
Le Nazioni unite si oppongono ai movimenti identitari, equiparandoli ai totalitarismi. Come se difendere l'identità della propria nazione e il benessere del popolo fosse un pericolo per il mondo. Le Nazioni Unite lanciano un appello contro il nazionalismo. Farebbe già ridere così, se non fosse una cosa seria, almeno nelle intenzioni: l'Onu ha lanciato un appello contro il razzismo (e va bene) ma anche contro il nazionalismo e il populismo, come se difendere l'identità della propria nazione e il benessere del popolo fosse un pericolo per il mondo. Non c'è una sola crisi sul pianeta che sia stata risolta dai burosauri di New York, la cui totale incapacità (o la non volontà) di comprendere l'evoluzione della storia ricorda molto da vicino quella dei «colleghi» dell'Ue. Paralizzata dai veti incrociati dei membri permanenti, sepolcro imbiancato dello scorso millennio, l'Onu non ha di meglio da fare che bacchettare le forze politiche nazionaliste e populiste, che mietono democraticissimi successi in ogni parte del mondo.L'appello dell'Onu contro razzismo, nazionalismo e populismo è stato lanciato in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale. All'Onu non hanno perso l'occasione per strumentalizzare politicamente la strage di Christchurch, e così Tendayi Achiume, relatrice speciale sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione e xenofobia dell'Human Rights Council delle nazioni Unite, e Michal Balcerzak, presidente del gruppo di lavoro sulle persone di discendenza africana, affermano che «questo evento tragico ci ricorda che il razzismo, la xenofobia e l'odio religioso sono mortali e che il risultato del populismo etno-nazionalista e delle ideologie suprematiste è la violenza razziale, l'esclusione e la discriminazione. Gli stati devono agire immediatamente», aggiungono Achiume e Balcerzak , «per fermare l'ondata di odio e discriminazione, per proteggere le popolazioni vulnerabili e per assicurare l'eguaglianza razziale».Odioso, nel senso letterale del termine, è in realtà l'accostamento del razzismo al nazionalismo e al populismo: un raggiro storico, politico e culturale, uno sfregio alla verità, un disperato tentativo di arginare il dilagante propagarsi di una nuova politica attenta alla tutela del patrimonio storico e culturale delle nazioni e dei popoli e alla difesa dei confini, dell'ordine e della legalità. «Nazionalismo e razzismo», insiste l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, «non offrono vere soluzioni alle sfide complesse con le quali si confrontano le nostre società. Le idee di supremazia razziale, religiosa o nazionale non hanno alcun fondamento nella realtà. Quando gli elettori», aggiunge la Bachelet, «hanno numerosi contatti con i migranti, il voto populista tende a essere molto più debole ed è elevato nelle regioni dove ci sono pochi migranti e rifugiati: luoghi in cui sono diventati il soggetto di paure illusorie». L'esatto contrario della verità: come dimostrano i risultati delle elezioni in tutti i continenti, lì dove l'invasione degli immigrati è più massiccia le forze nazionaliste e populiste trionfano, ma la Bachelet finge di non saperlo e pontifica dal palazzo di vetro, anzi dalla torre d'avorio che sorge a Manhattan.
Giuseppe Valditara (Imagoeconomica)
Il ministro dell’Istruzione sui nuovi programmi scolastici: «Non bisogna generare confusione nei bambini. I temi della sessualità saranno tenuti da esperti, non da gruppi di interesse, e con il consenso dei genitori. L’educazione spetta innanzitutto alla famiglia».
Ministro Giuseppe Valditara, lei con questo disegno di legge sta impedendo che si faccia educazione sessuale e affettiva nelle scuole?
«No, questo è falso. Come ho detto più volte, chi lo sostiene o non conosce o fa finta di non conoscere l’articolo 1 comma 4 che afferma “Fermo restando quanto previsto nelle indicazioni nazionali”, cioè i programmi scolastici, e nell’educazione civica, ovviamente».
E che significa?
«Che nei programmi scolastici c’è tutta l’educazione sessuale nel senso biologico, quindi la conoscenza delle differenze sessuali, degli apparati riproduttivi, delle funzioni riproduttive, dello sviluppo puberale, dei rischi relativi alle malattie trasmesse sessualmente, quindi c’è tutto quello che riguarda l’insegnamento dell’educazione sessuale in senso biologico».
Imagoeconomica
La Corte respinge il ricorso per la mancata rivalutazione degli assegni 4 volte sopra il minimo: non è un aggravio fiscale.
Anche la Consulta considera «ricco» chi percepisce una pensione di poco superiore a 2.000 euro lordi. Chi si aspetta a che la Corte Costituzionale ponesse fine a un meccanismo introdotto per risparmiare ma che penalizza quanti hanno versato contribuiti elevati per tutta la vostra lavorativa, è stato deluso. Con la sentenza numero 167, l’organo dello Stato ha confermato la legittimità della misura di «raffreddamento» della perequazione, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps (2.400 euro lordi al mese, circa 1.800 euro netti circa). In risposta al pronunciamento della Corte dei conti, (sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna) ha chiarito che il mancato adeguamento automatico all’inflazione dei trattamenti previdenziali di tale importo, ovvero il raffreddamento, come si dice in gergo, «non introduce un prelievo di natura tributaria», cioè non è una tassa. La magistratura contabile aveva sollevato il dubbio che tale meccanismo potesse violare i principi di «eguaglianza tributaria, di ragionevolezza e temporaneità, complessivamente presidiati dagli articoli 3 e 53 della Costituzione», trattandolo come una sorta di tassa nascosta.
Ansa
La saldatura tra Ppe, Ecr e Patrioti consente di rivedere le regole sulla due diligence che avrebbero affossato la nostra industria. Socialisti e Verdi, in fibrillazione per la nuova «maggioranza», attaccano il voto segreto.
La maggioranza Ursula si spacca sulla due diligence e per la prima volta si rompe il «cordone sanitario» a Bruxelles. Il Parlamento europeo ha approvato con 382 voti a favore, 249 contrari e 13 astenuti il compromesso promosso dal Ppe sulla semplificazione delle direttive sugli obblighi di due diligence e reportistica ambientale per le aziende. Il testo è stato approvato con una maggioranza composta dal Ppe insieme con l’Ecr e i gruppi delle destre Patrioti per l’Europa e Europa delle Nazioni sovrane. La maggioranza Ursula composta da Ppe, Socialisti, Liberali e Verdi si sgretola sul muro delle follie green. Quella rivista è considerata una delle leggi più controverse del von der Leyen I. Il testo nella versione originale impone alle imprese di verificare l’intera catena di fornitura per prevenire violazioni dei diritti umani e ambientali.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 14 novembre con Carlo Cambi






