2024-08-23
Anche l’Ia «studia» la Sacra Sindone e dà alla luce il (vero) volto di Cristo
Il volto di Gesù ricreato con l'Ia. Sullo sfondo la Sacra Sindone nella cattedrale di San Giovanni Battista a Torino (iStock)
Capelli lunghi, zigomi pronunciati, pelle chiara: un’immagine ben diversa da quella ricostruita nel 2002, un Gesù olivastro col naso camuso. E le più recenti analisi provano che il sudario risale davvero a 2.000 anni fa.Forse l’Intelligenza artificiale non è brutta come la si dipinge. Almeno, con il ritratto di Gesù basato sulla Sindone di Torino, ha realizzato un piccolo capolavoro. Glielo ha commissionato il quotidiano inglese Daily Express, che ha utilizzato il programma Midjourney. Il risultato è quello che potete osservare in prima pagina oggi: è molto simile alle icone di Cristo che siamo abituati a vedere esposte nelle chiese, sui comodini delle nostre case, o sui santini di carta che teniamo nel portafoglio. In particolare, si nota una grande somiglianza con l’immagine della Divina Misericordia, cioè il quadro che il Figlio di Dio in persona avrebbe chiesto a Santa Faustina Kowalska di far dipingere. L’Ia ha rappresentato, con la vividezza di un’istantanea, un uomo dai capelli lunghi, con gli zigomi pronunciati, la barba e lo sguardo penetrante. Sul suo viso e sul suo corpo si scorgono i segni delle torture subite dai romani; un dettaglio coerente con le ferite che sono presenti sul corpo dell’Uomo della Sindone, custodita nel Duomo del capoluogo piemontese.L’opera dell’Ia è totalmente diversa dalla ricostruzione che alcuni studiosi di antropologia forense proposero, ormai 22 anni fa, in un articolo di Popular Mechanics, famosa rivista americana di tecnologia. La squadra di esperti si era basata sui teschi ritrovati nell’area intorno a Gerusalemme e su alcune prescrizioni religiose, che avrebbero contribuito a definire l’aspetto di un galileo all’epoca della crocifissione. Così, gli scienziati avevano negato che Gesù potesse portare i capelli lunghi, considerati «indecorosi» da San Paolo, il quale ne scrisse nella prima lettera ai Corinzi. Venne fuori una raffigurazione lontanissima dall’immaginario collettivo: un Cristo dal volto schiacciato, il naso camuso, la carnagione scura. Un elemento che non sfuggì a chi voleva approfittare dell’esperimento per montarci sopra una piccola battaglia ideologica: «Il fatto che [Gesù, ndr] probabilmente somigliasse molto di più a un semita dalla pelle scura», commentò Charles D. Hackett, allora direttore di Studi episcopali alla Candler school of theology di Atlanta, «ci ricorda la sua universalità. E ci ricorda della nostra tendenza ad appropriarci di lui in modo peccaminoso, al servizio dei nostri valori culturali». Ma chi ha ragione? Il cervello elettronico di Midjourney, o i cervelloni umani che avevano scandagliato i crani degli antichi ebrei? Tutto dipende dalla veridicità del lenzuolo di lino, che i cattolici, pur non essendo obbligati a credervi dalla Chiesa, considerano il sudario del Risorto. A tal proposito, in questi giorni, sui media britannici e italiani è tornato in auge uno studio condotto con i raggi X per datare la Sindone, che smentisce le procedure svolte con il carbonio 14 nel 1988, secondo le quali essa era stata creata tra il 1260 e il 1390, confermando che il telo risale proprio a 2.000 anni fa. Le analisi, svolte da Liberato De Caro del Cnr e illustrate nell’articolo «X ray dating of a linen sample from the Shroud of Turin», in realtà, sono del 2022. Poco male: il primo esempio di arte sacra prodotto da un’Ia deve aver rinvigorito l’interesse attorno al misterioso oggetto, che neppure decenni di «debunking» nel nome della scienza sono riusciti inequivocabilmente a bollare come falso rinascimentale.Di certo, la prima apparizione documentata del velo è del 1353, quando il cavaliere Geoffroy di Charny donò alla chiesetta da lui fatta erigere a Lirey, nel Nord Est della Francia, un lenzuolo che egli dichiarò aver avvolto il corpo di Cristo. Dopo l’incendio che rischiò di distruggerlo a Chambéry, dove l’avevano tradotto i Savoia nel 1502, il sudario venne spostato a Torino, la nuova capitale del ducato.Le osservazioni in epoca contemporanea hanno rivelato tanti dettagli affascinanti, capaci di infiammare la fede dei credenti e di stuzzicare la curiosità degli agnostici. Per citarne alcuni: l’immagine coincide con quella di un negativo fotografico; un report del 2011 rilevò che, per imprimerla, sarebbe servito un laser ultravioletto ovviamente irreperibile nel Trecento; in ogni caso, secondo molti sostenitori dell’autenticità del lenzuolo, nel XIV secolo non erano disponibili le tecniche pittoriche necessarie per fabbricare la Sindone.Insomma, se il sudario fosse autentico e davvero avesse coperto il corpo di Cristo, l’Intelligenza artificiale ci avrebbe appena mostrato una foto di Gesù, nel suo passaggio dalla morte alla vita vera. È l’era 4.0 del cattolicesimo.
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)