2021-12-15
I dem danno un’altra mano a Mps e rifilano ad Amco 15 miliardi di npl
Spunta emendamento al dl Fisco. Si attende l’esito dell’asta nel salvataggio Ferrarini.Torna sotto i riflettori Amco, la società del ministero dell’Economia che dovrebbe occuparsi di crediti deteriorati ma che già da un anno è finita nel mirino della Commissione europea per un uso distorto di risorse pubbliche. Nella notte tra venerdì e sabato è spuntato un emendamento al decreto fiscale (presentato dal pd Antonio Misiani) che libera Amco da «norme di contenimento della spesa in materia di gestione, organizzazione, contabilità, finanza, investimenti e disinvestimenti, previste dalla legislazione vigente». Si tratta di un cavillo che potrebbe concedere al Tesoro di farsi carico della montagna di sofferenze finanziarie in pancia a Monte dei Paschi di Siena, senza alcun limite. È evidente che l’emendamento va di pari passo con l’intenzione dell’esecutivo di riaprire il dossier su Rocca Salimbeni dal prossimo anno, scaricando almeno 15 miliardi sulla società del Mef amministrata dall’ex Unicredit Marina Natale. Ma Amco in questi giorni non è impegnata solo sul fronte bancario. Continua infatti la crisi finanziaria di Ferrarini, il gruppo alimentare specializzato nella produzione di prosciutto cotto. Ieri è stata una giornata molto importante per il gruppo in mano all’ex vicepresidente di Confindustria, Lisa Ferrarini. Si è svolta infatti l’asta per la vendita di Villa Corbelli (attuale sede di produzione) e delle aree agricole. La villa è sempre stata considerata simbolo di Ferrarini (era di proprietà di Lina Botti, vedova dell’imprenditore Lauro Ferrarini), ma allo stesso tempo un simbolo del dissesto perché dal 2013 era stato posta a garanzia dei finanziamenti bancari. Unicredit ne ha chiesto il pignoramento, anche perché il gruppo, diviso in diverse aziende, ha in pancia quasi 700 milioni di euro di debiti. Al giudice dell’esecuzione immobiliare è arrivata un’unica busta per ciascuno dei due lotti. Entrambe le offerte portano la firma del gruppo Pini, detto anche il re della bresaola. La villa se l’è aggiudicata la Pini immobiliare a 2,7 milioni di euro mentre i terreni sono stati assegnati alla Società agricola Pini per 1 milioni di euro. Pini insieme proprio ad Amco ha presentato un’offerta di concordato per il salvataggio di Ferrarini. E il re della bresaola ha deciso di investire quasi 4 milioni di euro per evitare che la vendita di Villa Corbelli diventasse un elemento di instabilità nel futuro di Ferrarini. In ogni caso non è stata un’asta tranquilla. I legali delle banche creditrici, durante l’udienza, hanno chiesto a Pini la necessaria documentazione antiriciclaggio, che significa non solo provenienza lecita dei fondi ma indicazione del titolare effettivo della transazione e dei fondi erogati. La cosa ha creato non pochi problemi, anche perché come noto il gruppo Pini ha avuto inchieste all’estero, in particolare in Ungheria. Per di più ci sarebbe un accordo, datato settembre 2021, con cui i Ferrarini garantiscono (con le loro società lussemburghesi) di rifondere a Pini il costo dell’acquisto del credito da Unicredit, dell’acquisto di villa Rivaltella e del terreno agricolo, qualora i Pini alla fine non si aggiudichino il concordato oppure qualora intervenga il fallimento o non possano usare i terreni per un nuovo stabilimento. Sul futuro della produzione, già nei giorni scorsi i Ferrarini spiegavano che l’esito dell’asta per la Villa di Rivaltella non avrebbe compromesso la piena continuità aziendale. E sempre ieri il gruppo Pini ribadiva l’intenzione di mantenere la produzione in Italia. «Come già detto», si legge in un nota, «non avrebbe senso acquistare una delle aziende simbolo dell'alimentare Made in Italy e la sua sede principale, per poi delocalizzare la produzione in Spagna». Eppure a Rivaltella non si può più produrre, come ha stabilito il perito nominato dal tribunale. Quindi dove sorgerà il nuovo centro di produzione?