2023-10-21
Il buco sul gas da 3 miliardi di Draghi adesso finisce nelle nostre bollette
Nel 2022 il gestore dei servizi energetici (Gse) ne ha acquistato uno stock da 4 miliardi: con il calo dei prezzi è costretto a venderlo al 30%. Nel dl fiscale cambia il meccanismo di sospensione dell’accisa sulla benzina. Il governo prevede di rovesciare in bolletta, tra un anno, il costo del gas acquistato a prezzi folli nell’estate dello scorso anno. Lo si legge nel decreto-legge fiscale appena pubblicato in Gazzetta ufficiale. Il buco lasciato dal governo Draghi nei conti del Gse si trascinerà dunque ancora per un anno e poi, fatalmente, dovrà essere riempito dalle tasche degli italiani. Una vicenda su cui La Verità, sin dall’inizio oltre un anno fa, aveva puntato l’attenzione e sollevato dubbi. All’articolo 8 del dl fiscale si legge che il termine per la restituzione del prestito che il governo aveva concesso al Gestore dei Servizi Energetici (Gse) è prorogato, dal 20 novembre 2023 al 30 novembre 2024. Il prestito, ricordiamo, era stato concesso al Gse dallo Stato, tramite la Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea), per acquistare il gas da utilizzare per riempire gli stoccaggi dopo la crisi Ucraina e l’interruzione dei flussi dalla Russia verso la Germania. La relazione al decreto spiega che a partire dalla primavera 2022 il Gse ha provveduto all’acquisto e allo stoccaggio di volumi di gas naturale pari a 17.878 gigawattora di gas per un controvalore di 4 miliardi di euro. Lo scorso inverno il Gse è riuscito a vendere solo un terzo del gas acquistato (5.679 Gwh), e lo ha fatto a un prezzo medio di 66 euro a megawattora. Poiché il prezzo medio di acquisto è stato di 223,5 euro a megawattora, sui quantitativi venduti il Gse ha già registrato una perdita secca di poco meno di un miliardo di euro (893 milioni, per la precisione). Questa perdita secca del Gse dovrà già, per certo, essere ripianata dallo Stato.Sul gas rimasto (12.199 gigawattora), il decreto prevede più tempo per il Gse per provare a venderlo, spostando dunque il termine per la vendita al 15 settembre 2024 (anziché al 10 novembre 2023 come in precedenza). Dunque, in un gioco di vasi comunicanti, più sarà alto il prezzo di vendita che il Gse spunterà (cioè, in definitiva, più alte saranno le bollette) minore sarà l’entità del buco (e dunque minore l’impatto sulle bollette). Infatti, dice il governo, la norma punta a «meglio valorizzare la vendita del gas stoccato da parte del Gse, potendo disporre di un periodo che vada oltre l’anno termico di stoccaggio (fino al 15 settembre 2024) per vendere il gas in uno scenario di prezzi del mercato gas tendenzialmente rialzisti». Paradossalmente, quindi, il governo spera che i prezzi salgano per ridurre la perdita da ripianare.La relazione al dl fiscale spiega che nell’ipotesi in cui il Gse riesca a vendere il 95% del gas a un prezzo medio di 40 euro a megawattora «ne deriva una potenziale perdita pari a euro 2 miliardi e 251 milioni che, sommati alla perdita già realizzata al 31 marzo del 2023 di 893 milioni, restituiscono una previsione di fabbisogno finanziario per la restituzione del prestito al Mef pari a circa 3 miliardi di euro».La relazione conclude che «è necessario che Cassa per i servizi energetici e ambientali provveda ad approvvigionare e a fornire al Gse le risorse economiche per la restituzione del prestito secondo modalità definite da Arera». Il che significa che l’Autorità per l’energia elettrica interverrà, prima o poi, con una delibera che introdurrà un onere in bolletta, del valore complessivo di 3 miliardi di euro. Nella partita dello stoccaggio di ultima istanza entra anche Snam, che aveva comprato circa 2 miliardi di metri cubi di gas, dei quali solo 0,8 rivenduti. La legge finanziaria del 2023 ha già riconosciuto 350 milioni a Snam per coprire la perdita, ma ne serviranno molti di più.La stessa Arera aveva segnalato al governo che la Csea avrebbe presto esaurito la liquidità, proprio per via del prestito senza contropartita. L’Autorità aveva parlato di rilevanti minusvalenze.Questo è l’esito della folle corsa a riempire gli stoccaggi a tutti i costi, costi che, appunto, alla fine pagano gli italiani. Il governo guidato da Mario Draghi ha agito tardi e male, come La Verità ha segnalato sin da subito. Dunque, gli italiani pagheranno ancora per la crisi energetica del 2022, causata dagli squilibri nella sicurezza del sistema gas europeo, troppo adagiato sugli interessi tedeschi e non adeguatamente diversificato. Nello stesso decreto-legge fiscale, all’articolo 7, è contenuta una modifica alla legge relativa alla cosiddetta accisa mobile sui carburanti. Questo meccanismo, introdotto già dal 2007, prevede che in caso di innalzamento delle quotazioni del petrolio vi sia una parziale sospensione nel pagamento dell’accisa su benzina e gasolio alla pompa del distributore. Infatti, l’aumento dei prezzi della benzina fa salire gli introiti Iva per lo Stato, che quindi può compensare la sospensione dell’accisa.Il sistema ora si attiva quando il prezzo medio dell’ultimo mese del barile di greggio in euro supera il valore fissato nella nota di aggiornamento del Def (Nadef), pari a 75,2 euro al barile. Considerati i valori del greggio registrati nel mese di settembre, il meccanismo sarebbe immediatamente attivabile.
Jose Mourinho (Getty Images)