2025-11-12
Il bilancio degli ultimi quattro anni: tasse sui redditi giù di 43 miliardi
A beneficiarne è stato soprattutto chi guadagna fino a 15.000 euro (-7%) e fino a 35.000 euro (-4%). Corsa agli emendamenti alla manovra. Leo: «Dall’aumento dell’Irap potremmo escludere automotive e logistica».Ormai è diventato un mantra, una litania che la sinistra, con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che fa da apripista, ripete da giorni. È una legge di bilancio che diminuisce le tasse ai «ricchi», che dimentica le classi meno abbienti, una manovra squilibrata a vantaggio di pochi. La risposta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è che è stata effettuata invece un’operazione di riequilibrio a vantaggio del ceto medio, che nelle precedenti leggi di bilancio era stato sacrificato per concentrare risorse sulle famiglie in maggiore difficoltà. C’è quindi un filo conduttore che segna gli anni del governo Meloni, ovvero la riduzione complessiva del carico fiscale, come annunciato nel programma elettorale, che si realizza per tappe dovendo sempre rispondere ai vincoli di bilancio e agli obiettivi di rientro del deficit concordati con la Ue. Obiettivi che dovrebbero essere raggiunti con il calo del deficit sotto il 3% del Pil, in anticipo sulla tabella di marcia.Se all’opposizione risulta difficile accettare le parole di Giorgetti, non può ignorare quanto è stato messo nero su bianco dall’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb): dice che la riforma ha più che compensato il drenaggio fiscale (il fenomeno che si verifica quando l’inflazione fa aumentare la pressione fiscale) per i redditi fino a 32.000 euro e lo ha annullato per chi si colloca tra i 32.000 e i 45.000 euro, difendendo il potere d’acquisto dei più deboli. L’Upb va oltre e dice che ha redistribuito meglio le risorse rispetto a una semplice indicizzazione all’inflazione delle aliquote. Ieri il Corriere della Sera ha fatto un’attenta analisi delle quattro manovre del governo Meloni ed è emerso che dalla legge di bilancio 2023 a quella del 2026 si sono cumulati tagli al fisco per 43 miliardi. Dal 2026 in poi ci sono 25 miliardi in meno di imposte rispetto al 2023 ed è un taglio che si fa sentire di più sui redditi bassi che su quelli alti. Le manovre di questi ultimi quattro anni hanno alleggerito la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti con punte del 7% per i redditi fino a 15.000 euro e del 4% fino a 35.000 euro. Per chi dichiara oltre 120.000 euro si scende fino a poco meno dell’1%. Gli sgravi fiscali degli ultimi tre anni hanno portato minori tasse fino a un massimo di 1.500 euro a regime per i dipendenti con 35.000 euro di reddito e per i pensionati e autonomi che dichiarano sui 45.000 euro. Quindi da una lettura complessiva emerge che con gli sgravi fiscali del 2026 si è realizzata una operazione tutto sommato equilibrata che tiene conto di quanto era stato effettuato in precedenza.Peraltro, come viene detto nell’articolo del Corriere, il governo ha cercato di limitare l’impatto degli sgravi sui redditi alti mettendo un tetto alle detrazioni e lo ha fatto nel 2024, nel 2025 e ora nella manovra del 2026. Dal prossimo anno scatterà una franchigia sopra i 200 mila euro lordi. Intanto è partita la corsa agli emendamenti alla manovra che vanno depositati entro le ore 10 di venerdì prossimo in Commissione bilancio al Senato. Richieste di modifica che, se approvate, ridefiniranno la legge di bilancio. Al momento sono 400 quelli segnalati. La ripartizione tra i vari partiti verrà stabilita oggi ma è stato deciso che sarà garantito uno spazio maggiore rispetto a quanto previsto aritmeticamente ai partiti più piccoli che avranno anche un giorno in più (rispetto alla scadenza) per presentare i segnalati. Il viceministro per l’Economia Maurizio Leo ha indicato alcune delle possibili modifiche. Le compensazioni tra bonus fiscali e debiti contributivi potrebbero scattare solo a partire dai nuovi crediti, ad esempio quelli che matureranno dal luglio 2026 quando la manovra entrerà in vigore. «Ma non è escluso che la misura antievasione si possa anche cancellare del tutto» ha detto Leo. Per l’aumento dell’Irap del 2% sulle banche che colpisce anche alcune holding, «sempre risorse permettendo», ha affermato il viceministro, «stiamo studiando di escludere le holding industriali, non finanziarie, come quelle dell’automotive o della logistica». C’è poi l’idea di rendere strutturale l’iper-ammortamento che potrebbe essere realizzato anche a tappe. Un nodo da sciogliere sono le coperture per la rottamazione allargata anche agli accertati per vizi formali, tema caro alla Lega. Leo ha sottolineato che «già nella versione attuale, limitata alle liquidazioni di imposte dirette e Iva per chi ha dichiarato ma non pagato, la rottamazione richiede 1,4 miliardi nel 2026 e determina a fine corsa un costo da 700 milioni». Ma per il senatore della Lega e relatore della manovra, Claudio Borghi, «non è impossibile trovare le coperture che si possono reperire anche all’esterno. L’importante è che i saldi siano invariati e lo saranno». Tuttavia, il tema non trova l’entusiasmo di Forza Italia e Fdi. Borghi ha poi annunciato che proporrà la vendita delle quote italiane del Mes per incassare circa 15 miliardi da destinare al taglio delle tasse. Ad aggiungere benzina sul fuoco è l’altra proposta sempre del relatore, di cancellare le pensioni di reversibilità per le unioni civili, per liberare risorse.La sinistra intanto si prepara alle barricate parlamentari. Ieri il segretario del Pd, Elly Schlein ha incontrato Landini al Nazareno. Concordare una linea combattiva sulla manovra o piuttosto farsi dettare la strategia dal leader della Cgil?
(Ansa)
Il generale Florigio Lista, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche della Difesa, ha spiegato: «Abbiamo fondato un laboratorio di analisi del movimento e stiamo formando dei chirurghi militari che possano riportare in Italia innovazioni chirurgiche come l’osteointegrazione e la Targeted Muscle Reinnervation».
Il rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, Nicola Vitiello, ha evidenziato l’obiettivo dell’iniziativa: «Dare ai veterani gli strumenti per un reinserimento completo all’interno della società e del mondo del lavoro».
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Ursula von der Leyen (Ansa)