2022-10-15
Guerra atomica tra Meloni e il Cav
Giorgia Meloni (Imagoeconomica)
La sbandata del Senato lascia strascichi devastanti nel centrodestra. Forza Italia cerca di ricomporsi ma spunta un altro biglietto di Silvio Berlusconi contro la leader di Fdi: «Arrogante, impossibile un accordo». Lei in serata va giù durissima: «Silvio ha dimenticato una cosa: non sono ricattabile». Vacilla la coalizione. E si rincorrono ipotesi di nuove maggioranze inedite a un passo dall’incarico.Tensione alle stelle tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi: il governo di centrodestra rischia di non vedere la luce. La bomba politica esplode alle 19 e 59 di ieri sera. «Mi pare che tra quegli appunti mancasse un punto e cioè: non sono ricattabile»: così, la Meloni replica ai giornalisti che, all’uscita dalla Camera, le chiedono un commento alla foto degli appunti di Berlusconi, fotografati al Senato, nei quali la premier in pectore viene descritta come «supponente, prepotente, arrogante e offensiva». Usa un termine politicamente fortissimo, la Meloni, «ricatto», segno di una temperatura incandescente all’interno del centrodestra. Una presa di posizione che è destinata a avere risvolti imprevedibili: bisognerà vedere adesso che atteggiamento assumerà Forza Italia rispetto alle parole della Meloni, che alterano il profilo basso e composto tenuto dal 25 settembre in poi.Ma a quale «ricatto» si riferisce Giorgia? In termini politici, anche ieri si sono diffuse voci sulla insofferenza di Berlusconi rispetto all’atteggiamento della quasi premier, al suo «no» all’ingresso nel governo di Licia Ronzulli. Un braccio di ferro, quello tra la Meloni e Berlusconi sul caso Ronzulli che non è ormai più inquadrabile nei classici tira e molla per la formazione di un governo, tanto che in serata si rincorrono addirittura voci clamorose su possibili nuove maggioranze a un passo dall’incarico che dovrebbe maturare lunedì mattina. La dichiarazione boom della Meloni arriva al termine di una giornata più o meno, all’apparenza, tranquilla. Nel pomeriggio, sulla ipotesi del leghista Giancarlo Giorgetti al Mef, arriva la benedizione di un illustre predecessore, Giulio Tremonti: «Può far bene», commenta il neodeputato di Fratelli d’Italia, «assolutamente meglio lui che gli altri nomi emersi».Qualche dettaglio se lo lascia sfuggire il deputato dell’Udc Lorenzo Cesa: «È probabile la spacchettatura di alcuni ministeri», argomenta Cesa all’Adnkronos, «ma non ho notizie. Meloni sta lavorando sui profili delle persone, concentrata sulla qualità e riarticolerà i ministeri rispetto alle sfide che ci attendono. Ci saranno esterni di qualità. Si parla della Salute, forse del Lavoro». Il ministero del Lavoro andrà con ogni probabilità a una figura tecnica: in pole position c’è un nome fin qui coperto, la presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del Lavoro, Marina Calderone. Altro tecnico sempre ben quotato è Guido Bertolaso, in corsa per la Salute. Per quel che riguarda Fratelli d’Italia, i nomi quasi certi sono Raffaele Fitto alle Politiche europee, Guido Crosetto al Mise, Daniela Santanchè, Isabella Rauti, Adolfo Urso. Quest’ultimo potrebbe andare alla Difesa, e qui si profila un bel minuetto tutto in chiave Usa: Urso sarebbe infatti il successore di Lorenzo Guerini che, guarda caso, è il favorito per la successione allo stesso Urso alla guida del Copasir. Non a caso, Guerini è il leader della corrente del Pd Base Riformista, sospettata di aver fornito un prezioso aiutino in Senato per la elezione alla presidenza di Ignazio la Russa.Elezione, quella di La Russa, che ha decretato l’addio ai sogni di gloria (ministeriale) per Licia Ronzulli, regista della operazione-disastro che ha messo Forza Italia all’angolo. Restiamo nel campo forzista: Antonio Tajani, ormai ai ferri corti con la Ronzulli, è lanciatissimo verso il ministero degli Esteri: è stato presidente del Parlamento europeo, vicepresidente della Commissione europea, commissario europeo per i Trasporti e per l’Agricoltura; sempre stabili le quotazioni per un posto in Consiglio dei ministri per Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente uscente del Senato, che potrebbe guidare il ministero della Giustizia (altro papabile è Carlo Nordio). Crescono le probabilità di vedere al governo Gilberto Pichetto Fratin, che potrebbe andare alla Pubblica amministrazione. C’è poi un giallo che riguarda Anna Maria Bernini, che è stata tra i più agguerriti promotori dell’ammutinamento dei forzisti al Senato contro La Russa, e quindi le sue chance di entrare a far parte del governo sembravano crollate. Ieri però tra i forzisti più vicini alla Ronzulli circolavano veleni contro la Bernini, accusata di aver stretto un accordo con la Meloni (la Bernini viene da Alleanza nazionale) e di aver spinto la stessa Ronzulli nel precipizio. Se la Meloni la nominerà ministro (magari alla Ricerca), sarà la conferma di questa indiscrezione, confermata da più fonti.Veniamo alla Lega. Detto di Giorgetti al Mef, Matteo Salvini è in pole position per il ministero delle Infrastrutture, mentre Roberto Calderoli dovrebbe ottenere la poltrona di ministro agli Affari regionali. Sempre stabili le chance di Alessandro Morelli, mentre l’Agricoltura dovrebbe andare a Gian Marco Centinaio. Mario Pittoni, responsabile Scuola del Carroccio, potrebbe andare all’Istruzione, in virtù dell’eccellente rapporto con i sindacati. Per il ministero dell’Interno, il ballottaggio sembra tra Matteo Piantedosi e Nicola Molteni. Ci sono anche le donne: Alessandra Locatelli, che pare destinata alla Famiglia, e Vannia Gava per il Mite.Infine, rumors danno Maurizio Lupi ai Rapporti con il Parlamento. Naturalmente, l’ultima parola spetterà al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sarà come sempre vigile e attento sul profilo di ogni singolo ministro che gli verrà proposto da Giorgia Meloni. Sempre che non ci siano altre, incredibili sorprese.
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