2024-03-10
L’Ia fa esplodere i consumi elettrici. A farne le spese cittadini e imprese
L’Intelligenza artificiale è generata da enormi data center: nel 2026 per farli funzionare servirà la stessa energia impiegata oggi in tutto il Giappone. Bisognerà potenziare la rete e quindi aumenteranno le tariffe.Quanto è bella, giusta e necessaria l’intelligenza artificiale! I tecno-piazzisti raffigurano questo nuovo feticcio del progresso come un’entità autonoma, con caratteristiche umane ma al contempo superiori all’umano. L’AI antropomorfa gode nei media di un’iconografia suadente, rappresentata spesso da un robot umanoide dall’espressione mite e assorta. L’AI viene illustrata come priva di tutti quei disdicevoli orpelli culturali ed emotivi di cui l’uomo in carne ed ossa è portatore. Piace perché è una sorta di videogioco in cui balugina l’idea di un ordinato mondo parallelo, senza la fatica del lavoro e senza i pregiudizi e le debolezze umane. L’artificialità del suo motore viene spacciata come garanzia di indipendenza.Naturalmente tutto ciò è falso, ma purtroppo questa è la pietanza che ci viene servita ogni giorno dai media, condita con la retorica del miliardario geniale (copyright Daniela Tafani, Università di Pisa), che dalla santificazione di Steve Jobs arriva oggi ai nuovi guru dell’AI.Ci sono molte cose che non funzionano, in questo romanzo tecnocratico, ed una di queste ha a che fare con l’energia. L’AI è infatti un complesso software che necessita di massiccia capacità di elaborazione, per la quale servono macchine stipate in data center a temperatura costante, per il cui mantenimento è necessaria molta energia. Il 40% del consumo elettrico di questi magazzini di computer è rappresentato dai computer stessi, un altro 40% dalla climatizzazione e il resto da altre apparecchiature.Persino la goffa International energy agency (IEA), che non è celebre per la velocità dei suoi riflessi (né per l’arguzia dei ragionamenti), si è accorta che per far funzionare i data center serve parecchia energia. L’AI aggiungerà nuovo carico elettrico, poiché richiede una potenza maggiore rispetto ai data center tradizionali. Secondo Alex de Vries, della Vrije Universiteit di Amsterdam, una ricerca di Google richiede alla rete 0,3 wattora, mentre un’interazione con ChatGPT richiede 2,9 Wh, dieci volte tanto. L’Iea stima che il consumo dei data center mondiali nel 2022 (dedicati a servizi cloud, criptovalute e AI) è stato di circa 460 terawattora (TWh), poco meno del consumo elettrico annuale della Germania. Ma la domanda elettrica dei data center, tra cui quelli dedicati in particolare all’AI, secondo IEA potrebbe raddoppiare o anche più entro il 2026, arrivando a circa 1.000 TWh/anno, pari ai consumi annui del Giappone. Negli Stati Uniti, ove è localizzato circa un terzo degli 8.000 data center mondiali, l’allarme è suonato da tempo.Il Washington Post afferma che in Georgia la domanda di energia industriale sta raggiungendo livelli record, con una previsione di consumi elettrici 17 volte superiori agli attuali entro dieci anni. La Virginia ha garantito incentivi alle aziende per l’installazione sul proprio territorio di data center ed ora avrà bisogno di nuove centrali elettriche, poiché la rete elettrica è insufficiente rispetto alla domanda. A rischio vi è la stabilità dell’intero sistema elettrico statale.Venendo all’Europa, in Irlanda, già oggi i data center rappresentano il 17% della domanda elettrica nazionale, al 2026 salirà al 32%. La Danimarca ospita 34 depositi, la metà dei quali a Copenaghen, e nel 2026 il consumo dei data center rappresenterà circa il 20% del fabbisogno elettrico danese.I grandi del web, Meta, Google, Apple, Amazon, sono a caccia di luoghi su cui costruire data center in tutto il mondo, ma il problema non è rappresentato dai terreni, bensì dai sistemi elettrici. La adeguata combinazione di capacità di produzione e rete di trasporto non esiste quasi mai, rispetto a carichi così imponenti. Uno sviluppo tumultuoso dell’AI porta con sé necessariamente un assalto ai sistemi elettrici, con conseguente necessità di grandi investimenti e picchi di domanda di metalli come rame e acciaio. Ma non solo: se la rete deve essere rifatta, ampliata e rafforzata, chi pagherà per questi investimenti? Per come è fatto oggi il sistema, le aziende che trasportano energia recuperano le spese in conto capitale attraverso le tariffe che pagano tutti i consumatori di energia elettrica (cittadini e imprese).È giusto che onde permettere a ChatGPT di funzionare siano le famiglie a pagare di più per la trasmissione di energia?Più ancora, si manifesta chiaramente l’inganno (ontologico) dell’efficienza energetica. La «ambiziosa» direttiva europea sulle case green, ad esempio, viene spacciata come metodo per risparmiare energia e salvare il pianeta. In realtà, nel momento in cui si consuma meno energia per fare una cosa, ad esempio scaldare una casa, si libera energia per fare qualcos’altro. Se si spende meno, in valore e in kilowattora, per scaldare la casa, si potrà sempre utilizzare quel risparmio in altre attività, ad esempio utilizzare di più un elettrodomestico. È un esito ben noto e studiato nella letteratura scientifica, chiamato effetto rimbalzo. Nel complesso del sistema energetico mondiale, le case green non servono a risparmiare energia, ma a spostare il consumo verso altri impieghi, ad esempio i data center di Mark Zuckerberg dedicati all’AI. Il consumo energetico crescerà ancora, non diminuirà con l’efficienza energetica.Questi e molti altri sono gli impatti concreti dello sviluppo dell’AI, non paragonabili a quelli dello sviluppo industriale cui storicamente abbiamo assistito. L’intensità energetica di queste attività è altissima e comporta conseguenze al momento imprevedibili, ma tutte certamente costose.