2024-11-26
Grillo sfida Conte: «Voto falsato, da rifare»
Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Ansa)
Dopo l’assemblea che ha cancellato la figura del garante, il fondatore è pronto alla guerra legale contro l’avvocato: consultazione da ripetere anche per il ruolo svolto da Crimi allo spoglio. Toninelli: il comico è il proprietario del nome e farà valere le sue ragioni.Ciak, gli girano. Beppe Grillo sta acquattato a Marina di Bibbona e da lì ha fatto partire una bordata alla Gino Bartali: gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare. Inficia, come Garante, le lezioni di domenica scorsa alla Costituente del Movimento Cinque Stelle che lo hanno messo fuorigioco e impone una votazione bis. Uno dei suoi fedelissimi, Danilo Toninelli, lo aveva annunciato: «Credono di aver vinto la guerra, ma è solo il primo round, stanno pensando di calpestare il cadavere del leone, non hanno capito che il leone è ferito, ma ha molte altre zampate da dare». Ci ha pensato tutta la mattina ieri Beppe Grillo: una nuotata, malgrado il freddo, per smaltire la rabbia e poi via a preparare una video-bomba. La villa livornese è il set per i proclami ad alzo zero: lì il capocomico dei pentastellati filmò la difesa del figlio accusato di stupro, da lì partì la dichiarazione di guerra legale contro Giuseppe Conte. La scena si ripete. Gli hanno dato il ben servito dopo 15 anni. Giuseppe Conte gli ha sparato contro una raffica di risposte via internet che lo mette del tutto fuori gioco. Dei 46.000 e spiccioli che hanno votato alle consultazioni della Costituente di domenica al Palacongressi di Roma il 63,24% ha detto che il Garante va abolito. Gli iscritti hanno sancito anche col 74,63% che va abrogata la facoltà data al Garante di richiedere la ripetizione di una votazione sulle modifiche dello Statuto. Ma Grillo non si dà per inteso e a quel potere si è appellato. Anche perché le nuove regole valgono dal prossimo congresso: ora vale il vecchio Statuto e Grillo mantiene il suo potere di veto sulle elezioni. Anche sui quesiti che lo riguardano. A Giuseppe Conte non resta – anche se starebbe studiando una contromossa legale – che fare buon viso a cattiva sorte e scatenare di nuovo una campagna anti-Grillo. I più vicini al Garante, l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi e l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli sostengono che la ripetizione del voto non solo è legittima, ma ha una finalità precisa: far saltare il quorum. A norma di Statuto – tutt’ora vigente - Beppe Grillo può chiedere entro cinque giorni che sia ripetuta la consultazione sull’abrogazione della sua figura come tutore dell’ortodossia pentastellata. Conti alla mano quel quasi 30% che domenica ha detto sì al mantenimento del Garante vale 15 mila teste, se non votassero nella consultazione-bis non si raggiungerebbe il quorum – la metà più uno degli 89 mila votanti - e dunque tutta l’impalcatura di consenso messa in piedi da Giuseppe Conte crollerebbe. Tutto questo in due settimane considerato che agli iscritti va dato un preavviso di otto giorni e che per far ripartire la macchina elettorale servono 5 giorni. L’attesa del ri-voto sarebbe scandita dall’Elevato col «bombardamento» di video che si stanno girando a Marina di Bibbona non solo contro Giuseppe Conte, ma per rivendicare le radici del Movimento Cinque stelle. Per ora sul blog di Beppe Grillo compare una scritta che sa tanto di coming soon: hashtag riprendiamocilenostrebattaglie! Nel frattempo è stato mobilitato un pool di avvocati. Sostiene Danilo Toninelli - che è ancora nel collegio dei probiviri del M5S – che Beppe Grillo «è il proprietario del nome e del simbolo del Movimento e farà valere le sue ragioni in tribunale». Toninelli parlando a Radio Cusano Campus ha adombrato anche un sospetto di alterazione delle consultazioni di domenica. Ha sottolineato come la riduzione degli iscritti da 170.000 a poco meno di 90.000 ha modificato le proporzioni per arrivare al quorum e come molte «risposte ai quesiti statutari erano state di fatto predeterminate». Sulla regolarità delle consultazioni c’è anche un’altra indiscrezione che gira. Si dice che Vito Crimi – è stato tutto e il contrario di tutto nel Movimento: prima grillissimo, ora contiano di ferro – incaricato di sorvegliare sulla regolarità del voto in realtà si sia occupato assai da vicino dello spoglio elettronico. Alla domanda di Roberto Fico, ex presidente della Camera ora consigliere speciale di Giuseppe Conte, “tutto a posto?” lui avrebbe risposto «va come deve andare». Anche su questo si baserebbe la guerra di carte bollate che Grillo sta studiando. Di certo non vuole mollare; ce l’ha con i «traditori»: Paola Taverna, gli stessi Crimi e Fico, come Stefano Patuanelli tutti ora contiani e assai soddisfatti che sia saltato il limite dei due mandati parlamentari cancellato dal 72% dei voti, ma ora di nuovo sub judice. Beppe Grillo ha in animo anche una mossa tutta politica. Nei giorni scorsi Nina Monti - la storica segretaria dell’Elevato – avrebbe incontrato a Roma Alessandro Di Battista per ragionare di un rilancio del M5s con ritorno all’origine nel nome e nei contenuti. Già in estate si era parlato di un incontro tra Grillo e Di Battista smentito da quest’ultimo. Che Giuseppe Conte abbia timore di vedersi negato simbolo e nome lo lascerebbe intendere il fatto che ha chiesto agli iscritti - hanno approvato all’80% la possibilità di fare alleanze col Pd – come definirsi: al 36,7% si dicono progressisti indipendenti e al 22 forza progressista. Se saltano le cinque stelle è pronto un altisonante «I progressisti di Conte». 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