2022-01-06
I grillini alzano bandiera bianca. Il Carroccio limita i talebani del Pd
I ministri della Lega scongiurano il delirio del super certificato per i servizi essenziali e delle dosi coatte ai quarantenni. Il partito però è stizzito: «Draghi si consegna a Letta e Speranza». Imbarazzo pure nel M5s.Il M5s alza bandiera bianca, la Lega invece riesce quanto meno ad arginare la valanga di restrizioni: mentre i grillini, al termine dell’ennesima giornata di tensioni incandescenti tra i partiti di maggioranza, accettano sostanzialmente tutti i nuovi provvedimenti del governo guidato da Mario Draghi, il Carroccio si mette di traverso e riesce a scongiurare almeno l’estensione indiscriminata dell’obbligo di super green pass per fare, in sostanza, qualunque cosa. Draghi, tuttavia, ora deve fare i conti con la fortissima irritazione del Carroccio, che minaccia di mettersi di ostacolare la corsa al Quirinale del premier. La miscela esplosiva formata da provvedimenti anticovid, tensioni tra i partiti di maggioranza ed elezione del prossimo presidente della Repubblica esplode alle 19.50 di ieri sera. Il Consiglio dei ministri è in corso, la bozza del decreto che circola nelle redazioni dei giornali contiene restrizioni durissime: oltre all’obbligo vaccinale per gli over 50, si prevede anche, tra l’altro, di limitare l’accesso a banche, uffici pubblici, negozi, parrucchieri, estetisti solo a chi è provvisto del super green pass, quindi guarito o vaccinato. Autorevoli fonti della Lega segnalano alla Verità la «forte irritazione per quanto successo in cabina di regia e nel Cdm. La trattativa sull’obbligo vaccinale, con una incredibile rincorsa alla mediazione, è apparso un cedimento a posizioni ideologiche e senza alcuna base scientifica. A questo punto», aggiungono le fonti, «l’aspirante presidente della Repubblica Draghi si consegna ai voti di Letta e Speranza». Una bella legnata, diretta e senza fronzoli, che segue un’altra presa di posizione durissima, sempre della Lega, diffusa mezz’ora prima, sempre a Consiglio dei ministri in corso, sotto forma di comunicato ufficiale: «Siamo responsabilmente al governo», dichiarano i ministri della Lega Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani, «ma non acquiescenti a misure come gli obblighi che incidono profondamente sulla libertà al lavoro che è tutelata dalla Costituzione o a misure senza fondamento scientifico visto che la maggioranza assoluta dei ricoverati Covid ha ben più di 60 anni. Inoltre, manca l’assunzione esplicita di responsabilità dello Stato quando si introduce un obbligo vaccinale. Formuleremo inoltre una proposta per consentire l’anticipo del Tfr a chi è rimasto senza stipendio», aggiungono i ministri leghisti, «perché sospeso dal lavoro per permettere il sostegno delle famiglie altrimenti prive di reddito». Tra le righe, il messaggio dei ministri del Carroccio, che lascia intravedere la mano di Matteo Salvini, è chiarissimo: il decreto legge, così com’è, non lo votiamo. Passa ancora qualche minuto e Draghi molla qualcosa: cade l’obbligo del super green pass per accedere ai servizi alla persona, nelle banche, nei negozi, dal parrucchiere, dall’estetista e per gli uffici pubblici. La parte del decreto che prevede questo obbligo viene stralciata, dopo che Garavaglia ha detto chiaro e tondo che il Carroccio non è disposto a votare il decreto. Al posto del super green pass, c’è il green pass semplice, quello ottenuto anche con il tampone. Intanto, il M5s è nel caos. Il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, capodelegazione grillino, non si fa vedere a Roma, dopo che lo scorso 29 dicembre aveva fatto asse con Giorgetti per bloccare l’obbligo vaccinale e l’estensione indiscriminata del super green pass. Al suo posto, in cabina di regia, alle 15.30, si presenta il ministro delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone. Non c’è neanche Giorgetti, a Varese per motivi familiari. Il motivo dell’assenza di Patuanelli? «La linea della volta scorsa», dice alla Verità un big pentastellato, «oggi sarà sconfessata. Come fa a partecipare?». La profezia si avvera, il M5s digerisce tutte le restrizioni, sbanda, è senza una rotta, in balia delle onde. Le chat interne esplodono: «I parlamentari», si sfoga un deputato molto ascoltato dai colleghi, «hanno dato mandato a Conte di dire no a ogni tipo di obbligo vaccinale, oggi (ieri, ndr) Conte ha aperto all’obbligo vaccinale. Finiremo per scomparire». Il riferimento è a una dichiarazione di Giuseppi all’Adnkronos: «Condividiamo», dice a cdm in corso, «la proposta che Draghi ha portato che prevede il green pass rafforzato per i lavoratori over 50 e un più generale obbligo di vaccinazione per tutti gli over 50». Alla fine, alle 20.40, il Consiglio dei ministri approva all’unanimità il decreto legge. Restano gli strascichi di una giornata di tensione incandescente: la variegata maggioranza che va dalla Lega a Leu ha retto, fino ad oggi, evidentemente perché il collante rappresentato da Mario Draghi è più forte delle pulsioni a far venire giù tutto. Tra 20 giorni, però, Draghi potrebbe lasciare la poltrona di premier per trasferirsi su quella del Quirinale, e gli scossoni sul post Mario iniziano inevitabilmente a farsi sentire. Negli ultimi minuti del cdm, quando la Lega riesce a eliminare l’obbligo del super green pass per i servizi, a quanto apprende La Verità da fonti di governo, il ministro della salute, Roberto Speranza di Leu, e quello alla Pubblica amministrazione, Renato Brunetta di Forza Italia, propongono di abbassare l’obbligo vaccinale agli over 40. Garavaglia si oppone, la proposta non passa.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)