2019-05-06
Ultra del velo e un jihadista al lavoro sui bus francesi che si sono presi la Toscana
Tra i dipendenti della Ratp, cui è stato assegnato l'appalto, ultra del velo, fanatici religiosi e un terrorista del Bataclan.Il gruppo francese Ratp che, attraverso la sua controllata Autolinee Toscane spa, gestirà il trasporto nella regione italiana (La Verità di ieri), è di nuovo al centro della cronaca transalpina, per la presunta radicalizzazione islamica di alcuni suoi dipendenti.Tutto è partito da un articolo del quotidiano Le Parisien di venerdì scorso. Il giornale aveva raccolto la testimonianza del poeta algerino, Kamel Bencheikh, che denunciava il comportamento tenuto nei confronti di sua figlia ventinovenne dall'autista di un bus parigino. Il guidatore della linea 60, in servizio nel diciannovesimo arrondissement di Parigi, si sarebbe rifiutato di far salire sull'autobus la giovane a causa della minigonna da lei indossata. Dopo essere passato oltre la fermata dove si trovavano la ragazza e una sua amica, l'autista ha frenato qualche metro più in là. Alle ragazze accorse per non perdere il bus, l'uomo avrebbe detto «basta che ti vesti bene», guardando le gambe della giovane.La vicenda ha suscitato molte polemiche e, nella giornata di ieri, la Ratp ha confermato all'agenzia France Presse di aver avviato un'inchiesta interna per fare luce sull'accaduto e ha rivelato di aver interrogato l'autista sabato sera. Questo non avrebbe riconosciuto i fatti «come sono stati presentati dalla stampa», riconoscendo però «un errore di servizio» per non avere aperto le porte del bus alle due donne «a tarda ora». La Ratp ha confermato anche di aver aperto «una procedura disciplinare, partendo dai primi elementi raccolti, [...] che potrà arrivare al licenziamento». Sempre sabato, la compagnia di trasporto pubblico parigina aveva lanciato un appello su Twitter per cercare dei testimoni oculari dei fatti denunciati dal poeta algerino. Quest'ultimo però al momento non sembra aver sporto denuncia e non avrebbe risposto a due chiamate della Ratp. Va detto che i bus parigini sono dotati di telecamere a circuito chiuso, le cui registrazioni restano memorizzate per quarantotto ore. Visto che nessuno si è rivolto ufficialmente alla polizia in questo breve lasso di tempo, c'è il rishcio che i documenti non siano più disponibili. Il ministro francese dei trasporti, Elisabeth Borne (che dal 2015 al 2017 è stata amministratore delegato di Ratp) e il segretario di Stato alle Pari opportunità, Marlène Schiappa, hanno diffuso un comunicato, affermando che, se confermati, i fatti «sarebbero molto gravi».La reazione del gruppo di trasporto della capitale francese indica probabilmente la volontà di non volersi ritrovare sulla graticola mediatica con l'accusa di tentennare di fronte alla radicalizzazione islamica, come invece è accaduto in passato. Nel 2015, ad esempio, la Ratp aveva deciso di ritirare i 250 manifesti pubblicitari dedicati al concerto del trio di musica sacra Les pretres (i preti) che si sarebbe svolto nel giugno di quell'anno all'Olympia. Il motivo? Sui manifesti si poteva leggere che il ricavato del concerto era «destinato ai cristiani d'oriente». La compagnia di trasporti aveva spiegato in un comunicato - datato 1 aprile di quell'anno - che la questione era legata al rispetto del «principio di neutralità del servizio pubblico» in un «contesto di conflitto armato all'estero». Ne era nato un putiferio. Persino il laicissimo primo ministro francese dell'epoca, il socialista Manuel Valls, aveva scritto in un tweet datato 6 aprile 2015: «Stop ai dibattiti sterili! Sosteniamo i cristiani d'oriente, vittime del terrore oscurantista. La Ratp deve assumersi le proprie responsabilità». Certo, la questione legata ai cristiani d'oriente non aveva niente a che fare con le infiltrazioni islamiste ma in molti avevano criticato la scelta della compagnia di oscurare la causa di popolazioni perseguitate dallo Stato islamico. Pochi mesi dopo, all'indomani dei tragici attentati del 13 novembre 2015, si era scoperto che uno dei terroristi del Bataclan, Samy Amimour, aveva lavorato per quindici mesi come autista della Ratp. E sempre nel 2015 Le Parisien aveva scritto che la società preferiva assumere islamici (una sorta di «fratelli maggiori», figure di riferimento - a volte dal profilo poco raccomandabile - appartenenti alla stessa cultura dei giovani difficili) per conquistare la benevolenza dei residenti delle banlieu e ridurre aggressioni agli autisti e atti di vandalismo. Banlieu in cui, come denunciato da molti attivisti, spesso le donne non possono neanche andare in giro senza velo perché rischiano di essere insultate o aggredite.Nel 2018, la presenza del radicalismo islamico tra alcuni dipendenti della compagnia di trasporti di Parigi, è tornato alla ribalta dopo la pubblicazione del libro Inch'allah: l'islamisation à visage découvert (Inch'allah: l'islamizzazione a viso scoperto), scritto da due giornalisti di Le Monde, Gérard Davet e Fabrice Lhomme e da alcuni studenti di una scuola di giornalismo. Il volume è un'inchiesta condotta nel dipartimento della Seine-Saint-Denis. Nel capitolo intitolato «Il sindacalista» si parla proprio della presenza degli islamisti radicali in un deposito di mezzi della Ratp, situato nel dipartimento alla periferia nord di Parigi.Nell'attesa che il Consiglio di Stato si pronunci sul ricorso contro l'assegnazione dell'appalto toscano al gruppo francese, l'auspicio è che, come nel caso dell'autista che non si è fermato, la Ratp scelga di adottare la linea della fermezza contro il radicalismo islamico costantemente anche in Italia, qualora i giudici convalidassero il risultato della commessa.