2020-05-20
I giallorossi umiliano le paritarie. Nel dl Rilancio c’è solo un’elemosina
Dopo le proteste, stanziati 40 milioni. Ma grazie alle private lo Stato risparmia 5 miliardi.Non c'è nulla da fare. Tutte le volte che ci sono di mezzo le scuole paritarie, i discorsi si sprecano e i fatti non ci sono. Infatti, in campagna elettorale, chi ha il coraggio di sparare contro le scuole che non sono dello Stato e fanno un servizio pubblico? Nessuno o, meglio, in pochissimi, da contare sulle dita di una mano. Anche perché si tratta di 900.000 studenti, 12.000 scuole e 180.000 dipendenti. Son voti e quindi, anche chi non è convinto, intanto la dichiarazioncina la fa, l'impegnuccio se lo prende. Poi, passate le elezioni, e gabbato lo santo, vengono fuori allo scoperto e chissenefrega delle scuole paritarie? Tra i soldi per i monopattini e mille alte regalie da fare a questo e a quello, le scuole aspettino. E persino dopo le proteste, di istituti e famiglie, nell'ultima bozza del decreto Rilancio, i giallorossi si limitano a inserire un'elemosina da 40 milioni di euro (con gli stanziamenti complessivi portati da 80 a 120 milioni).Perché lo fanno? A cosa non credono? Cosa c'è dietro al menefreghismo nei confronti di quelle istituzioni che assicurano, ad esempio, i nidi e le materne alle famiglie di molti Comuni italiani dove lo Stato latita? Perché non difendono il diritto di libertà nella scelta dell'educazione che queste scuole significano? Non è forse un diritto al pari di altri diritti fondamentali? Anzitutto non credono alla libertà di educazione. Ritengono ancora che l'unica forma di libertà sia quella del pluralismo all'interno delle istituzioni statali. Pluralismo che, tra l'altro, sarebbe tutto da verificare e che, una volta verificato, risulterebbe - come sanno anche i sassi - piuttosto scarso. Anche per colpa della destra, la predominanza della sinistra è un dato: basta dare un'occhiata ai manuali di storia, solo per esempio. Ma, tornando al tema, se uno non crede che sia importante per le famiglie, ove lo vogliano, scegliere la scuola che vogliono per i propri figli, allora è chiaro che non muova un dito quando c'è da difenderla. Non conoscono i dati. Secondo l'Ocse, non secondo le associazioni di categoria delle scuole paritarie, il costo annuo a carico dello Stato, per ogni alunno delle scuole non statali, è di 500 euro. Capite bene che è un prezzo irrisorio in cambio della libertà di educazione. Non c'è, quindi, un problema di sovraccarico per lo Stato. Anzi, si calcola che se a settembre il 30% di queste scuole dovesse chiudere, risulterebbe per lo Stato, una spesa suppletiva che potrebbe aggirarsi attorno ai 5 miliardi di euro. È chiaro che se un servizio svolto da altri viene trasferito allo Stato i costi aumentano. Sarebbero 300.000 gli studenti che si riversebbero nelle aule delle scuole statali, con problemi organizzativi e di ripartizione che vi lasciamo immaginare, date le scarse capacità di adattamento delle scuole pubbliche, non dovute agli operatori ma alla burocrazia del sistema dell'istruzione.Non sanno - o meglio, fanno finta di non saperlo - che le famiglie con i figli nelle scuole paritarie, oltre che a pagare le rette per i figli stessi, pagano comunque le tasse allo Stato per la pubblica istruzione. Pagano una volta (la retta), pagano una secondo volta (le tasse): avranno almeno il diritto a scegliere la scuola che vogliono? No, evidentemente. Perché lo Stato, in questo momento, non aiuta queste che sono aziende a tutti gli effetti (e le associazioni di categoria hanno fatto proposte di ogni tipo) e che hanno bisogno di aiuto esattamente come tutte le altre categorie? Perché un'azienda che produce auto deve essere aiutata e una che eroga educazione no? C'è forse una priorità al contrario? Ci sono interessi più forti e interessi meno forti e più trascurabili?Eppure quando sono in campo i diritti la considerazione dovrebbe essere - almeno in questo - paritaria.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)