2020-10-23
I nostri figli vengono marchiati come degli untori da «sorvegliare»
(Alessio Coser/Getty Images)
Se un bimbo è positivo, i suoi compagni di classe sono costretti a chiudersi in casa. Ai genitori viene persino chiesto di non stare nelle stesse stanze e di fargli coprire sempre naso e bocca.Uno può avere le idee che vuole sulla crisi del Covid 19, ma è certo che siamo davanti a qualcosa di epocale e di più tipico dei tempi di guerra che di quelli di pace in cui, in teoria, stiamo ancora vivendo. E nessun italiano, pur dotato di virtù profetiche, avrebbe mai pensato fino a un anno fa, di dover vivere quello che abbiamo vissuto fino a ieri. E che in larga parte stiamo ancora vivendo, senza sapere tra l'altro (se e) quando alla crisi e alla sua mala gestione sarà detta la parola fine. Confinamento coatto per mesi, sospensione o limitazione di quasi tutte le attività lavorative, blocco di sport spettacoli viaggi e svaghi comuni, bollettini medici parossistici a ritmi incalzanti, e via discorrendo.Alcuni parlano di incubo a occhi aperti, altri di pandemia mondiale e altri ancora di dittatura sanitaria.Ma un conto sono gli slogan, un conto è il ritrovarsi all'improvviso, come mi è capitato l'altro ieri, con un figlio di 10 anni, che frequenta la quinta elementare, costretto alla quarantena casalinga. Perché nella sua classe una bambina sarebbe risultata positiva al mitico tampone sul coronavirus. Tampone la cui efficacia non è però del 100%.Ebbene, la Asl di Roma nella zona di competenza, ha inviato a tutti noi genitori un modello con una serie di consigli, anzi di obblighi più che consigli, destinati principalmente a mettere paura e ad aumentare la tensione sia in noi genitori, che nei bambini e nei loro fratelli. Citiamo il testo che è più efficace di qualunque descrizione paterna.«Con la presente Le comunichiamo che suo figlio/figlia risulta essere contatto di un caso in quanto compagno/a di classe di un soggetto positivo». Lasciando perdere la sintassi stentata, la Asl è chiara. Ma è anche assurda. Se la mitizzata mascherina ha un senso e il famoso distanziamento sociale pure, che vuol dire allora essere «a contatto»? Mio figlio, come moltissimi altri bambini, soffre ogni giorno da settembre per le 8 ore (8.30-16.30) quotidiane incollato al banco. Munito dell'infallibile museruola e senza alcuna mobilità alla ricreazione: e ora ci si parla del contatto! La bambina in questione, risultata positiva al tampone, inoltre, è totalmente asintomatica, e dunque, al giudizio degli esperti, con una bassissima carica virale e pochissime possibilità, ammesso che ce ne siano, di trasmettere alcunché.La circolare parla poi di 14 giorni di quarantena oppure dieci se associati a un test diagnostico. Ma il bello viene ora, quando si spiega a noi poveri genitori - evidentemente incapaci di tutelare ii nostri figli e bisognosi dello Stato Medico Curante - come comportarci durante questo periodo.«Essere a contatto di un caso non significa che suo/a figlio/a abbia necessariamente contratto l'infezione», però… «ai fini di sanità pubblica occorre sia isolarlo/a che sorvegliarlo/a dal punto di vista sintomatologico». Usare però termini tutt'altro che neutri come «isolare» e «sorvegliare» è vergognoso, e riporta le lancette del presente alla logica, ben descritta da Giorgio Agamben e da altri, del «dagli all'untore» di Alessandro Manzoni. Come se il malato fosse a priori un colpevole e non un soggetto più debole da aiutare e compatire. Ma mio figlio Gregorio, bardato di mascherina e costretto al distanziamento di un metro in classe, non è stato in contatto con la bambina positiva. E poi non è affatto malato!Orwelliane e totalitarie, degne di un film sui gulag o sul terrore giacobino, le norme pratiche che noi genitori e i fratelli dell'isolato dovremmo seguire. «Affinché la quarantena sia rispettata correttamente (…) è fondamentale che suo figlio si isoli in casa, ovvero trascorra i giorni della quarantena in una stanza singola, utilizzi un bagno dedicato e non usi spazi comuni (cucina, salone)». La frase è importante nell'economia del testo ed è sottolineata in grassetto. Eppure è assolutamente indecente e in molti casi come il nostro (in ragione dello spazio, delle stanze e dei tre figli che abbiamo) assolutamente impraticabile. Bagno dedicato? Stanza singola? E quello dei giallorossi Pd-5 stelle sarebbe un governo che pensa ai proletari urbani, ai migranti stipati in alberghi dismessi, ai marginali delle periferie?Ma se anche fosse praticabile quella raccomandazione resterebbe pazzesca e degna di un Comitato di Salute pubblica di una dittatura di basso conio, tipo Robespierre o Pol Pot che tolsero la libertà al popolo, ma… per il bene del popolo stesso. Un bambino, magari in una casa non enorme, non dovrebbe transitare in cucina e in salotto. E dovrebbe vivere 10 o 14 giorni del tutto isolato da genitori, amici, nonni e fratelli. Senza neppure poter uscire per prendere quell'ora d'aria che non si nega agli assassini.Un direttore (o dittatore) sanitario, un po' meno bieco, avrebbe suggerito al contrario di fare uscire il bambino (incluso il positivo asintomatico), magari presto al mattino o alla sera. Proprio perché camminare e respirare aria fresca sono alla base di qualunque concezione della salute e fondano il benessere psicofisico di chiunque, specie dei piccoli. Ma qui no.«È altresì necessario che suo figlio utilizzi, se a contatto con i familiari (attraversamento di spazi comuni come ad esempio il corridoio) la mascherina e mantenga la distanza di sicurezza». Non è uno scherzo purtroppo, e non è una tragica fake news. Ma la lettera della «Equipe Anticovid per le Scuole di Roma», capitale d'Italia e sede del governo.Dopo aver ricordato che il genitore, se «lavoratore dipendente, potrà astenersi dal lavoro» - e se autonomo? - il documento si chiude nel modo più paternalistico e moralistico che sia. Esattamente all'opposto della cultura - altrettanto eccessiva certo - di stampo edonista a cui eravamo abituati dal '68. «La invitiamo caldamente a seguire le regole di igiene e profilassi note al fine di diminuire la diffusione del virus». Virus però che il mio Gregorio non ha e che ha in forma omeopatica e non problematica la stessa bambina che incolpevolmente ha causato la reclusione forzata di 20 coetanei innocenti.«Una società che vive in un perenne stato di emergenza non può essere una società libera» (Giorgio Agamben). Né può essere sana una società che è di colpo passata dal «Vietato vietare» al «Vietato criticare ciò che il governo sta facendo per te».