2020-12-19
I misteri della trattativa: «Scambio di prigionieri» e un nuovo ruolo per Haftar
Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Khalifa Haftar (Ansa)
La missione di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio in Libia ha rafforzato l'immagine del maresciallo della Cirenaica, già scaricato da Usa e Russia. Chiesto l'intervento del Copasir.Salvo imprevisti, i 18 pescatori di Mazara del Vallo (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) liberati giovedì, dopo 108 giorni di detenzione, dal maresciallo libico Khalifa Haftar dovrebbero arrivare nel porto trapanese domani. I membri degli equipaggi dell'Antartide e del Medinea hanno lasciato Bengasi nella notte tra giovedì e venerdì, dopo che problemi di accensione di uno dei motori dei due pescherecci (probabilmente a causa dei mesi di inattività) avevano ritardato la partenza prevista nel pomeriggio.Intanto, però, continuano a emergere interrogativi sulla loro liberazione favorita dalla visita a Bengasi del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ieri il quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, vicino ad Haftar, citava «fonti libiche ben informate» secondo cui il rilascio dei pescatori sarebbe avvenuto dopo un accordo per uno «scambio di prigionieri». I «prigionieri» nelle mani dell'Italia, secondo Haftar, sarebbero i «quattro calciatori» libici: secondo Bengasi sono quattro giocatori di pallone ma in Italia sono stati ritenuti gli scafisti responsabili della cosiddetta strage di Ferragosto del 2015 e condannati in appello per traffico di esseri umani (in attesa di sentenza definitiva della Corte di cassazione). Tra loro c'è anche il figlio di un colonnello dell'Esercito libico.Si tratta di voci di parte (su cui ha chiesto chiarezza il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia con un'interrogazione urgente al governo). Ma sembrano confermare quanto rivelato dall'Agenzia Nova citando fonti dell'esercito di Haftar: sarebbe stato proprio il maresciallo a chiedere a Conte di intervenire nella situazione dei quattro libici. Richiesta respinta, avrebbe risposto il premier, spiegando che la magistratura italiana è indipendente dal potere esecutivo. Salvo però impegnarsi a seguire gli sviluppi del caso auspicando una soluzione della vicenda e a promettere di impegnarsi in prima istanza per evitare nuovi «incidenti» come quello dei 18 pescatori di Mazara del Vallo, fermati dalle autorità della Cirenaica perché accusati di aver pescato in acque libiche, hanno riferito le fonti dell'Agenzia Nova.Nei prossimi giorni potrebbero esserci sorprese su questo fronte ma appare evidente l'elemento propagandistico nelle ultime mosse di Haftar e dei suoi: grazie alla photo opportunity concessagli dal governo italiano è riuscito a riemergere dal dimenticatoio in cui era finito dopo essere stato di fatto scaricato da tutti i suoi principali sostenitori, dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Russia agli Emirati Arabi Uniti. Per rendersene conto basta dare un'occhiata alle parole trionfanti del direttore del dipartimento di «orientamento morale» delle milizie di Haftar, Khaled al Mahjoub: secondo quanto ha riferito, il premier Conte avrebbe confermato il sostegno dell'Italia alla continuazione del cessate il fuoco in Libia.E non è tutto. Infatti, oltre al riconoscimento politico, grazie all'incontro di giovedì - che lo scambio si concretizzi o meno - Haftar è riuscito a dare anche un segnale interno, alla Cirenaica, dove la sua parabola sembrava discendente a favore del presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh. Per chiarire «le modalità della liberazione» il senatore di Fratelli d'Italia, Adolfo Urso, ha chiesto che siano convocati in audizione al Copasir, di cui è vicepresidente, il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri assieme a Giovanni Caravelli, direttore dell'Aise, i servizi segreti esterni. «Ora è evidente quel che il governo ha sempre smentito», si legge in una nota: «Si è trattato di un rapimento politico che ha raggiunto il suo obiettivo, la sottomissione dell'Italia». Secondo Urso il prezzo politico pagato dall'Italia («umiliata, relegata a comparsa laddove era sempre stata protagonista») è «altissimo»: «Il sequestro è stato effettuato solo al fine di costringere l'Italia a consacrare Haftar come unico interlocutore della Cirenaica conferendo a lui quel ruolo centrale nelle trattative di pace in corso, che ormai tutti gli negavano», recita la nota. Se ne discuterà martedì durante la riunione dell'ufficio presidenza convocata dal presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi.Quella dei due pescherecci non è però l'unica questione marittima che coinvolge l'Italia. Sono ferme dal mesi davanti al porto di Huanghua, in Cina, la Mba Giovanni, portarinfuse della società Michele Bottiglieri Armatore, e la Antonella Lembo, della Fertilia Spa. Sulla prima ci sono sei marittimi italiani e 13 filippini; sulla secondo sette italiani e sedici filippini. Alcuni di loro sono a bordo da un anno e non possono scendere per via delle norme cinesi anti Covid. Sono di fatto «ostaggi» di Pechino e della sua guerra commerciale con l'Australia. Le due navi, infatti, trasportano carbone metallurgico australiano, boicottato dal governo cinese. Un'altra questione spinosa per il governo. Che difficilmente potrà essere risolta con una foto con il presidente Xi Jinping, con il quale a marzo del 2019 l'Italia del governo gialloverde firmava il memorandum d'intesa sulla Via della seta.