2020-08-06
I Benetton hanno fregato Conte. Si tengono i caselli e pure il ponte
Passata la festa, gabbati gli italiani. Così, dopo aver annunciato di aver preso a schiaffoni i Benetton, il governo viene preso a schiaffi dalla famiglia di Ponzano Veneto. Sì, c'era il ponte da inaugurare, con tanto di presidente della Repubblica e frecce tricolori. Dunque non si poteva, a due anni dalla strage di Genova, consegnare il viadotto sul Polcevera agli stessi che avevano gestito il Morandi, lasciandolo crollare con 43 persone sopra. Qualche volpone di Palazzo Chigi deve aver quindi pensato che bisognava fare qualcosa e quel qualcosa è stata una messa in scena a uso e consumo della grande stampa. I giornalisti si sono bevuti la grande balla della cacciata del gruppo veneto. Non si trattava della caducazione della concessione, come aveva annunciato a cadaveri ancora caldi il presidente del Consiglio, ma qualche cosa che gli somigliava. Ai Benetton sarebbero state strappate le Autostrade costringendoli ad andarsene con le pive nel sacco. Giuseppe Conte e i 5 stelle potevano così mostrare all'opinione pubblica lo scalpo dei magliai a colori.Peccato che non fosse vero niente e a distanza di pochi giorni dall'inaugurazione del ponte lo si è scoperto. In effetti, c'era qualche stonatura nello storyballing di Palazzo Chigi. Nonostante gli sforzi di Rocco Casalino, l'uomo con il fidanzato che giocava al trading online, si capiva che nel presunto accordo fra il governo e i fratelli trevigiani le cose non tornavano. Anzitutto il prezzo. Di regola, quando si vende o si compra, tra i protagonisti dell'operazione si raggiunge un'intesa sui soldi. Nel caso in questione no: la somma per cui i Benetton accettavano di passare la mano e di cedere il controllo di Autostrade non era chiara. Va be' che negli affari la questione denaro rimane sempre un po' riservata, ma quando ci sono di mezzo degli interessi privati. Questa volta invece gli interessi in ballo erano pubblici, cioè dei contribuenti, perché i quattrini che girano, quelli che vanno ai Benetton, e quelli che gli automobilisti versano al casello, sono soldi di tutti, cioè degli italiani. Tuttavia, nonostante la faccenda fosse di indubbio interesse per l'opinione pubblica, il prezzo è stato custodito meglio del terzo segreto di Fatima. Risultato, l'unica cosa nota era il percorso che avrebbe dovuto accompagnare alla porta i magliai a colori. Prima l'ingresso di Cassa depositi e prestiti, ovvero della società che gestisce il risparmio dei pensionati. Poi lo scorporo di Autostrade per l'Italia dal resto, cioè dagli aeroporti e dalle altre partecipazioni possedute dal gruppo veneto. Quindi l'arrivo di altri investitori e la quotazione in Borsa. Nel bel mezzo, non detti, c'erano alcuni passaggi oscuri, il primo dei quali riguardava i debiti di Autostrade, ossia quei 9 miliardi che oggi gravano sulla capogruppo dei Benetton e che domani graveranno sulla società posseduta dallo Stato. Non solo: in aggiunta c'è un impegno a investire 14,5 miliardi per mettere in sicurezza la rete autostradale. Fossero rimasti i fratelli di Ponzano, sarebbe toccato a loro mettere mano al portafogli, ma siccome sono stati presi a schiaffoni (copyright Alessandro Di Battista, il grillino mejo figo del bigoncio), a pagare sarà lo Stato, tramite Cdp. Già queste brevi osservazioni dovrebbero indurvi a capire che razza di sòla è stata rifilata agli italiani con la storia della cacciata dei Benetton. Ma mentre si inaugurava con tutte le fanfare il ponte, che ora è gestito proprio da quelli che secondo la narrazione pentastellata sarebbero stati presi a schiaffoni, il gruppo veneto faceva sapere che esistono concrete difficoltà a raggiungere un accordo con Cassa depositi e prestiti, a dimostrazione che l'intesa annunciata da Palazzo Chigi in realtà non c'è, ma è ancora tutta da definire. Secondo Atlantia, la holding dei Benetton, le strade percorribili per ottenere l'uscita di scena della famiglia di magliai sono solo due e non sono quelle che piacciono a Giuseppe Conte. Prima: una vendita dell'intera quota detenuta in Autostrade tramite un'asta internazionale a cui, se vorrà, Cdp potrà partecipare. Seconda soluzione: la scissione e la successiva quotazione della società che gestisce la rete autostradale, dove il prezzo per ogni singola azione sarà fatto dal mercato.Come anche un bambino può capire, siamo lontani dalla cacciata dei Benetton. E siamo distanti anni luce dagli schiaffoni. A meno che riempire le tasche della famiglia veneta sia ciò che Conte e compagni intendono per schiaffoni.
Jose Mourinho (Getty Images)