2024-01-11
I «democratici» vogliono zittire Vannacci
Il generale, in tour per presentare il suo libro, è finito nel mirino dei professionisti della protesta che provano con ogni mezzo a sabotarlo. Un albergatore, per paura delle rappresaglie degli antagonisti, ha revocato addirittura la concessione della sala. A Castelfranco Veneto – radiosa cittadina veneta in provincia di Treviso rischiarata dalle opere del Giorgione – il martedì sera fa un freddo cane. Ma all’ingresso dell’Hotel Fior ci sono ancora più di cento persone che aspettano di entrare, e scalpitano sbuffando nel gelo. Erano parecchie di più, fino a pochi minuti prima: un’altra cinquantina è riuscita a entrare e a sedersi, anche se i posti risultavano già esauriti da ore. Uno scherzetto combinato agli organizzatori dell’evento da contestatori di sinistra si è rivelato in realtà favore. Quando hanno saputo che il generale Roberto Vannacci sarebbe arrivato per presentare il suo bestseller Il mondo al contrario, decine di attivisti o presunti tali si sono precipitati a prenotare una poltrona in sala. L’idea era furbetta: prenotare e poi non presentarsi, così che la platea ne risultasse svuotata. Non è andata come previsto. Per Vannacci sono accorsi centinaia di lettori: sala piena, albergo affollatissimo, fila fuori. A un certo punto il generale ha pure finito le copie dei libri da autografare: il pubblico le chiedeva, ma non ce n’erano più.Si sono viste le stesse scene più o meno ovunque nelle città del Nord e Nord Est in cui Vannacci ha fatto tappa negli ultimi giorni. Un grandissimo afflusso di gente, tanti selfie e strette di mano. E anche tante contestazioni, più o meno grottesche. A Castelfranco si è data molto da fare una libraia giovane e battagliera. Il libro del generale pare proprio che non lo abbia nemmeno sfogliato e non sia intenzionata a farlo, ma voleva con tutte le forze ostacolarne la presentazione. Ha messo in piedi una sorta di contro evento: ha aperto il suo negozio «a chiunque vorrà parlare di quello che vuole, ammesso che sia democratico, antifascista, antisessista, antiomofobo, ecologista e che ripudi la guerra». Già: è stata così democratica da dare spazio a chiunque fosse d’accordo con lei, mentre tentava di sabotare l’iniziativa altrui (a cui, per giunta, lo stesso Vannacci aveva provveduto a invitarla, cavandone un secco rifiuto).È un piccolo episodio, in fondo irrilevante, ma estremamente emblematico di una mentalità fin troppo diffusa in molti paraggi. Vannacci va in giro, parla con tutti e risponde a ogni domanda con pazienza. Ma lo accusano ugualmente di essere un intollerante bigotto. Nel frattempo, quelli che gli rimproverano di non rispettare i diritti si danno un gran daffare per tappargli la bocca: splendore dei paradossi progressisti.A Castelfranco il generale ha dialogato pubblicamente col sottoscritto, che non gli ha risparmiato punzecchiature e critiche: serenamente ha tirato dritto. Si è prestato pure allo sfibrante assalto dei cronisti televisivi, tutti a chiedergli se si candiderà con la Lega. Su questo punto, Vannacci è un muro di gomma, non c’è verso di estorcergli mezza frase in più. Si sente con Matteo Salvini? gli chiedo. E lui, sorridente: «Su questo aspetto devo deluderla perché con il ministro Salvini non ci sentiamo. Ci siamo incontrati un paio di volte casualmente durante alcune trasmissioni televisive. E io lo ringrazio per l’apertura che ha fatto nei miei confronti: vuol dire che riconosce in me alcune capacità, altrimenti non l’avrebbe fatta. Tuttavia io continuo a fare il soldato, cosa che faccio con passione e determinazione. Certo non mi precludo il futuro, quindi valuterò la proposta che è stata fatta con attenzione, a mente fredda. Ma intanto continuo a fare il mio lavoro». Granitico. Intanto il corteggiamento leghista continua. Ieri Andrea Crippa, vicesegretario, ha rilanciato l’amo: «Vannacci ha idee che ci piacciono, le sosteniamo e le sposiamo», ha detto. «Se si volesse candidare alle Europee troverà le porte aperte». Offerta generosa, ma per ora il soldato ha scelto la consegna del silenzio. Del suo libro, però, parla volentieri e diffusamente. Anche se fanno di tutto per impedirglielo. Questa sera, per dire, il generale avrebbe dovuto manifestarsi a Verona, sempre in un hotel. Invece andrà in un auditorium a Tregnago, perché all’ultimo il gestore dell’albergo si è tirato indietro rifiutando di concedere la sala. Gruppi antagonisti e militanti vari hanno minacciato azioni spaventando il gestore, che temeva lanci di sassi contro le vetrate della struttura. Vito Comencini, rappresentante dell’associazione Suvorov e organizzatore della serata assieme al consigliere regionale Stefano Valdegamberi, è parecchio irritato: «L’attacco contro la presentazione di Vannacci a Verona è un’azione inaccettabile, di una gravità inaudita. Esiste ancora la libertà di opinione?», dice. «Associazioni come Circolo Pink, Infospazio 161, Rifondazione Comunista, Paratodos, Osservatorio Migranti Verona, Sat Pink e Potere al Popolo si vantano sui loro canali social di essere riusciti a boicottare la presentazione del libro prevista per stasera», continua. «Annunciando manifestazioni, insulti, minacce e provocazioni hanno costretto i titolari dell’hotel che ospitava l’evento ad annullarlo».Alla fine il tutto si svolgerà in un paese non troppo distante, dove l’amministrazione comunale pare ben disposta. «Talvolta accade, ma non sempre», dice Vannacci. «In alcune città ci sono dei personaggi che intendono manifestare contro la presentazione del mio libro fortunatamente, in genere, c’è una differenza di almeno un ordine di grandezza tra chi protesta e chi no. Vuol dire che se ci sono 10 persone che protestano, ce ne sono 100 che ascoltano all’interno della sala; per 40 che protestano, 400 che ascoltano. Quindi questo, tutto sommato, mi dà una certa fiducia che ci sia una grande quantità di persone intenzionata ad ascoltare e che ci sia invece una minoranza che probabilmente vorrebbe impedirmi di presentare il libro». Secondo il generale si tratta di una offesa particolarmente grave: «In un Paese libero e democratico, la presentazione di un libro penso sia un’attività assolutamente lecita, legittima e anzi da promuovere, perché comunque si promuovono idee o opinioni. Oltretutto il libro è bello anche perché è un oggetto passivo: chi lo vuole lo compra e lo legge, chi non lo vuole o lascia sullo scaffale. Quindi se c’è qualcuno a cui non piacciono le idee e le opinioni espresse in questo libro, lo può lasciare sullo scaffale senza inveire o comunque cercare di impedire che questo volume sia venduto o sia letto da qualcun altro».Le posizioni di Vannacci si possono criticare, come no: lo ha fatto persino chi scrive in presenza del diretto interessato. Ma è sempre suggestivo notare con quanta arroganza e intolleranza si muovano i sedicenti custodi della morale, soprattutto se sono in cerca di pubblicità. Il tour però continua, più viene ostacolato più se ne parla. E se qualcuno non ha digerito il primo tomo, figuriamoci il secondo, probabilmente già in lavorazione. «È possibile che sfruttando un po’ quello che mi è rimasto in macchina dal primo libro e inserendo qualche nuova idea, prossimamente esca un secondo libro che tratti di svariate altre tematiche e magari che parli anche un po’ della mia vita», butta lì il generale, sornione. C’è chi sostiene che sia coinvolto un grosso editore, ma non fa poi tutta questa differenza. E’ già stato dimostrato che Vannacci delle librerie può anche fare a meno, soprattutto di quelle che lo bandiscono per partito preso.
(Ansa)
Lo ha detto il Commissario europeo per l'azione per il Clima Woepke Hoekstra a margine del Consiglio europeo sull'ambiente, riguardo alle norme sulle emissioni di CO2 delle nuove auto.