2020-09-17
I vaccini basteranno solo per gli anziani. Le farmacie devono comprarli all’estero
Ordinati 16,7 milioni di dosi di antinfluenzale dalle Regioni, i privati sono a secco. Studi medici, piccoli a rischio affollamento.Quest'anno gli acquisti record di vaccini antinfluenzali da parte delle Regioni lasciano sguarnite le farmacie. La conferenza Stato-Regioni ha destinato ai privati solo l'1,5% del totale: briciole. È l'ennesima questione sollevata dall'epidemia del coronavirus sulla cui gestione regna il caos. Come è ormai noto, quest'anno la campagna vaccinale contro l'influenza è importante perché, anche se ha un'efficacia nel 45-50% dei casi, contribuisce a ridurre il carico di malattie nella popolazione. Contenere il numero di casi di influenza, quando in contemporanea circola il virus del Covid-19 i cui sintomi sono simili, facilita la diagnosi corretta ed evita il sovraccarico del sistema sanitario. Le Regioni, per rispondere a quanto previsto dalla circolare ministeriale di ampliare gli aventi diritto al vaccino gratuito, hanno ordinato praticamente tutte le dosi disponibili: 16,7 milioni contro i 10 milioni dell'anno scorso. Le farmacie, dove si rivolgono le persone che non ricevono il vaccino gratuitamente dalla Asl attraverso il proprio medico di famiglia, sono rimaste a secco. L'ordine dei farmacisti, da mesi, ha chiesto aiuto al ministero della Salute. Così, in questi giorni, la conferenza Stato-Regioni ha chiuso l'intesa per rivedere la quota delle dosi dei vaccini influenzali da destinare al territorio per un valore dell'1,5%, che equivale a circa 250.000 dosi. «È un primo passo», osserva Marco Cossolo, presidente della federazione dei farmacisti (Federfarma), «ma è insufficiente perché l'anno scorso sono state vendute, a pagamento, 800.000 dosi in farmacia e quest'anno si stima un bisogno tra 1,2 e 1,5 milioni». Dove recuperare il milione abbondante di dosi che mancano all'appello e che vengono acquistate da coloro che, avendo meno di 60 anni, non hanno diritto al vaccino gratuito? «Nell'intesa Stato-Regioni», continua Cossolo, «è stato dato mandato all'Agenzia del farmaco (Aifa) di valutare la possibilità di importare dall'estero i vaccini da destinare alle farmacie». La domanda di vaccini antinfluenzali è però aumentata in tutti i Paesi e le aziende non hanno potuto soddisfare la richiesta, quindi non sarà facile nemmeno questa strada. Le Regioni però non intendono cedere più quote alle farmacie, anche perché, se dovessero vaccinarsi tutti coloro che sono previsti dalla circolare ministeriale, non ci sarebbero dosi sufficienti. Quest'anno l'antinfluenzale è raccomandata e gratuita a tutti i cittadini con più di 60 anni (prima era per gli over 65) e alla fascia di età tra 0 e 6 anni, oltre a una lunga lista di persone con patologie croniche. Solo gli over 60 sono 17 milioni e circa 3 milioni i più piccoli. A proposito di numeri, c'è da considerare che «ogni medico dovrà somministrare circa il 50% di dosi in più, rispetto alla scorsa stagione», dice Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg). «L'anno scorso si vaccinavano, in un pomeriggio, nello studio medico, anche 20 persone. Questo non si può più fare, soprattutto negli ambulatori piccoli», spiega il medico. Per evitare assembramenti, bisognerà quindi procedere per appuntamento, con ritmi più lenti. «In Veneto, la regione e i medici pensano di non fare la vaccinazione in studi molto stretti», continua Cricelli, «ma di usare strutture pubbliche - tendoni sale e aule fatte ad hoc - per poter così garantire il distanziamento fisico necessario e fare l'iniezione». In ogni caso è opportuno prenotarsi per tempo e considerare che per ambulatori di dimensioni limitate sarà necessario riorganizzarsi o fare riferimento al distretto. Volendo però ci sarebbe un aiuto. «Ci sono già 4.000 farmacisti che stanno facendo il corso per essere abilitati alla somministrazione del vaccino in farmacia», dice il presidente di Federfarma. «La regione Lazio ha chiesto formalmente al governo di aprire la possibilità di somministrare il vaccino da parte dei farmacisti, ma anche altre Regioni sono interessate». Del resto, in Francia, in Germania, Gran Bretagna e in 14 Paesi europei funziona già così. «Nessuna intenzione di sostituirsi alle professioni sanitarie, ma la volontà di fare la propria parte all'interno del Ssn», dice Roberto Tobia segretario nazionale di Federfarma. Insomma, in epoca di Covid-19 è diventato fondamentale l'antinfluenzale per anni snobbato: l'anno scorso si è vaccinato il 17% degli italiani e un over 65 su due. Chissà se si riuscirà a raggiungere la quota del 75% del campione con ritmi più rallentati e con sempre lo stesso personale. Molte Regioni, di fronte a queste percentuali, ritengono che, una volta finita la vaccinazione dei soggetti a rischio (è obbligatoria solo in Lazio), potrebbero mettere le dosi avanzate a disposizione dei medici per somministrarle a chi non appartiene alle categorie protette. Le farmacie sembrano non esistere per le Regioni che, pur ammettendo la possibilità di non usare tutte le dosi, non intendono cedere delle quote al privato. Intanto Aifa potrebbe spendere ancora soldi per acquistare dall'estero vaccini che avrebbe già in casa.
Charlie Kirk (Getty Images
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