2021-06-13
Un gringo ha resuscitato la riserva dei duchi
Il bosco della Ragnaia a San Giovanni d'Asso (Siena)
Il creativo americano Sheppard Craige da quasi un quarto di secolo ha rilevato un bosco a San Giovanni d'Asso. Anticamente era territorio di caccia di una nobile casata, oggi è un giardino-esposizione dove i pezzi d'arte sono incorniciati dal verde.Esistono iniziative che nascono come un'opera d'arte. Piccoli antri recuperati, boschetti, pezzi di terra incolta o dominata dal un intrico di erbe causale. In terra di Toscana esisteva una tipologia di bosco molto cara a tutti coloro che vivevano di caccia, oggi sembra soltanto uno sport da perdigiorno, o da anziani signori di campagna nostalgici di un passato dove tutte le grandi casate, i duchi, i conti, i signori cacciavano. I castelli, le dimore, i roccoli, tutto era vocato alla dea Diana, e ancora è così per buona parte della tradizionalissima nobiltà continentale e britannica. Orbene, nella fragile economia agreste del Granducato di Toscana si usava andare a favorire la coltivazione di boschi di leccio per favorire la caccia di alcuni tipi di uccelli. La condizione di querce sempreverdi, nonché la presenza di chiome ampie e fitte, ottime per garantire il riparo di molti uccelli, dovevano trovare luogo in piccole vallette; fra gli alberi si stendevano delle reti che occorrevano ovviamente ad intrappolare gli uccelli che si abbattevano o si catturavano. Questo tipo di boschi di cacciagione si chiamavano ragnaia, un nome evocativo, un'uccellanda, come ricordano i linguisti della Treccani. Ora questo tipo di caccia iniziò ad essere scarsamente praticato al principio del Novecento, e venne completamente abbandonata a metà del secolo. Un artista americano, Sheppard Craige, nel 1995 acquista un vecchio bosco in disuso nel comune di San Giovanni d'Asso, dai signori locali, i Pannilini; inizia a recuperarlo, a sgomberare i tronchi dagli infestanti, aggiusta i sentieri, e nel frattempo inizia un dialogo con gli elementi naturali che lo conducono a mischiare idee, arte, filosofia, scienza e scultura. Come ha scritto il critico d'arte Angelo Pauletti, Sheppard Craige «è un pittore, solo che non utilizza più tele e colori per rappresentare il mistero della natura. Semplicemente ha deciso di intervenire direttamente nel paesaggio […] siccome Sheppard Craige si occupa di filosofia, in un senso antico e ampio, il bosco giardino è ritornato all'antica funzione di grande trappola, non più per gli uccelli, ma per i grandi temi universali che catturati sono stati deposti a terra in forma di iscrizioni su pietra». Lo stesso artista aggiunge quanto segue: «Un tempo, il bosco era governato dai saggi. Essi sapevano che il bosco aveva un senso, un significato preciso, affascinante. Pure, quando erano lì lì per afferrarlo, quel senso slittava in avanti, sottraendosi alla presa. Ne conclusero che l'indeterminatezza era nella natura delle cose. Per questo i saggi consentivano qualunque interpretazione del bosco, seria o sciocca che fosse. Più ce n'erano, meglio era. L'ermeneutica era per loro un innocuo passatempo, come la pesca o il biliardino». L'autore del giardino ci lavora dunque da un quarto di secolo, prima recuperando e poi intarsiando, creando oggetti di senso che però cambiano nel tempo, direzione, coniugazione, acque che si riflettono e poi si disperdono. Scienza e pensiero, speculazione filosofica e poesia, parole scolpite e oggetti levigati, spazi che si riempiono e spazi che si svuotano. Al bosco poi si è aggiunto un giardino, vasto, con viali, panchine, giardinetti, quasi un orto botanico linneiano soltanto che invece di separare i continenti, di squadrarli per raccogliere nei singoli settori tutte le essenze possibili è andato a disegnare teatri, scenari minimi, statue, alberi, siepi, fiori, prospettive geometriche. «Qualsiasi libera interpretazione del Bosco è auspicabile: Audere sempre», dice una incisione, osare sempre, il che ricorda anche la celebre Memento Audere Sempre che Gabriele D'Annunzio pose sul Vittoriale. Il visitatore può quindi imbattersi nella statua di un saggio barbuto che tiene aperto un libro sulle ginocchia con una tortora sulla spalla e una civetta sulla testa. In una serie di anfore in terracotta, siepi di bosso, ghiande, statue di animali, oracoli. Alla Fontana del Buon Senso un rivolo d'acqua cala in un riquadro, le parole anticipano la forma e al forma compie le parole. Uno stagno profondo. I versi di Auden, il grande poeta inglese, Law, say the gardeners, is the sun, ovvero «La legge, dicono i giardinieri, è il sole». Una frase che mi si è scolpita nella mente. Al Centro dell'Universo un cerchio e quattro pali, ogni palo conduce a una scritta: solo qui, solo questo, solo ora, solo così. Adorazione dell'istante presente che tanto galvanizzerebbe i miei maestri zen. Tabernacoli, monete, sassi, penne di uccello, pigne, ulivi, cipressi, satiri. E poi di nuovo interrogativi amletici, divagazioni, asserzioni, come questa: What we observe is not nature itself but nature exposed to our method of questioning, il che, reso nel nostro idioma, può suonare così: «Quel che osserviamo non è la natura ma la natura esposta al nostro modo di interrogarla». Parole di Werner Karl Heisenberg, premio Nobel, padre della fisica quantistica e scienziato a capo del progetto nucleare del Führer. La natura non è quel che vediamo, dice, quel che vediamo è la natura esposta a quel che già conosciamo. E in effetti che cosa vediamo quando attraversiamo un luogo, un bosco, un giardino, una valle, quando visitiamo la cima di una montagna o un giardino zoologico, un orto botanico, che cosa rivediamo quando ci torniamo? Piccolo esercizio domestico: andate con vostro marito, il vostro fidanzato, vostro padre, un amico, a visitare un giardino, alla fine del cammino, appena rientrati in casa, scrivete su un foglie le quattro o cinque cose che avete visto e vi sono rimaste impresse. Il giorno dopo rifatelo, e riscrivete quel che vi è rimasto impresso. Capirete che ogni volta prestate attenzione a certi dettagli, a certe presenze, e non ad altre che magari hanno ravvisato coloro che erano con voi.Nel 2015 La Ragnaia è stato anche finalista al European Garden Award. Esiste anche un sito che potete consultare (www.laragnaia.com). Buon viaggio.