
Conosce i segreti di miliardi di persone ma ignora gli orientamenti religiosi dei suoi dipendenti. Stoppata pure l'immagine di un crocifisso perché «troppo violenta». Cos'è l'incitamento all'odio? «Domanda difficile». «È stato un errore». Così, nel corso delle audizioni fiume alle commissioni di Senato e Camera Usa della scorsa settimana, messe in calendario dopo l'esplosione dello scandalo Cambridge analytica, Mark Zuckerberg ha risposto a Cathy McMorris Rodgers, deputato dello stato di Washington la quale ha inteso avere da lui chiarimenti sulla censura inflitta a un post della Franciscan University di Steubenville, riguardante una laurea in teologia cattolica: «Potresti dirci cosa è stato così scioccante, sensazionale o eccessivamente violento in quella pubblicità da far sì che inizialmente fosse censurata?». L'annuncio in questione conteneva infatti solo un crocifisso, ed è stato bloccato da Facebook in quanto giudicato «eccessivamente violento». «Sembra che abbiamo commesso un errore», è stata quindi la replica di Zuckerberg.Risposta che non deve aver convinto dal momento che, nelle due giornate di audizioni, sono stati diversi i politici confrontatisi col re dei social network proprio sull'orientamento ideologico della sua compagnia. A stuzzicare il Ceo di Facebook con una certa insistenza è stato, in particolare, Ted Cruz, senatore repubblicano che gli ha chiesto esplicitamente conto delle numerose pagine cattoliche e conservatrici sovente incorse in blocchi. A far discutere, tempo addietro, era stata soprattutto la sospensione, avvenuta nel luglio 2017, di ben 25 pagine cattoliche in lingua inglese e portoghese, la gran parte delle quali create in Brasile, fra cui una dedicata a papa Francesco. In quella occasione, in effetti, a farne le spese sono stati svariati milioni di utenti. Basti ricordare che a essere bloccate, ancorché temporaneamente, sono state le pagine di padre Francis J. Hoffman, affettuosamente conosciuto come Padre Rocky, uno che ha 4 milioni di follower (per capirci, più di quelli di Matteo Salvini e Luigi di Maio messi assieme), e di Catholic and Proud, che di follower ne ha oltre 6 milioni. All'inizio di quest'anno, è stato invece un altro gruppo cattolico, Mater Ecclesiae fund for vocations, a lamentare criticità e ritardi nell'approvazione di una raccolta fondi durante il periodo natalizio. Davanti alle punzecchiature di Cruz, Zuckerberg da un lato ha fatto lo gnorri, dichiarando di non essere a conoscenza delle situazioni sottopostegli, dall'altro si è lasciato scappare due dichiarazioni che hanno il sapore dell'ammissione.La prima si è avuta quando, rispondendo al senatore del Texas, il ceo Facebook ha sottolineato che la sua compagnia è «situata nella Silicon Valley», dove a dominare, si sa, è il pensiero progressista; quindi ha definito una preoccupazione «giusta», quella di temere il più popolare social del pianeta politicamente non neutro, dichiarandosi tuttavia impegnato a «sradicare» qualsivoglia pregiudizio. Una seconda, sia pure indiretta, ammissione Zuckerberg l'ha poi data - telegraficamente - quando Cruz gli ha chiesto se avesse qualche idea dell'orientamento politico delle circa 20.000 persone che la società impegna nella revisione dei contenuti postati dagli utenti: «No, senatore». Perché può essere considerata un'ammissione? Perché è semplicemente ridicolo che proprio colui che conosce i segreti di miliardi di persone sia all'oscuro delle idee dei propri dipendenti; ragion per cui la sua risposta può essere letta come un eloquentissimo «no comment». Anche per questo un altro politico, Ben Sasse, senatore repubblicano del Nebraska, ha provato a mettere alle strette il re dei social, chiedendogli di definire cosa si dovrebbe intendere per «incitamento all'odio», espressione chiave perché è proprio in nome di essa che, finora, non poche pagine sono state segnalate e bloccate. Ebbene, ancora una volta il fondatore di Facebook se l'è cavata recitando la parte del finto tonto: «Penso che questa sia una domanda davvero difficile». Il senatore Sasse ha allora voluto interpellarlo più esplicitamente a proposito delle «opinioni appassionate sulla questione dell'aborto», domandando se ritenga auspicabile un mondo in cui ai pro life sia impedito di esprimere la loro opinione. «Certamente vorrei che non fosse così», ha risposto Zuckerberg, che aveva già auspicato che la sua rimanga «una piattaforma per tutte le idee».Rassicurazioni, queste, che al pari delle altre non debbono esser parse molto credibili. Di certo non hanno convinto gli attivisti cattolici, a giudicare da quanto si legge sui loro siti Internet. «Facebook odia i cattolici?» si chiede per esempio ora Catholic league. «Le risposte di Zuckerberg, più che soddisfare delle domande, ne hanno originate di nuove», è invece il commento di Catholic vote. In effetti, i molti «non so», «non ricordo», «dobbiamo aver commesso un errore» del ceo di Facebook non sono esattamente rassicuranti. Anche se, a ben vedere, le posizioni politiche del re dei social sono, da tempo, il segreto di Pulcinella. Basti pensare che Facebook era, cinque anni fa, tra le aziende firmatarie di un documento che, affinché fossero riconosciute le coppie gay, chiedeva alla Corte suprema di dichiarare incostituzionale il Defense of marriage act. Oppure si considerino i tanti i casi di utenti che negli anni hanno segnalato a Facebook pagine esplicitamente anticristiane o blasfeme sentendosi rispondere che esse «non violano gli standard della comunità». Se tre indizi fanno una prova, come sosteneva Agatha Christie, non si può dunque che concludere come le numerose (non) risposte di Zuckerberg sull'orientamento ideologico della sua società in realtà - tutte assieme - una risposta la diano. Fin troppo chiara.
Maurizio Landini e Elly Schlein (Ansa)
Bombardieri, come la Cisl, dice che non incrocerà le braccia e isola ancor più la Cgil Che ieri non ha firmato un rinnovo di contratto nella Pa: ennesimo dispetto al governo.
L’esecutivo nazionale della Uil, al termine di un vertice convocato ieri, ha approvato all’unanimità la convocazione di una manifestazione nazionale a Roma per sabato 29 novembre. Obiettivo? ottenere modifiche alla manovra economica varata dal governo. Insomma, sì a una manifestazione, no a uno sciopero. Questo significa anche che la Uil non aderirà allo sciopero generale del 12 dicembre convocato dalla Cgil, confermando l’allontanamento tra le due realtà sindacali.
Nelle stesse ore il segretario della Cgil Maurizio Landini si incontrava al Nazareno con Elly Schlein e altri dirigenti del Pd, che in questi giorni stanno incontrando le le parti sociali. Ma che l’azione di Landini sia ispirata politicamente lo dimostra la scelta di convocare uno sciopero in un giorno diverso da quello convocato dall’Usb. Questi ultimi, infatti, che negli ultimi mesi hanno dimostrato di riuscire a portare nelle piazze numeri importanti di manifestanti, ha scelto il 27 e il 28 novembre per l’agitazione indetta non solo da Usb, ma anche Cobas e altre sigle e riguarderà il personale di sanità, scuola, servizi e pubblica amministrazione, ma a rischio ci sono anche i treni e il trasporto aereo.
(Ansa)
Si è svolta a Roma la quarta Giornata del Veterano, durante la quale la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti ha ricordato il ruolo dei militari che hanno riportato traumi nel servizio: «La Difesa non lascia indietro nessuno», ha commentato a margine dell’evento.
Il generale Florigio Lista, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche della Difesa, ha spiegato: «Abbiamo fondato un laboratorio di analisi del movimento e stiamo formando dei chirurghi militari che possano riportare in Italia innovazioni chirurgiche come l’osteointegrazione e la Targeted Muscle Reinnervation».
Il rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, Nicola Vitiello, ha evidenziato l’obiettivo dell’iniziativa: «Dare ai veterani gli strumenti per un reinserimento completo all’interno della società e del mondo del lavoro».
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Giorgia Meloni (Ansa)
A beneficiarne è stato soprattutto chi guadagna fino a 15.000 euro (-7%) e fino a 35.000 euro (-4%). Corsa agli emendamenti alla manovra. Leo: «Dall’aumento dell’Irap potremmo escludere automotive e logistica».
Ormai è diventato un mantra, una litania che la sinistra, con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che fa da apripista, ripete da giorni. È una legge di bilancio che diminuisce le tasse ai «ricchi», che dimentica le classi meno abbienti, una manovra squilibrata a vantaggio di pochi. La risposta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è che è stata effettuata invece un’operazione di riequilibrio a vantaggio del ceto medio, che nelle precedenti leggi di bilancio era stato sacrificato per concentrare risorse sulle famiglie in maggiore difficoltà. C’è quindi un filo conduttore che segna gli anni del governo Meloni, ovvero la riduzione complessiva del carico fiscale, come annunciato nel programma elettorale, che si realizza per tappe dovendo sempre rispondere ai vincoli di bilancio e agli obiettivi di rientro del deficit concordati con la Ue. Obiettivi che dovrebbero essere raggiunti con il calo del deficit sotto il 3% del Pil, in anticipo sulla tabella di marcia.
Ursula von der Leyen (Ansa)
- La Commissione vuole gli euro-Bond: è pronta a creare un’agenzia d’intelligence al servizio (segreto) della von der Leyen, per rafforzare i poteri limitati di cui l’organizzazione dispone oggi. I funzionari borbottano. La giustificazione? La solita: Putin.
- Coldiretti catechizza gli eurodeputati e annuncia proteste contro il bilancio per la Pac.






