; ben contenti di fare la nostra parte per migliorare le condizioni di vita di disoccupati, inoccupati o lavoratori che percepiscono redditi minimi alla soglia della povertà. Nessun problema dal punto di vista amministrativo, abbiamo già le procedure pronte, anche a livello informatico, e non vi sono ostacoli per il riassorbimento di reddito di inclusione e disoccupazione (per circa 4 miliardi). Si tratta semplicemente di estendere misure di protezione sociale ad una platea più vasta». Le ultime bozze del Documento di economia e di finanza prevedono uno stanziamento di 10 miliardi per reddito e pensione di cittadinanza e un rapporto tra deficit e Pil al 2,4%. Il governo sembra orientato ad andare in direzione contraria rispetto a quanto indicato dall'Ue? «Non credo. Al contrario occorre tenere a mente che è proprio l'Unione europea che raccomanda da molto tempo all'Italia di adottare misure che garantiscano ai poveri un reddito minimo, sin dal 1988, con la risoluzione concernente la lotta contro la povertà nella Comunità Europea. C'è anche la raccomandazione 92/441 Cee che ha previsto che ogni lavoratore della Comunità europea ha diritto ad una protezione sociale adeguata e deve beneficiare, a prescindere dal regime e dalla dimensione dell'impresa in cui lavora, di prestazioni di sicurezza sociale ad un livello sufficiente. Prevede inoltre che le persone escluse dal mercato del lavoro, o perché non hanno potuto accedervi o perché non hanno potuto reinserirvisi, e che sono prive di mezzi di sostentamento, devono poter beneficiare di prestazioni e di risorse sufficienti adeguate alla loro situazione personale. Nello stesso senso si deve ricordare anche la risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva». In effetti il Parlamento europeo, nella sua risoluzione concernente la lotta contro la povertà nella Comunità europea, ha auspicato l'introduzione in tutti gli Stati membri di un reddito minimo garantito, inteso come fattore d'inserimento nella società dei cittadini più poveri «In passato è stata la stessa Europa a evidenziare le eccezioni di Italia e Grecia perché carenti di questo strumento; eccezioni rimarcate e stigmatizzate in tutti i documenti successivi. È proprio l'Europa, quindi, che ci chiede il reddito di cittadinanza (basta leggere la Carta Sociale Europea), e non capisco perché nessuno lo dica. E non a caso vi sono già sette Regioni (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia e Valle D'Aosta) che sono già avanti con questa misura e la hanno introdotto e finanziato». Il presidente Boeri, all'indomani del varo della nota di aggiornamento al Def, ha dichiarato che un governo che si pone come obiettivo esplicito di aumentare di mezzo milione i pensionati è iniquo e irresponsabile. Che pensa di queste affermazioni? «Non le conosco né so se siano state effettivamente rilasciate dal presidente, mi sembra strano. In ogni caso a mio avviso tutti gli organi e la dirigenza dell'Inps, me compreso, devono rimanere fuori dalla querelle politica. L'Inps ovviamente deve fornire a governo e Parlamento numeri e dati tecnici che consentano agli organi costituzionali di effettuare scelte coscienti e ponderate, evitando esternazioni (critiche o favorevoli) in relazione alle soluzioni politiche via via prescelte. Come già chiarito dal Consiglio di Stato, il presidente o il Cda dell'Inps non possono mai assumere il rango di organi che compiano scelte di politica economica quale è quella previdenziale; compiti che invece spettano a governo e parlamento. All'Inps compete invece l'attuazione dal punto di vista amministrativo delle scelte del legislatore. Senza alcun protagonismo ed evitando atteggiamenti che si prestino a strumentalizzazioni; tutto ciò danneggia la stessa immagine dell'Istituto e dei suoi lavoratori».
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».