2021-10-01
«Transizione verde subito». Draghi promette a Greta di farci finire tutti in bolletta
Mario Draghi e Greta Thunberg (Ansa)
Il premier vede le attiviste: «Avete ragione voi». Poi impone la svolta green: «Meglio pagarne i costi ora». Mattarella gli dà manforte: «I mutamenti devono essere accolti».Ci voleva il tecnico più politico tra tutti i tecnici, per sostituire definitivamente alla politica l'imperativo della «necessità». Servita, beninteso, in salsa verde.La prima delle due giornate di Pre Cop 26, a Milano, comincia verso le 9.30, allorché Mario Draghi raggiunge, in Prefettura, le attiviste Greta Thunberg, Vanessa Nakate e Martina Comparelli, portavoce del movimento Fridays for future. «Avete ragione a chiedere un cambiamento», si scappella lui. Che commenta così l'incontro: «È andato benissimo». La Comparelli gli concede una linea di credito: «Draghi sa quello che diciamo, ma bisogna fare. Vedremo al G20». Torna in mente il fuorionda di Roberto Cingolani: «Greta non fa neanche una proposta».Intanto, si è consumato un paradosso: mentre i giovani ecologisti dedicavano un minuto di silenzio ai militanti uccisi in giro per il mondo, la polizia randellava un drappello di manifestanti, tra i quali gli estremisti di Extinction rebellion, che avevano provato a bloccare ai politici l'accesso al Mico. Tre sono stati tradotti in Questura, che ha minimizzato: quelli volevano legarsi ai tubi Innocenti, li abbiamo soltanto fatti spostare. Le due leader green decidono di uscire a consolarli, ma la scena se la prende tutta la Nakate, nuova pupilla dei media adoranti. Greta, in fondo, ha un difetto fondamentale agli occhi degli ideologi dell'intersezionalità, quelli che incrociano femminismo, ambientalismo e antirazzismo: è svedese, bianca e bionda. I facinorosi, alla fine, rivendicheranno di essere riusciti a deviare l'auto del ministro Cingolani. Di sicuro, gridando «El pueblo unido jamás será vencido!», dall'esterno del padiglione di City Life, sono riusciti a interrompere per qualche secondo il discorso di Draghi. Ed è qui che è risuonata la nota più desolante della passerella green.Il presidente del Consiglio prende di petto le critiche della Thunberg, che martedì aveva additato l'inconcludenza dei governanti. «Voglio dire giusto una cosa sul “bla bla bla"», rintuzza l'insinuazione Super Mario. «A volte è solo un modo per nascondere la nostra incapacità di agire, ma quando ci sono queste trasformazioni epocali, è necessario convincere le persone che l'azione è necessaria. La mia sensazione è che i leader dei governi oggi siano tutti convinti che sia necessario e sia necessario farlo presto». Così, da un lato, Draghi bacchetta l'urticante qualunquismo di Greta. Ma dall'altro, le insegna qual è il modo più efficace per imporre dolcemente l'agenda tecnocratica: basta che dai discorsi zampilli un profluvio di «necessità». È la «giustizia climatica», bellezza: siccome la svolta verde sarà l'ennesima - la più dolorosa - fregatura per le classi medie, bisogna saperla vendere bene ai poveracci. Convincerli che è l'unica strada percorribile: «La transizione ecologica non è una scelta, è una necessità». Per l'appunto. «O affrontiamo adesso i costi di questa transizione, o agiamo dopo, il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro».Il contesto è diverso, però il messaggio è analogo a quello che Sergio Mattarella indirizza alla platea della Bicocca, per l'inaugurazione dell'anno accademico: «Alcuni rifiutano ogni mutamento», pontifica il capo dello Stato, mentre «i mutamenti vanno accettati e condotti per non esserne travolti in maniera consapevole». La cifra resta quella: ogni decisione è ineluttabile. L'emergenza permanente come stile di governo.«La pandemia e i cambiamenti climatici», tuona il premier, «hanno portato 730 milioni di persone a essere in condizione di povertà estrema. La crisi climatica, la crisi sanitaria e quella alimentare sono strettamente correlate. Dobbiamo agire più velocemente ed efficacemente». Visto che il Covid ha consentito la più pervasiva contrazione dei diritti costituzionali dalla seconda guerra mondiale, è giocoforza insistere sul filo rosso che lega allarmi e paure funzionali all'esercizio del potere. «Ringrazio», flirta Draghi, «tutti i giovani che hanno lavorato così duramente» e che sono «la generazione che ha più da perdere dai cambiamenti climatici». Gli fa eco Boris Johnson, che insieme a lui sarà il padrone di casa alla Cop26 di Glasgow: «Mario, io e te dobbiamo affrontare insieme questa cosa. Siamo dei personaggi medievali rispetto a questi ragazzi», i quali «stanno già pagando il prezzo per le azioni sconsiderate dei più grandi». Perciò, sottolinea l'ex banchiere, «l'Italia ha allocato il 40% dei fondi del Recovery plan alla transizione ecologica». Inoltre, «come presidenza del G20 e copresidenza della Cop26, stiamo spingendo i Paesi a rispettare i propri impegni climatici», cioè mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi. «Siamo pronti a scelte molto audaci». Voleva essere una promessa a Greta & c.; ha la parvenza di una minaccia a noialtri.Invero, il massimalismo delle proposte dei giovani ai ministri è perfetto, per far sembrare il prossimo salasso green il male minore. I delegati pretendono che i ragazzi siano coinvolti nelle decisioni politiche; per ora sono protagonisti nelle passerelle e sospettiamo che se lo faranno bastare. Chiedono, inoltre, che s'investa sulle rinnovabili: bandito il nucleare, unica tecnologia in grado di bilanciare sostenibilità e crescita. Esigono zero emissioni entro il 2030 e zero finanziamenti all'industria basata su fonti fossili. E, infine, ritengono che la «giustizia climatica» debba diventare materia di studio. Quella della scuola è un'ossessione dei fautori della transizione, sia essa ecologica, digitale o di genere. Il lavaggio del cervello è una priorità. Creeremo una massa di giovani in preda agli attacchi di panico per l'imminente catastrofe ambientale, ma almeno persuaderanno i genitori a passare dall'auto al monopattino, a gettare i condizionatori, a versare il triplo per le bollette. Nel pomeriggio, la Fiera di Milano è stata temporaneamente chiusa per sanificazione, quando un tampone effettuato all'ingresso ha dato esito positivo. Eppure, l'evento aveva ricevuto la benedizione papale: «Dare risposte concrete al grave fenomeno del riscaldamento globale è un imperativo morale», ha twittato Francesco. Dal Leviatano verde non si scappa nemmeno rifugiandosi in chiesa.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.