2018-05-25
Ho amato gli uomini ma non sono gay. Oggi scelgo la castità
Pubblichiamo, per gentile concessione della casa editrice Cantagalli, un estratto del libro Perché non mi definisco gay di Daniel C. Mattson, presentato oggi all'Augustinianum di Roma. L'autore racconta la sua contante tensione tra la fede di Dio e l'attrazione sessuale per gli uomini. Dopo gli anni di tormento, ha rifiutato di definire sé stesso un gay, arrivando a capire che, oltre la sessualità, esiste una verità sull'identità di ciascuno di noi. Lui, la sua verità, l'ha trovata nella Chiesa.Mi sembra che dovremmo essere naturalmente sospettosi delle parole che un uomo sceglie per descrivere la sua sessualità: è l'area in cui manca maggiormente di obiettività. La ragione principale per cui rifiuto di definirmi gay è semplice: non penso che sia oggettivamente vero.Nella mia ricerca per comprendere meglio me stesso e la mia sessualità, sono stato affascinato dal pensiero di altri uomini e donne con attrazione per lo stesso sesso, che come me non hanno mai sentito la parola gay utile, persone come Gore Vidal, che non ha mai pensato di «essere gay», sebbene abbia avuto molti amanti uomini. In un articolo intitolato Sex is politics, ha scritto: «Ho spesso pensato che la ragione per cui nessuno sia ancora riuscito a proporre una buona parola per descrivere l'omosessualista (noto anche come gay, frocio, queer, eccetera) è perché questa non esiste».Concordo perfettamente con lui. L'opinione comune al giorno d'oggi direbbe che è in negazione, o che soffre di omofobia interiorizzata (sono entrambe accuse che sono state mosse contro di me in passato); ma il suo ragionamento per me è perfettamente logico, fondato sulla duplice espressione della natura umana, come maschio e femmina, e sull'idea dell'uomo come creatura caduta che sperimenta una molteplicità di attrazioni e desideri.Come me (e come Camille Paglia), lui ha visto la linea di divisione dell'umanità tra maschio e femmina, e non tra gay o etero: «La razza umana si divide in maschi e femmine. Molti esseri umani hanno relazioni sessuali con persone del proprio stesso sesso; molti no; molti corrispondono a entrambi. Questa pluralità è un dato di fatto della nostra natura e non vale la pena stare a discuterne».Gore Vidal rifiuta anche la categoria di persona «eterosessuale». «Non esiste una cosa come la persona omosessuale» lui ha scritto «non più di quanto esista una persona eterosessuale. Queste parole sono aggettivi che descrivono un comportamento sessuale, non delle persone». Queste sue parole, scritte nel 1979, sono sorprendentemente coerenti con gli insegnamenti che la Chiesa avrebbe reso pubblici nel 1986, di cui abbiamo già fatto menzione nel precedente capitolo: «La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale [...] La Chiesa offre quel contesto del quale oggi si sente una estrema esigenza per la cura della persona umana, proprio quando rifiuta di considerare la persona puramente come un «eterosessuale» o un «omosessuale» e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna».Vidal fa alcune affermazioni decisamente sorprendenti sull'omosessualità, inclusa una critica alla nuova visione dell'identità sessuale propria del movimento gay, quando dice: «i militanti gay adesso affermano che esiste qualcosa chiamata sensibilità gay, un segno esteriore e visibile di un nuovo genere di essere umano».Per me non ha senso dire che sono un «nuovo genere di essere umano», una specie differente di creatura sessuale perché ho delle attrazioni per gli uomini e ho compiuto atti sessuali con altri uomini. La mia mascolinità innata e identità sessuale come uomo non è mutata a causa di queste mie inclinazioni o comportamenti. Quando ero sessualmente attivo, ho fatto la scelta di compiere atti sessuali, che mi hanno dato piacere. Nella maggior parte dei casi, è capitato che fossero con uomini. Immagino che su questo punto Vidal e io la pensiamo allo stesso modo. La differenza è che io ho scoperto che questi comportamenti sessuali mi conducevano lontano e non verso la felicità; questa è una delle ragioni per cui ho accolto l'idea della Chiesa cattolica sulla sessualità umana. Potremmo dissentire sulla moralità degli atti sessuali tra uomini, ma entrambi concordiamo che il concetto di «persona gay» non si accorda con la realtà della natura umana.Anche il romanziere James Baldwin, pure lui con esperienze di relazioni romantiche e sessuali con uomini, non usa - come Vidal - la parola «gay»: «La parola «gay» mi ha sempre infastidito. Non ho mai capito esattamente che cosa si intende con questa. Io non voglio sembrare distaccato o supponente, perché veramente non sento di esserlo. Mi sembra solo che sia una parola che ha poco a che fare con me, con la mia storia. È una parola con cui non mi sono mai sentito a mio agio. Anche nei primi anni al Village, ciò che vedevo di questa parola mi spaventava terribilmente e mi disorientava. Non capivo la necessità di tutto questo gioco di ruolo, e in un certo modo ancora non ci riesco».Quando gli chiesero se si fosse mai considerato gay, rispose «No. Non ho una parola per dirlo. L'unica che avevo era «omosessuale» ma neanche questa riusciva ad esprimere qualunque cosa fosse ciò che cominciavo a provare… Era davvero una questione tra me e Dio» e per me fu lo stesso.
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