
Il Tribunale del riesame revoca i domiciliari ai genitori di Matteo Renzi. Disposti però 8 mesi d'interdizione dall'attività imprenditoriale.Si sono già divise, dopo tre settimane di arresti domiciliari, le strade giudiziarie dei coniugi Renzi e del loro storico collaboratore Mariano Massone. Il Tribunale del riesame di Firenze, infatti, ha sì revocato a tutti e tre la misura cautelare della detenzione casalinga, scattata il 18 febbraio scorso per bancarotta e false fatturazioni, ma con una significativa differenza. A Massone, assistito dall'avvocato Luca Gastini, i giudici hanno imposto «l'obbligo di dimora nel territorio del Comune di Campo Ligure», si legge nel provvedimento, con l'ordine di «non allontanarsi dall'abitazione dalle ore 22 alle ore 6 di ogni giorno» e di «dichiarare il luogo dove fisserà la propria abitazione e gli orari e i luoghi in cui sarà quotidianamente reperibile per i necessari controlli».A babbo Tiziano e a mamma Laura Bovoli, invece, è stata applicata la più blanda «misura del divieto di esercitare attività imprenditoriali o uffici direttivi di persone giuridiche o imprese» per la durata di otto mesi. In pratica, ciò che il gip Angela Fantechi aveva escluso a priori nel momento in cui, accogliendo le richieste della Procura di Firenze, aveva firmato gli arresti domiciliari a carico dei genitori dell'ex premier. «Occorre rilevare che avendo gli stessi rivestito ruoli di amministratori di fatto e avendo gli stessi agito tramite “uomini di fiducia" (come Massone appunto, ndr), non è possibile ritenere sufficiente una misura quale il divieto di esercitare uffici diretti di persone giuridiche ed imprese atteso che essa», aveva scritto, «consentirebbe di impedire agli indagati di rivestire solo cariche formali, lasciandoli invece liberi di agire con condotte assai più subdole e pericolose perché di più difficile accertamento». Insomma, per il gip, i Renzi erano in grado di operare in modo «criminogeno» anche senza «cariche formali». Tesi confermata dalla toga anche nel corso degli interrogatori di garanzia al termine dei quali aveva rigettato la richiesta di liberazione. Non la pensano così i colleghi del Riesame che, in una mossa sola, hanno sconfessato anche la più recente ricostruzione dell'ufficio inquirente sulle manovre del trio Renzi-Massone sulla Marmodiv, l'ultima delle coop del sistema di Rignano sull'Arno a rischio crac. Il titolare del fascicolo, il procuratore aggiunto Luca Turco, si era infatti opposto alla revoca della misura cautelare degli indagati depositando proprio davanti al Riesame seicento pagine di nuovi documenti sulla spoliazione della società fiorentina in affari con la Eventi6.È presumibile ipotizzare che i giudici del Tribunale abbiano ritenuto sufficienti le argomentazioni difensive dei Renzi per rivedere le esigenze cautelari (l'impostazione accusatoria non è stata comunque ridimensionata). Laura Bovoli si è dimessa da presidente del consiglio di amministrazione della Eventi6 mentre il marito si è cancellato, già da tempo, dal registro degli agenti di commercio. E anche se Tiziano non ricopre più incarichi da almeno dieci anni nell'azienda di famiglia, in due diversi interrogatori relativi ad altrettante inchieste (svoltisi l'8 ottobre 2014, a Genova, e il 5 ottobre 2017, a Rignano) avrebbe «sostanzialmente ammesso» di esercitare ancora un potere di indirizzo in seno alla coop. Sarà a questo punto interessante scoprire come i magistrati del Riesame hanno superato la contraddizione.«Siamo felici per la libertà. Ma non ci basta: noi vogliamo dimostrare la nostra innocenza. E lotteremo per questo. Grazie a chi ci ha sostenuto in questi giorni durissimi», è stato il primo commento di Tiziano Renzi su Facebook. Sui social anche il pensiero di Matteo: «Da rappresentante delle istituzioni confermo, a maggior ragione oggi, la mia fiducia nella giustizia italiana. Proprio una bella giornata». E subito dopo la solita minaccia giudiziaria: «Ci sarà una lunga maratona nelle aule di Tribunale - si legge ancora nel post - sia per i procedimenti aperti dalla procura, sia per le nostre cause di risarcimento civile. Ma so che i miei affronteranno questa prova con la forza di chi proclama la propria innocenza e di chi si sente abbracciato dall'affetto dei propri cari. Aspettiamo le sentenze, quelle dei tribunali. Per adesso ce sono solo due: tutte e due condannano Marco Travaglio a pagare un risarcimento a mio padre. Vedremo in futuro».«La nostra è una doppia soddisfazione», ha commentato con la Verità l'avvocato dei Renzi, Federico Bagattini, «prima di tutto di carattere umano perché vedere delle persone mandate in questo modo agli arresti domiciliari non fa bene. C'è chi gioisce per questo, ma è privo di ogni senso di umanità. Il secondo aspetto è di natura professionale», prosegue. «Si conferma quella che è stata la intuizione della prima ora, e cioè che ci fosse qualcosa di totalmente sproporzionato tra quello che veniva contestato e la imponenza della misura cautelare». «Bene così», ha concluso il legale, «ovviamente è solo un primo passo ma andiamo avanti nella nostra difesa».I giudici del Riesame che hanno revocato la misura cautelare ai domiciliari per Renzi e Massone (presidente relatore Livio Genovese, a latere Maria Elisabetta Pioli e Pier Francesco Magi) sono gli stessi che nell'aprile 2016 scarcerarono Fausta Bonino, l'infermiera che oggi rischia l'ergastolo con l'accusa di aver ucciso dieci pazienti, nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Piombino, tra il 2014 e il 2015. Scarcerazione che fu poi annullata, con rinvio a una diversa sezione del Riesame, dalla Cassazione.E proprio alla Suprema corte potrebbe appellarsi la Procura di Firenze impugnando il provvedimento di ieri per chiedere il ripristino della misura cautelare. La partita giudiziaria è ancora lunga. E quello del Riesame è un giudizio che riguarda solo le esigenze cautelari.
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.