2022-11-14
I finti ribelli
Bloccano strade, imbrattano quadri, appendono manichini a testa in giù: è la nuova contestazione giovanile. Foraggiata da ricchi burattinai che, come sempre, manovrano e manipolano i ragazzi.Sono passati dalla povertà all’emergenza ambientale come passatempo remunerativo. Lo speciale contiene due articoliAutostrade bloccate da ragazzi sdraiati a terra, infrastrutture assediate, preziosi dipinti imbrattati nei musei d’Europa: messaggi forti, quelli che arrivano dai giovani gretini, paladini dell’emergenza climatica. Rivolti non più contro il «sistema» o le forze dell’ordine ma direttamente ai cittadini, cui vogliono imporre riflessione e mobilitazione «per salvare l’umanità dalla catastrofe imminente» causata dai combustibili fossili. Finito, insomma, il tempo dei cortei e delle raccolte di firme: l’obiettivo è la visibilità, perseguita attraverso azioni mediatiche dirompenti, confezionate da una regia internazionale, il cui scopo è convincere l’opinione pubblica che le fonti tradizionali di energia sono il male assoluto, e tutti devono riconvertirsi all’energia sostenibile. Ci sono riusciti? Non esattamente: i loro metodi radicali, oltre ad aprire ad alcuni di loro le porte del carcere, hanno finito con l’oscurare il messaggio e indisporre la popolazione. L’establishment, tuttavia, li accoglie con benevolenza, a cominciare da Mario Draghi che ha incontrato Greta Thunberg a settembre 2021, per finire con l’ex ministro Roberto Cingolani che li ha visti a febbraio 2022. Le loro azioni-fotocopia, coordinate da chi li sovvenziona, prendono di mira simboli monumenti iconici e strade ad alto scorrimento delle capitali d’Europa (il raccordo anulare a Roma così come il Péripherique a Parigi). Hanno tutti gli stessi gilet arancioni che indossano nelle proteste, usano tutti lo stesso codice linguistico incardinato intorno al mantra della «disobbedienza civile» e hanno tutti lo stesso finanziatore: il Climate emergency fund (Cef), fondato da miliardari americani come Aileen Getty, Rory Kennedy e quel Trevor Neilson, pupillo di Bill Gates, che produce, toh, combustibili sostenibili. Questi ragazzi sono i loro «soldati», si considerano «l’ultima generazione del vecchio mondo» e ne sognano uno nuovo «in cui l’umanità si abbraccerà, si perdonerà, amerà sé stessa». Uno slogan che riecheggia quel «non possederai nulla e sarai felice» del World economic forum, che un tempo questi ragazzi avrebbero assaltato e che ora invece gli strizza l’occhio ospitandoli a Davos. Ultima generazione è anche il nome dell’organizzazione italiana nata nel 2021 che fa parte della Rete A22 finanziata dal Climate emergency fund; opera affinché il governo «interrompa immediatamente la riapertura delle centrali a carbone e cancelli le nuove trivellazioni». Sugli altri temi che hanno afflitto la loro generazione, a cominciare dalla chiusura delle scuole e delle università italiane in pandemia, non hanno proferito verbo. Missing anche su Dad e green pass: non hanno ancora capito che rischiano di essere anche la «ultima generazione» che studia sui libri; per loro, prima della libertà e del diritto all’istruzione, viene l’emergenza climatica. La loro attività è concentrata su azioni mediatiche come la zuppa di piselli gettata su un Van Gogh custodito a Roma, il blitz al Colosseo e il blocco sistematico del raccordo anulare di Roma. I loro bersagli preferiti sono opere e luoghi d’arte mediatizzabili, come i Musei vaticani e gli Uffizi. L’importante è convincere i cittadini: «Abbiamo scelto di parlare alle persone, invitandole a riflettere sulle contraddizioni su cui si fondano le nostre giornate lavorative e i momenti in cui proviamo a riposarci». Con buona pace degli automobilisti inferociti perché bloccati mentre si recano al lavoro, a scuola, negli ospedali. Dentro A22, insieme con Ultima generazione, ci sono i collettivi di tanti altri Paesi. Capofila e con maggiore anzianità è Extinction rebellion (Xr), movimento radicale nato nel Regno Unito nel 2018 e con filiali in una sessantina di capitali. In Italia hanno manifestato insieme con il Cua, il collettivo che tre giorni fa a Bologna ha appeso il manichino di Giorgia Meloni a testa in giù. Xr ha un sistema di reclutamento molto efficace: chi partecipa alle azioni ha un rimborso spese che consente ad alcuni «volontari» di guadagnare fino a 400-450 euro a settimana. Just stop oil, nata in Inghilterra nel febbraio 2022, è forse, insieme con XR, l’organizzazione più combattiva. Sono quelli che hanno gettato salsa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh alla National Gallery di Londra («È più importante l’arte o la vita?», urlavano agli attoniti visitatori del museo), ma anche bloccato molti depositi di stoccaggio di petrolio, azione che è costata il carcere ad alcuni di loro.In Francia c’è Dernière rénovation, che chiede al governo di farsi carico della ristrutturazione energetica nelle case dei francesi. Anche loro hanno bloccato il Péripherique e imbrattato quadri, ma si sono fatti conoscere per l’interruzione di una tappa del Tour de France e il blocco di una partita di tennis del Roland Garros, obiettivi mediatici. Lato arte, hanno lanciato un sondaggio tra i loro attivisti per chiedere se andare a imbrattare la Gioconda o il Déjeuner sur l’herbe di Monet.Letzte Generation in Germania da agosto 2021 lotta tristemente per ridurre il limite di velocità delle auto a 100 chilometri orari: uno di loro si è incollato i capelli al vetro che protegge La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, altri due hanno gettato puré di patate sul Pagliaio di Monet a Postdam, un altro gruppetto ha fatto scattare l’allarme al Reichstag. Ragazzate.A chiudere il cerchio, Scientist rebellion, collettivo di un migliaio di giovani camici bianchi, ricercatori e studenti universitari che predicano la «decrescita economica». La lotta all’emergenza climatica, per loro, è ormai un lavoro, e il Climate emergency fund che li foraggia lo sa: «Se alcuni fanno disobbedienza civile dura, è una loro scelta. Noi lodiamo il loro coraggio», ha dichiarato impassibile Margaret Klein Salomon, direttore esecutivo del Cef. Mentre Neilson incassa e ringrazia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-finti-ribelli-2658639757.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="miliardari-annoiati-e-disoccupati-che-si-lavano-la-coscienza-con-i-soldi" data-post-id="2658639757" data-published-at="1668377964" data-use-pagination="False"> Miliardari annoiati e disoccupati che si lavano la coscienza con i soldi Gauche caviar, la sinistra al caviale: un tempo li chiamavano così, i miliardari impegnati nel sociale per lavarsi le coscienze. Oggi, annoiati dalla povertà e dalla fame nel mondo, hanno trovato un altro passatempo, peraltro remunerativo: l’emergenza climatica. È questa l’attività principale di Aileen Getty, nipote del magnate del petrolio Jean Paul Getty II, fondatrice e principale sostenitrice del Climate emergency fund che sovvenziona i maggiori movimenti ambientalisti radicali mondiali, riuniti sotto la sigla A22. Getty per anni ha sostenuto i senzatetto e finanziato la ricerca sull’Aids. Oggi è l’erede di una famiglia che possiede un patrimonio di 5,4 miliardi di dollari, e si è riconvertita al clima. Devolve le sue ricchezze personali, in uno sforzo che sembra sincero, per combattere l’attività in cui la famiglia Getty ha trovato la sua fortuna. Accanto a lei, nel board del Climate emergency fund, c’è Rory Kennedy, figlia di Bob Kennedy, assassinato nel 1968 sei mesi prima che lei nascesse. Kennedy ha sposato la causa ambientale con entusiasmo: «Nella storia del nostro Paese, i più importanti cambiamenti sociali sono nati dal basso, dalla strada. Il tempo è scaduto: dobbiamo aiutare le persone a capire che c’è bisogno di un radicale cambio di passo». Poco importa se non è lei ad essere arrestata per le azioni di disobbedienza civile che sponsorizza: «Ho già dato. A 13 anni protestavo contro l’apartheid presso l’ambasciata sudafricana a Washington e mia madre (Ethel Kennedy, ndr) mi ha portato in piazza per farmi arrestare». A coordinare questo viavai di miliardari c’è il manager Trevor Neilson, fondatore del Climate emergency fund e uno dei collaboratori più stretti di Bill Gates. Sarà stato forse il suo business sui carburanti sostenibili ad averlo motivato ad aiutare i giovani attivisti del clima? Macché: «Siamo amici e d’estate andiamo tutti a Malibu. Ci siamo “svegliati” dopo gli incendi in California, che hanno minacciato le nostre case». Causa nobilissima. A sostenere i giovani ambientalisti c’è anche sir Chris Hohn, miliardario britannico che, secondo Forbes, siede su una fortuna di quasi 6 miliardi di euro. Con una piccola parte del suo capitale, ha finanziato le azioni di Extinction rebellion: «L’umanità sta distruggendo in modo aggressivo il mondo con il cambiamento climatico», si è giustificato lo squalo della finanza, «e c’è un urgente bisogno che tutti noi ce ne rendiamo conto». Di umili origini, Hohn persegue - secondo il suo avvocato che lo ha assistito nella causa di divorzio - uno «stile di vita Swatch», ossia molto semplice: non mangia carne, pratica yoga. «La mia vita ruota intorno alla beneficenza», ha detto di sé stesso al giudice che doveva decidere gli assegni da dare alla moglie, «e ho imparato molto presto che i soldi non danno la felicità». Specialmente se devi versare 337 milioni di sterline a una ex moglie. I capofila della filantropia climatica sono sempre i soliti, a cominciare da Bill Gates che, oltre alla vaccinazione universale, è impegnato attivamente nella lotta ai cambiamenti climatici e negli investimenti nei carburanti «verdi». Gates nel 2016 ha annunciato la creazione di un fondo di oltre 1 miliardo di dollari incentrato sulla lotta ai cambiamenti climatici. Il suo Breakthrough energy ventures ha come mission gli investimenti nelle energie «pulite», come ad esempio quelle prodotte dal suo amico Trevor Neilson. Gates è riuscito a coinvolgere anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, attraverso il progetto Catalyst. La partnership tra Ue e Bill Gates mobilita un sostegno diretto fino a 1 miliardo di dollari (840 milioni di euro nel periodo 2022-2026/7) sfruttando finanziamenti pubblici e privati per sostenere le tecnologie verdi nell’Ue. Gates metterà a disposizione fino a 420 milioni di euro, al resto ci penserà la Commissione insieme con la Banca europea per gli investimenti. Nel gruppo c’è, insomma, la finanza internazionale, che sta investendo enormi capitali nelle fonti alternative: si va da George Soros al mondo del World economic forum di Klaus Schwab. Il gruppo di amici sta investendo nelle rinnovabili e farà di tutto per portarlo avanti: c’è da scommetterci.
Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)