2021-11-03
I familiari delle vittime si ribellano: «Commissione d’inchiesta da farsa»
Con un sit in pacifico nel giorno dei morti, i parenti delle persone uccise dal virus denunciano l'insabbiamento della politica: «Con alcuni emendamenti trasversali, l'indagine è stata ostacolata per non far uscire la verità».«I familiari delle vittime chiedono una commissione d'inchiesta vera, non una farsa. E lo fanno in un giorno simbolico: il 2 novembre», dice alla Verità l'avvocato Consuelo Locati che guida il team legale composto da Alessandro Pedone, Piero Pasini, Giovanni Benedetto e Luca Berni, che patrocina la causa civile al tribunale di Roma contro governo e Regione Lombardia. Rappresentano oltre 600 familiari, in gran parte della Bergamasca e del Bresciano, e ieri hanno partecipato al sit in pacifico in piazza Santi Apostoli a Roma. Sono loro che da sempre chiedono spiegazioni sul perché del mancato isolamento del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano Lombardo e della mancata istituzione della zona rossa in tutta la Val Seriana, convinti che se avessimo avuto un piano pandemico adeguato, circa 10.000 vittime si sarebbero potute evitare. «Serve una commissione d'inchiesta vera, che indaghi a 360 gradi su quello che è successo e perché, ma le istituzioni se ne guardano bene dall'istituirla», prosegue la Locati che ha perso il papà durante la pandemia. «Il Parlamento» , prosegue, «non vuole istituire una commissione d'inchiesta sulla gestione della pandemia perché le forze politiche che si sono cosi arditamente prodigate per comprometterla si ritroverebbero a dover confermare le responsabilità istituzionali contestate nella causa civile dei familiari delle vittime del Covid». «Siamo qui per dire che i morti non si commemorano con le parate, ma con atti concreti come una commissione d'inchiesta degna di questo nome. In altri Paesi le commissioni hanno già depositato le loro conclusioni come è giusto e normale che sia», ha affermato Paolo Casiraghi di Osio Sotto, che nella prima ondata ha perso i suoceri e il padre. «Queste persone temono l'omertà, il silenzio, il tentativo d'insabbiamento delle responsabilità, che comunque sono emerse da parte delle istituzioni», precisa l'avvocato Locati, che ringrazia «chi ha il coraggio di mettere la faccia per un diritto, quello di sapere la verità». Una verità che servirà a lenire un dolore indimenticabile in un momento drammatico per tutto il nostro Paese. «Sentiamo sempre parlare di memoria, dei camion di Bergamo e delle persone che su quei camion hanno pagato a prezzo della loro vita l'impreparazione dell'Italia ad affrontare la pandemia e la conseguente incapacità gestionale delle istituzioni. Le quali, nella fase iniziale, non hanno posto in essere provvedimenti drastici che, quantomeno in certe zone del Paese, avrebbero consentito di salvare parecchie vite umane», hanno sottolineato alcuni dei presenti alla manifestazione romana. «Prendiamo atto che alle commemorazioni ufficiali delle vittime del Covid nessun rappresentante istituzionale abbia mai ritenuto di far partecipare una delegazione dei familiari di quelle vittime. E comunque abbiamo raccolto oltre 10.000 firme. Ora dateci una vera commissione d'inchiesta sulla gestione della pandemia». Una commissione con tutti i crismi insomma, dopo che alcuni emendamenti approvati trasversalmente da quasi tutti i partiti, e proposti da parlamentari bergamaschi e bresciani, ne hanno circoscritto l'ambito d'indagine solo alla Cina e al periodo prima della dichiarazione di emergenza sanitaria diffusa dall'Oms il 30 gennaio 2020. L'emendamento che limita l'attività a prima del 30 gennaio 2020, e quindi impedisce qualsiasi approfondimento sulle cause della strage di Bergamo, è stato presentato dalla deputata democratica bergamasca Elena Carnevali, insieme con Lia Quartapelle, De Filippo, Siani, Pini, Rizzo, Nervo e Lepri del Pd; Sportello del M5s e Palazzotto di Leu. ll limite dell'attività di indagine ai Paesi «in cui il virus si è manifestato inizialmente», e quindi non all'Italia, è stato invece proposto dal deputato bergamasco della Lega Alberto Ribolla insieme alla firma di molti altri colleghi di partito. Secondo la Locati «tagliare fuori» il periodo post 30 gennaio e l'Italia dall'ambito dei lavori della Commissione «rappresenta uno schiaffo morale indecente agli italiani» e significherebbe «non approfondire il ruolo delle scelte dei politici italiani nella gestione della pandemia. Inoltre, non occuparsi dell'Oms porterebbe a non svolgere indagini sulla rimozione del rapporto firmato dall'ex funzionario dell'Organizzazione Francesco Zambon in cui, stando a quanto accertato dalla Procura di Bergamo, venne postdatato il piano pandemico per farlo apparire aggiornato». Sui parlamentari «locali» l'avvocato aggiunge: «La loro è una posizione che volta le spalle al bisogno di verità delle stesse comunità che li hanno eletti e che più di tutti hanno sofferto durante la pandemia». «Nell'interesse di chi sono stati proposti quegli emendamenti», si chiedono i familiari nel «lancio» della raccolta firme, «certo non nell'interesse degli italiani che vogliono avere chiarezza. È un passo fondamentale per costruire una risposta migliore alle prossime pandemie». A supporto delle loro tesi, i rappresentanti delle vittime hanno anche una serie di documenti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) che mostrano che i primi casi di Covid-19 registrati in 16 Paesi europei hanno avuto origine dall'Italia. Documenti di cui dà conto anche il quotidiano inglese The Guardian.