2020-11-07
I miti e le leggende dell'Oriente ci insegnano a sopravvivere al Covid
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In Cina gli Wen Shen, demoni che scagliano malattie letali sugli uomini; in Tibet Munpa Zerdan, demone nato dalla miseria nera. Sono tante le storie tramandate da secoli su divinità associate alle pandemie. Conoscerle è considerato di buon auspicio per la sconfitta di ogni male. L'Istituto culturale coreano inaugura la mostra «Il regno Joseon e la lotta contro le pandemie» per essere d'ispirazione a superare la pandemia che oggi ha coinvolto il mondo intero. Un antico gioco di samurai per testare il coraggio dei più giovani, tra storie di demoni, fantasmi e orchi. Il nuovo libro di Elisa Menini vi porterà tra le tradizioni del Giappone. Amabie, una creatura simile a una sirena con i capelli lunghi, un becco e tre gambe, è il simbolo della lotta contro il coronavirus. Il Giappone l'ha trasformato anche in una mascotte che gira per le città e rassicura gli abitanti. Lo speciale contiene quattro articoli e gallery fotografiche. Peste. Pandemie. Morte. Nei miti e nelle leggente queste tre parole si rincorrono tra le pagine sbiadite di racconti passati che, prima di essere fissati sulla carta, venivano raccontati di piazza in piazza e di casa in casa, da voci sempre differenti e modificati in base al luogo o all'esigenza.Quel che è certo è che una costante nella storia delle leggende, soprattutto orientali, è quella di identificare le pandemie con divinità più o meno potenti e affiancarle ad altrettante entità supernaturali in grado di combatterle. Una sorta di binomio bene-male, bianco-nero, che si ripete da secoli. Partiamo dalla Cina. A pochi giorni dall'esplosione del Covid-19, il presidente Xi Jinping commentò sottolineando come si stesse «lottando contro un demone». Parole non scelte a caso e che si riferiscono a Wen Shen, un demone (o un gruppo di demoni) alla base del folklore cinese. Secondo l'antica religione Han, ancora alla base di molte leggende cinesi, Wen Shen si paleserebbe per punire i misfatti degli esseri umani scagliando su di loro le più letali malattie. Secondo il Li wei xi ming zheng, un commentario mitologico risalente alla dinastia Han (secondo secolo a.C - terzo secolo d.C) Wen Shen sarebbe nato dai tre figli dell'imperatore Zhuan Xu che, morti alla nascita, si tramutarono in spiriti maligni. I primi due dimoravano rispettivamente nei fiumi Yungtze e Ruo, mentre il terzo, con le sembianze di un bambino, si annidava negli angoli bui delle case terrorizzandone gli abitanti. Un'altra leggenda, più diffusa, narra di cinque Wen Shen, uno per ogni stagione e Shi Wenye, il quinto, e comandante di tutti gli altri. Sono numerosi i templi dedicati a queste divinità, soprattutto a Taiwan, dove - dopo la rivoluzione culturale - ne vennero costruiti ben 700. Secondo la tradizione, per placare l'ira di questi dei, bisognerebbe offrire loro canapa, fagioli e pregare. Fino a qualche decennio fa, nell'isola di Taiwan, si usava anche condurre al largo una barchetta vuota che simbolicamente rappresentava l'allontanare il morbo dalla comunità. Legati ai Wen Shen ci sono anche molteplici "esorcismi" della scuola taoista, secondo i quali basterebbe pronunciare tre volte il nome della divinità perché questa la smetta di tormentare gli esseri umani. Semplice? Non proprio. Perché per far si che la supplica funzioni bisogna riconoscere l'entità che si ha davanti ed evitare di adirarla ancora di più. Se nell'epoca Tang (618-907) gli spiriti diventano "umidi" e restano cinque, questa volta quattro corrispondenti ai punti cardinali e un altro che li governa dal centro della Terra, nel precedente periodo Liang (502-557), il testo taoista Taishang yuanyuan shenzhou jing parla di sette dei a capo di un'armata di 250.000 spettri che colpivano l'umanità con i malanni più disparati. In mezzo c'era stata la dinastia Sui, durante la quale i Wen Shen erano tornati cinque ma avevano conservato le loro prerogative militari, tanto che l'imperatore Wen, per placarli, decise di offrire loro il grado di generale, garantendo loro sacrifici il quinto giorno del quinto mese, purché risparmiassero il suo popolo. Per andare sul sicuro, potrebbe essere nondimeno sufficiente avere a portata di mano una mela selvatica, ancestrale talismano contro il flagello dei Wen Shen.Rimanendo nel Paese del Dragone, in cinese, Tian Hua Niang Niang significa "la fanciulla dei fiori celesti" e si riferisce alla forma divinizzata di tutte le malattie da vaiolo, in particolare il vaiolo. Una delle malattie più mortali della storia cinese, il vaiolo è stato responsabile della morte di innumerevoli cinesi nel corso della storia; responsabile anche del passaggio improvviso degli imperatori Shunzhi e Tongzhi della dinastia Qing. Le credenze folcloristiche cinesi stabiliscono quindi che tutti, specialmente i bambini, dovrebbero adorare Tian Hua Niang Niang quando sono affetti da malattie da vaiolo. Oggi, gli altari della fanciulla celeste continuano ad esistere in vari templi cinesi. Per esempio, all'interno del tempio Mazu della città di Tianjin.Una delle divinità più importanti e popolari della religione indù, Shiva è coinvolta in alcune delle storie più importanti che descrivono la creazione del mondo, compresa la creazione di malattie. Daksha, suocero di Shiva, aveva organizzato un sacrificio di cavalli invitando tutti gli dei a partecipare alla cerimonia, tranne Shiva. Sati, figlia di Daksha e moglie di Shiva, vide il dio seduto da solo e chiese perché non ci andasse. Quando lo scoprì, si vergognò, dicendo «tra tutte le cose (lui) era superiore». Arrabbiata oltremodo per le parole della moglie, Shiva attaccò il sacrificio di Daksha inseguendolo con arco e frecce con l'aiuto dei suoi terrificanti servitori. Durante l'inseguimento, una goccia di sudore gli cadde dalla fronte e colpì il terreno, trasformandosi in un uomo dagli occhi rossi e corti di nome Malattia (Febbre, in alcune altre versioni della leggenda). Gli altri dei cedettero, permettendo a Shiva di unirsi al sacrificio, a patto che dividesse questa nuova creazione, perché il mondo non sarebbe stato in grado di sopportare una tale malattia. Shiva accettò, dividendo la malattia in diversi pezzi diversi, creando malattie diverse per le diverse creature.Nella mitologia tradizionale tibetana, il mondo è nato da due grandi uova cosmiche, formate dall'unione di cinque elementi primordiali. Una delle uova si chiamava Radiant ed era fatta di luce bianca; l'altra si chiamava Black Misery ed era composta di oscurità. Il dio della saggezza colpì Radiant, creando diverse divinità nel processo, il mondo e i suoi esseri viventi. Una divinità chiamata Munpa Zerdan nacque dalla Miseria Nera, e portò nel mondo la pestilenza, l'ignoranza, la follia e i demoni. Alcune versioni del mito dicono che la Miseria Nera produsse l'oscurità del non essere da un unico grande uovo cosmico, formato dai cinque elementi primordiali (durezza, fluidità, calore, movimento e spazio). Poi ha riempito l'oscurità di tutte le cose cattive. Essendo il suo opposto, la Radianza ha riempito il mondo di tutte le cose buone, comprese diverse divinità benevole. In senso stretto, è impreciso, e ingiusto, considerare la divinità scintoista Sugawara no Michizane come un dio della malattia. Chiedete a qualsiasi giapponese e questi vi dirà che Sugawara è il dio scintoista degli studi, venerato in tutto il Giappone in numerosi santuari di Tenjin. Le piaghe, tuttavia, sono state ciò che ha portato Sugawara no Michizane ad essere ampiamente venerato. In origine era uno studioso e ufficiale dell'era Heian, Sugawara fu vittima della politica di corte e alla fine morì in esilio nel 903 d.C. Dopo la sua morte, il Giappone fu assediato da epidemie e disastri. Anche il Palazzo Imperiale di Heian-Kyo (Kyoto) fu ripetutamente danneggiato da un fulmine. Credendo che queste catastrofi fossero la vendetta messa in atto dallo spirito furioso dello studioso, la corte imperiale giapponese restaurò i titoli di Sugawara e costruì un santuario per placarlo. Decenni dopo, Sugawara fu persino divinizzato come il dio scintoista dell'apprendimento. Oggi, il più famoso santuario scintoista a lui associato è Dazaifu Tenmangu nella prefettura di Fukuoka. Degno di nota, i moderni adoratori giapponesi oggi a Sugawara no Michizane per il successo scolastico. Pochissimi lo fanno per la salute o per l'immunità dalle malattie.
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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