2021-03-21
I giochi di poltrone di Speranza dietro il pasticcio Astrazeneca
Lunedì 15, data in cui all'Aifa viene imposto lo stop al vaccino inglese, il direttore dell'Agenzia aggiorna il suo curriculum. Tre giorni dopo viene confermato dal dicastero. Identica procedura per il dg dell'Agenas. Nicola Magrini, che dirige l'Agenzia del farmaco, vanta rapporti politici di vecchia data con il ministro. Domenico Mantoan, suo collega (e rivale), resta all'ente di supporto delle Regioni. Lo speciale contiene due articoli. Su ambite poltrone continueranno a sedere due direttori molto legati al ministro della Salute. Roberto Speranza ha infatti confermato nei loro incarichi Nicola Magrini e Domenico Mantoan, dg rispettivamente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dell'Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali (Agenas). Giovedì prossimo la Conferenza delle Regioni darà il proprio parere, che non è vincolante, quindi il rinnovo delle nomine è cosa fatta. La nota del ministro sulla riconferma di Magrini porta la data del 18 marzo e il curriculum vitae del dg, allegato al documento, risulta aggiornato il 15 marzo. Giornata, quella, particolarmente difficile per la campagna vaccinale europea perché in quella data il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, seguendo l'indicazione del Paul Ehrlich Institut, decideva di sospendere il vaccino anglosvedese dopo i nuovi casi di trombosi che erano stati segnalati. Alla presa di posizione della Germania si era accodata anche l'Italia, vietando l'utilizzo del farmaco sul territorio nazionale «in via del tutto precauzionale». La decisione dell'Aifa sarebbe stata presa su input del governo, secondo quando filtrò dal ministero della Salute, e in seguito a colloqui tra il nostro ministro e i suoi omologhi di Germania, Spagna e Francia. Speranza l'aveva poi confermato: «Le scelte compiute e condivise oggi dai principali Paesi europei su Astrazeneca sono state assunte esclusivamente in via precauzionale in attesa della prossima decisiva riunione di Ema. Abbiamo fiducia che già nelle prossime ore l'Agenzia europea possa chiarire definitivamente la questione», fu la sua dichiarazione. Poi ebbe luogo il colloquio con il premier, Mario Draghi, quindi l'Aifa prese quella che lo stesso Magrini ha poi definito «una decisione politica», non sulla base di evidenze raccolte dalla nostra farmacovigilanza. Curioso quello che dichiarò Magrini al Corriere della Sera dopo aver preso servizio nel 2020 in piena emergenza Covid: «L'autonomia della sanità degli Stati europei si è dimostrata perdente e occorre cambiare le regole per avere una Ue più forte in tema di salute pubblica. I singoli Paesi hanno reagito in modi e tempi differenti, forse troppo». Un anno dopo, il direttore generale dell'Aifa prende con il ministro della Salute una decisione «politica» senza aspettare il parere dell'Ema, l'Agenzia europea dei farmaci. Risultato: campagna vaccinale interrotta, panico tra i cittadini, vaccino Astrazeneca finito all'indice per l'opinione pubblica in quanto sospetto portatore di eventi avversi mortali. In un 15 marzo così convulso e denso di avvenimenti, il direttore generale dell'Aifa trova comunque il tempo di aggiornare il suo cv, che risulta allegato al documento inviato tre giorni dopo dal ministero della Salute al ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, e alla Conferenza delle Regioni. Soffermiamoci su questa seconda data, il 18 marzo. È il giorno atteso per la decisione su Astrazeneca di Ema, che già il lunedì aveva consigliato di non interrompere la somministrazione del farmaco sviluppato presso l'università di Oxford. Il vaccino è «sicuro ed efficace. I suoi benefici superano i rischi», afferma giovedì 18 il Comitato sulla sicurezza (Prac). Scatta il semaforo verde, in Italia dal giorno dopo si potrà tornare a inoculare Astrazeneca. «Prima di sospendere i vaccini si tenga conto che in Italia muoiono 500 persone al giorno per Covid», dichiarò in audizione alla Camera il presidente di Aifa, Giorgio Palù, fermamente contrario a quel blocco. Ma il danno fu procurato, ad Astrazeneca e ai cittadini che non si sono potuti vaccinare in quei giorni. Magrini tornerà a ripetere che si era trattato solo di uno stop precauzionale. Intanto il suo incarico viene riconfermato proprio il giorno 18. Il ministro Speranza, infatti, ha deciso di non attuare lo spoils system che poteva essere esercitato in virtù dell'entrata in carica del nuovo governo Draghi a 90 giorni dal giuramento. Magrini doveva restare su quella poltrona, dove era stato insediato nel marzo 2020. Facciamo un passo indietro. ll 24 ottobre 2019, a poche settimane dal suo arrivo al ministero, Speranza pubblica l'avviso pubblico per manifestazione di interesse per l'incarico a direttore generale dell'Aifa, rendendolo disponibile dal successivo 9 dicembre. Era rivolto a tutti i soggetti «in possesso di diploma di laurea specialistica, con qualificata e documentata competenza ed esperienza». Dava così il benservito anzitempo a Luca Li Bassi, il dg scelto dal precedente ministro, Giulia Grillo, che non pare aver lasciato un gran ricordo all'interno dell'Agenzia. Speranza allora aveva deciso di esercitare lo spoils system, pratica politica per cui i vertici della Pubblica amministrazione vengono sostituiti al momento dell'insediamento di un nuovo governo. L'esecutivo in carica ha facoltà di affidare la guida della macchina amministrativa a dirigenti «di fiducia», in grado di sostenere l'indirizzo politico impresso dal decisore politico. Altre cariche istituzionali vengono invece assegnate in base a un concorso e senza tener conto dell'affiliazione politica dei candidati. Speranza scelse Magrini, così come lo scorso ottobre decise di spostare Domenico Mantoan dalla presidenza di Aifa a quella di Agenas. L'ex direttore generale della sanità per la Regione Veneto, ex braccio destro del governatore Luca Zaia, fino all'ultimo ha sperato di poter occupare il posto dell'attuale dg dell'Agenzia del farmaco. Magrini e Mantoan sono stati scelti da Speranza, ma tra i due c'è grande rivalità. Il ministro alla fine ha deciso di mantenere al suo posto l'ex responsabile dell'area valutazione del farmaco dell'Agenzia sanitaria regionale dell'Emilia Romagna. Mantoan aggiorna il suo cv il 16 marzo, il giorno dopo il ministro lo riconferma ad Agenas. L'Agenzia che al momento non è ancora riuscita a stilare il protocollo delle cure per assistere a domicilio i malati di Covid. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-giochi-di-poltrone-di-speranza-dietro-il-pasticcio-astrazeneca-2651155477.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-percorsi-dei-due-tecnici-chiave" data-post-id="2651155477" data-published-at="1616271258" data-use-pagination="False"> I percorsi dei due tecnici chiave Come mai Nicola Magrini, medico e farmacologo clinico, nel 2019 era stato scelto tra la sessantina di candidature pervenute al ministero della Salute per occupare il ruolo di dg dell'Aifa? È vero che Magrini all'epoca era segretario del comitato per i farmaci di base dell'Oms, e che Speranza ha ottimi rapporti con l'Organizzazione mondiale della sanità, come si è visto a proposito del rapporto sul Piano pandemico, rimosso perché rivelava che non era aggiornato dal 2006. «Dal 2014 è segretario del comitato sui farmaci essenziali all'Oms. Torna ora in Italia per servire il nostro Paese in un settore decisivo. Il nostro Servizio sanitario nazionale merita il meglio», dichiarò il ministro annunciandone la nomina nel gennaio di un anno fa. Tra i due, però, i legami sarebbero principalmente politici. Magrini, che dal 2012 al 2014 aveva guidato l'area valutazione del farmaco dell'Agenzia sanitaria e sociale della Regione Emilia Romagna, è persona molto vicina a Giovanni Bissoni, per diversi anni componente del Cda dell'Aifa, poi dal 2012 di Agenas. L'architetto Bissoni, romagnolo di Cesena, dopo essere stato dal 1993 al 1995 capogruppo dell'allora Pds in Consiglio regionale, nel 1995 divenne assessore alle Politiche per la salute della Regione rossa, che era presieduta da Pier Luigi Bersani. L'ex ministro e segretario del Pd, poi nel 2017 fondò Articolo 1 democratici e progressisti di cui Roberto Speranza divenne il coordinatore nazionale prima di passare con Liberi e uguali. Bissoni e Magrini, un legame sorto a Bologna e che il riconfermato ministro della Salute conserverebbe grazie al nume tutelare che rimane Bersani, con il quale uscì dal Pd nel 2017, ma nel quale potrebbero rientrare entrambi. Magrini è entrato in Aifa quando presidente era il vicentino Domenico Mantoan. Per dieci anni direttore dell'area sanità e sociale del Veneto, il medico nonché manager era stato collocato al vertice dell'agenzia farmacologica dal governo Pd-M5s nell'ottobre del 2019. Dopo mesi di scontri con Magrini, Mantoan se ne andò da Aifa, ma con la nomina in tasca di dg dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, di cui era commissario da due mesi. Nello stesso ottobre 2020 lascia anche la sanità veneta. Però pare abbia continuato a sognare di poter tornare indietro e sedere al posto di Magrini su una poltrona più prestigiosa rispetto a un incarico in Agenas, ente vigilato dal ministero della Sanità e che dovrebbe fornire il supporto tecnico alle Regioni per la predisposizione dei servizi sanitari territoriali e delle reti ospedaliere. In teoria, dovrebbe anche occuparsi della valutazione dell'efficacia dei dispositivi medici. Il ministro, comunque, ha tolto a Mantoan ogni speranza: all'Aifa resta il funzionario Magrini che, come spiegato su queste colonne, appare sempre più in contrasto con il nuovo presidente Giorgio Palù.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)