2019-03-31
I dieci punti oscuri sulle banche
di cui Mattarella & C hanno paura
Il Parlamento ora ha l'occasione di fare luce su troppi punti rimasti oscuri. Chi c'è dietro la svendita degli Npl? Qualcuno ha guadagnato sulle Popolari? Perché anticipare il bail in? Che ruolo ha avuto davvero Bankitalia?Ci sono almeno dieci gravi questioni su cui la nuova Commissione sulle banche dovrebbe far luce, auspicabilmente in modo meno lacunoso e ambiguo rispetto alla sua versione precedente. 1 Perché si sono di fatto costrette diverse banche italiane a una vendita così accelerata (e quindi a una svendita) dei crediti deteriorati (Npl)? È stato stimato che, tra il 2017 e il 2018, la differenza tra quel che le banche hanno recuperato sui crediti deteriorati non ceduti (44%) e il prezzo di vendita di quelli che invece hanno ceduto (26%) sia stata del 18%. Basta applicare quel 18% alla massa di 164 miliardi, per arrivare a una perdita di circa 30 miliardi. 2 In che condizioni politiche l'Italia accettò gli orientamenti tedeschi su bail in e unione bancaria? Poche settimane fa, davanti alla commissione Finanze del Senato presieduta da Alberto Bagnai, Giovanni Tria ha usato la parola «ricatto». Davanti alla vecchia Commissione d'inchiesta (il 21 dicembre 2017), l'ex ministro Fabrizio Saccomanni ammise un'autentica Caporetto negoziale nel 2013: non usò il termine «ricatto», ma la sua ricostruzione fu ancora più umiliante per l'Italia: lasciando nero su bianco preoccupazioni per il debito e lo spread se nel 2013 l'Italia avesse detto no alla Germania, e descrivendo un quadro di Paesi europei debitori della Commissione Ue (e perciò, pro quota, maggiori debitori della Germania), e quindi impossibilitati a resistere. Eppure, nel 2013, Saccomanni ed Enrico Letta avevano festeggiato gli esiti dell'Ecofin decisivo. 3 Nel caso delle quattro banche azzerate (successivo alla vicenda Tercas, su cui la Corte di giustizia Ue ha dato torto alla Commissione Ue), chi fu in Italia a cedere a Bruxelles, accettando il diktat di una sorta di bail in anticipato, cioè un bagno di sangue per gli sbancati? La commissaria Ue Margrethe Vestager insiste a dire che a decidere fu Bankitalia. 4 Perché il governo Renzi decise di usare la ruspa contro le banche Popolari, innescando un intervento che produsse per un verso effetti di oligopolio (altro che concorrenza) e per altro verso il controllo da parte di fondi speculativi esteri di quasi tutte le popolari convertite in Spa? Di questo tema, incredibilmente, la scorsa commissione non volle occuparsi. Da sottolineare che il decreto fu varato in «vacanza» di un presidente della Repubblica, con funzioni vicarie esercitate dall'allora presidente del Senato Pietro Grasso, che firmò il decreto avallando senza fiatare le presunte ragioni di straordinarietà e urgenza.5 In quella vicenda ci furono o no episodi di insider trading e anticipazioni tali da consentire operazioni speculative? Si ricorderà la telefonata in cui Carlo De Benedetti, parlando con il suo broker, dichiarava di aver appreso da Renzi che il decreto sarebbe passato. E si ricorderà anche la puntuale audizione, davanti alla commissione Finanze della Camera dei deputati, nel 2015, dell'allora presidente della Consob Giuseppe Vegas, con un paper e una significativa rassegna stampa. Su tutto questo capitolo dell'insider trading, due Procure (Roma e Perugia) sono al lavoro. 6 Caso Mps. Storicamente, si tratta di un istituto «collaterale» al Pci-Pds-Ds-Pd (per quanto nell'intreccio tra banca e fondazione, nel reticolo di nomine e intese territoriali, anche pezzi di «opposizione» si siano fatti catturare e silenziare). Come andò davvero la storia del rovinoso acquisto di Antonveneta da parte di Mps? La scena del cda dell'8 novembre 2007, con il presidente Giuseppe Mussari e il dg Antonio Vigni che in fretta e furia proposero l'operazione e se la fecero approvare, resta surreale. Decisero di pagare Antonveneta circa 9 miliardi, oltre 2 miliardi in più di quanto gli spagnoli l'avessero acquistata poco prima, e con un fardello di circa altri 7 miliardi di debito. Un'operazione monstre da 16 miliardi decisa - a quanto pare - senza alcuna due diligence. Perché il cda disse sì? Come mai gli organi di vigilanza e i regolatori (inclusa Bankitalia) non ebbero nulla da eccepire? L'origine dello sfascio dell'istituto senese è lì. 7 Che cosa si vuole fare - oggi - e cosa non si è fatto - ieri - per evitare che il completamento dell'unione bancaria serva per scaricare sui contribuenti degli altri Paesi europei i salvataggi delle banche francesi e tedesche? È già successo con i cosiddetti fondi salvaStati: stime di economisti tedeschi affermano che a suo tempo, su 100 euro stanziati per la Grecia, solo 5 andarono al governo di Atene, e ben 95 alle banche creditrici. 8 Che cosa si vuol fare (in termini legislativi futuri) per affrontare il nodo di quella sorta di «conflitto di interessi» in cui si trova Bankitalia, nel momento in cui esercita sia le funzioni di vigilanza sia quelle di risoluzione delle crisi? Molto spesso, in altri Paesi, queste funzioni sono ben distinte. Se invece sono unite, è umano - diciamo così - che al momento della risoluzione delle crisi la Banca d'Italia possa coprire gli errori eventualmente commessi in sede di vigilanza. Non diciamo che questo sia avvenuto: ma che ciò poteva e potrà accadere, a regole esistenti. Quando invece regole basate sul principio della separazione delle funzioni potrebbero essere utili a evitare vischiosità e opacità. 9 È pronta la commissione a un monitoraggio - fino all'ultimo euro - dell'uso fatto in questi anni del denaro degli italiani per i salvataggi bancari? La signora Margaret Thatcher - giustamente - amava ripetere che «non esiste il denaro pubblico, ma esiste solo il denaro dei contribuenti». I quali hanno diritto a sapere cosa si sia fatto dei loro soldi. 10 È pronta la commissione a un'operazione-trasparenza (a cui spesso Bankitalia ha detto no, opponendo ragioni di privacy e lasciando la questione alla magistratura) su chi, e quanto, e con quali garanzie, e con quale percorso di rientro, abbia ricevuto fidi, prestiti, erogazioni, finanziamenti, a qualsiasi titolo, dalle banche «saltate»? Il tema non è quello di snocciolare cognomi o organizzare gogne: ma - questo sì - di sapere fatti e cifre.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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