2024-05-24
La Haley vota Trump e gli porta in dote Pentagono e sponsor
Il tycoon incassa l’appoggio dell’ex sfidante, che lo avvicina pure agli apparati governativi e finanziari. Ormai stufi di Biden.Nikki Haley voterà per Donald Trump a novembre. È stata lei stessa a renderlo noto mercoledì, durante un evento dell’Hudson institute. «Come elettore, do le mie priorità a un presidente che difenderà i nostri alleati e chiederà conto ai nostri nemici, che proteggerà il confine, senza più scuse», ha detto, per poi aggiungere: «Trump non è stato perfetto su queste politiche. L’ho detto chiaramente, molte, molte volte. Ma Biden è stata una catastrofe. Quindi voterò per Trump». «Detto questo», ha proseguito, «confermo ciò che ho detto nel mio discorso quando ho sospeso la campagna: Trump farebbe bene a rivolgersi ai milioni di persone che hanno votato per me e continuano a sostenermi e non dare per scontato che staranno con lui».Pur non trattandosi di un endorsement in piena regola, con queste parole l’ex ambasciatrice all’Onu tende un primo ramoscello d’ulivo a Trump. Come va letta questa parziale svolta? In primis, l’ipotesi che la Haley possa diventare la candidata vice dello stesso Trump è ancora sul tavolo. Due settimane fa, Axios aveva riportato che la campagna del candidato repubblicano stesse considerando di proporle il ruolo. La smentita di Trump non tardò ad arrivare, ma non si può escludere che sia stata dettata da considerazioni tattiche.Alle primarie repubblicane, la Haley ha ottenuto il 20% dei voti complessivi: un elettorato, il suo, che non è tuttavia monolitico come pensa qualcuno. Non è costituito soltanto da repubblicani visceralmente antitrumpisti, ma anche da repubblicani che, indipendentemente dal candidato definitivo, voteranno comunque per il Gop a novembre. È, quindi, tutto da dimostrare che l’ex presidente stia rischiando chissà quali emorragie elettorali. Il punto è semmai che, scommettendo sulla Haley, Trump potrebbe innanzitutto federare il partito, come fece Ronald Reagan nel 1980, scegliendo George H. W. Bush quale suo running mate. In secondo luogo, l’ex presidente potrebbe beneficiare del sostegno di alcuni grandi finanziatori che, nonostante si sia ritirata a marzo, continuano a gravitare attorno all’ex ambasciatrice.Tutto questo ci porta a un’ulteriore considerazione. Alle primarie di quest’anno, la Haley era la candidata gradita a un certo establishment. E qui dobbiamo entrare più nel dettaglio. L’establishment di cui parliamo non era tanto quello partitico. Dal 2016 a oggi, la Haley si è rivelata piuttosto camaleontica, alternando fasi trumpiste ad altre antitrumpiste: un trasformismo che le ha alienato le simpatie delle varie anime del Partito repubblicano, non soltanto quella dei settori più vicini all’ex presidente. La Haley, in altre parole, non è assimilabile a figure come Mitt Romney o John McCain, che hanno sempre fatto la guerra a Trump in nome del vecchio establishment repubblicano. No, il mondo che simpatizzava per l’ex ambasciatrice alle primarie era duplice: gli apparati governativi che, a partire dal Pentagono, vedevano di buon occhio le sue idee proattive in politica estera, e alcuni settori della grande finanza.Quindi, cosa sta succedendo? Una parte di questi mondi inizia ad avvicinarsi a Trump. Se l’anno scorso sosteneva la Haley, già a gennaio il ceo di JP Morgan, Jamie Dimon, ebbe delle parole piuttosto favorevoli per l’ex presidente, dichiarando: «Siate onesti. Aveva ragione riguardo alla Nato, aveva ragione riguardo all’immigrazione. Ha fatto crescere l’economia abbastanza bene. La riforma fiscale sul commercio ha funzionato. Aveva ragione riguardo ad alcune cose sulla Cina». Era metà maggio quando l’investitore Ken Griffin -uno che a dicembre e gennaio aveva donato cinque milioni al Super Pac della Haley- si era mostrato possibilista sull’eventualità di aprire i rubinetti a favore di Trump, qualora l’ex presidente scegliesse un candidato vice convincente. Ieri, lo stesso New York Times ha riportato che «i finanziatori stanno riconsiderando la loro avversione nei confronti di Trump».Anche l’avvicinamento di Elon Musk all’ex presidente va attentamente monitorato: nonostante si professi un libertario dalle venature antisistema, il ceo di SpaceX, che nel 2020 aveva votato per Joe Biden, vanta danarosi contratti di appalto col Pentagono. Quel Pentagono i cui apparati sono diventati sempre più freddi verso lo stesso Biden a seguito della crisi afgana del 2021. Sulla convergenza tra Trump e l’establishment potrebbe aver influito anche il network internazionale che l’ex presidente sta tessendo. Negli ultimi mesi, il candidato repubblicano ha incontrato il premier ungherese Viktor Orban, il presidente polacco Andrzej Duda e il ministro degli Esteri britannico David Cameron. Ha, inoltre, avuto una telefonata col principe ereditario saudita Mohammad bin Salman, mentre uno dei suoi principali consiglieri per la sicurezza nazionale, Keith Kellogg, si è incontrato col ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, e con il ministro degli Esteri polacco, Rodoslaw Sikorski. Senza dimenticare che Trump ha recentemente difeso lo Speaker della Camera, Mike Johnson, contro il tentativo di estromissione della fedelissima Marjorie Taylor Greene, dando il suo placet al nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev. Johnson, anche lui un trumpista di ferro, rientra evidentemente nel progetto dell’ex presidente di una mano tesa all’establishment. A esultare per il sì all’assistenza ucraina è stato anche il senatore Lindsey Graham: stretto alleato di Trump, collegato ad alcuni appaltatori del Pentagono (a partire da Lockheed Martin).L’establishment, dal canto suo, ha preso atto della forza elettorale di Trump ma, soprattutto, non vede di buon occhio la debolezza politica di Biden. Certo, non si può escludere che qualche pezzo dell’ala più antisistema del mondo trumpista possa scegliere alla fine di virare su Robert Kennedy jr. Tuttavia, l’ex presidente sa che, in caso di ritorno alla Casa Bianca, non può permettersi nuove fronde da parte degli apparati. Chissà, quindi, che la Haley non possa rappresentare il punto di caduta per un’eventuale intesa volta a silurare Biden.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.