2024-10-15
I grillini provano a insabbiare le intercettazioni di Scarpinato
Roberto Scarpinato (Ansa)
I campioni della trasparenza chiedono al presidente dell’Antimafia di non mettere le carte a disposizione dei commissari. Poi ci accusano di dossieraggio e se la prendono pure con la Procura di Caltanissetta.Come? Usando La Verità. Un’accusa grave di cui potrebbero dover rispondere in un’aula di Tribunale visto che non saranno mai in grado di dimostrare la loro tesi, completamente fantasiosa.Il casus belli sono i nostri articoli sulle intercettazioni inviate dalla Procura di Caltanissetta alla commissione Antimafia, contenenti i dialoghi tra Scarpinato e l’ex collega Gioacchino Natoli accusato di favoreggiamento delle cosche in vista dell’audizione di quest’ultimo a Palazzo San Macuto. I due avrebbero concordato, almeno in parte, domande e risposte. I grillini, ieri, forse preoccupati dalle nostre inchieste, hanno strepitato: «Quella in corso ai danni di Roberto Scarpinato è una bieca operazione di delegittimazione, pericolosissima dal punto di vista democratico, fatta con i metodi del dossieraggio per sterilizzarlo, renderlo inoffensivo nella commissione Antimafia, così che non possa portare avanti in quella sede la nostra battaglia sulle verità scomode e per alcuni indicibili sulle Stragi del 1992-93, sul coinvolgimento di pezzi deviati dello Stato in combutta con esponenti dell’eversione neofascista». Ma lor signori non ci spiegano perché la Procura di Caltanissetta abbia deciso di trasmettere in Antimafia le trascrizioni delle telefonate del loro collega di partito.Una decisione che deve aver messo i grillini in imbarazzo. Al punto da costringerli a stigmatizzare una diffusione delle captazioni che non c’è stata e a portare un attacco frontale agli inquirenti nisseni: «Stanno circolando conversazioni private tenute tra Scarpinato e Gioacchino Natoli, un altro magistrato suo collega antimafia per decenni, che non hanno nessuna rilevanza penale, che nemmeno potevano uscire dall’archivio digitale del procuratore capo di Caltanissetta e che invece sono arrivate alla commissione Antimafia. […] Con Scarpinato sta avvenendo non solo la violazione della privacy, ma anche quella dei suoi diritti di parlamentare garantiti dalla Costituzione». I 5 stelle hanno anche contestato la diffusione da parte nostra di «informazioni idonee a compromettere il segreto delle indagini». Insomma i nostri hanno sfoderato tutto il repertorio usato in passato dalle sedicenti vittime della «furia giustizialista», a partire dal loro arcinemico Silvio Berlusconi e dai suoi sostenitori. Una testuggine romana degna di miglior causa. Ed eccoci al capzioso domandone finale: «È un caso che il quotidiano La Verità abbia dato notizia delle intercettazioni pochi giorni dopo che sono arrivate alla Commissione? Quali e quante altre fughe di notizie pilotate alla stampa per motivi politici si stanno preparando? La presidente Colosimo può garantire pubblicamente che nessun esponente politico della Commissione ha avuto accesso a queste carte, che nulla è uscito dal suo ufficio o uscirà in futuro?». Una richiesta che punta a scongiurare l’annunciata libera consultazione delle intercettazioni da parte dei membri della commissione. Una missione esplicitata in un altro passaggio del comunicato: «È paradossale il fatto che potenzialmente i contenuti delle intercettazioni possano essere messi a disposizione di ben 50 parlamentari, mentre le indagini sono ancora in corso e neppure i difensori dell’indagato possono avere copia delle intercettazioni». I grillini, in preda al panico, arrivano a denunciare il «killeraggio dei campioni dell’antimafia» e la «delegittimazione di due magistrati che in passato hanno indagato e mandato a processo esponenti del centrodestra». Ma di che cosa hanno paura, visto che Scarpinato ha spiegato di non avere nulla da nascondere? Resta un mistero.Da Fratelli d’Italia, a stretto giro, è arrivata una puntuta replica: «Le dichiarazioni del Movimento cinque stelle sono pericolose farneticazioni di chi sta dimostrando di aver perso la credibilità. il rispetto delle istituzioni e il buonsenso. Ci piacerebbe sapere come faccia il M5s ad avere queste inqualificabili certezze dal momento che mai e poi mai la Commissione antimafia si è prestata, e mai lo farà, a strumentalizzazioni politiche. Detto questo, la domanda resta sempre la stessa: cosa avevano da dirsi di così tanto importante e segreto Natoli e Scarpinato al telefono? E perché avevano così tanta paura delle audizioni in corso?». Mentre a Roma infuriava la polemica politica, ieri la difesa di Natoli, accusato di aver istruito insieme con i suoi colleghi Pietro Giammanco e Giuseppe Pignatone indagini solo apparenti nei confronti di alcuni fedelissimi di Totò Riina, ha fatto trapelare l’esito delle proprie investigazioni difensive, annunciato dalle agenzie come «colpo di scena»: «Una ricerca fatta dai legali del magistrato ha rivelato che l’ordine di distruzione delle intercettazioni e dei brogliacci dell’inchiesta sull’imprenditore mafioso Buscemi, indizio, per la Procura di Caltanissetta del tentativo di Natoli di affossare gli accertamenti, era un provvedimento prestampato, all’epoca, normalmente usato quando si archiviava o in casi definiti con sentenza. Una prassi, dunque». Gli avvocati di Natoli avrebbero «trovato lo stesso ordine prestampato in ben 62 altri procedimenti». La ricerca sarebbe stata effettuata a campione su un periodo di circa 5 anni. Dunque l’aggiunta a penna con l’ordine di «distruzione dei brogliacci» contenuto nella richiesta di archiviazione firmata da Natoli non sarebbe stata un’eccezione, ma un’iniziativa diffusa negli anni ‘90 nel Palazzo di giustizia di Palermo. Detto questo, conviene precisare che l’accusa di favoreggiamento della mafia è collegata alla conduzione, ritenuta superficiale, delle indagini e alla richiesta di archiviazione nel suo complesso e non solo all’ordine di eliminazione delle fonti di prova.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.