2023-04-12
Il green pass finisce, la schedatura rimane
Bruxelles non rinnoverà il regolamento sul certificato dopo giugno. Ma la tecnologia su cui poggia resterà attiva, così da realizzare un database sanitario comunitario. Grazie al quale tutti i cittadini potranno essere censiti e sorvegliati. In attesa dell’euro digitale.I complottisti sono destinati a sparire per carenza di complotti: quelli che son stati liquidati così, a ben vedere, si stanno realizzando. L’ultima novità arriva da Bruxelles. Il sito Eunews ha interpellato Stefan De Keersmaecker, portavoce del commissario alla Salute, Stella Kyriakides. E il funzionario europeo ha avvalorato lo scenario che La Verità paventa da quando è stato introdotto il green pass: il certificato Covid, magari, non sarà più utilizzato, però la blockchain, cioè la tecnologia alla sua base, rimarrà viva e vegeta. Pronta per essere destinata a nuove - simili - applicazioni. La tesserina verde, in sostanza, serviva per le prove generali. A breve, comincerà lo spettacolo vero.De Keersmaecker ha messo insieme bastone e carota, chiarendo, in primo luogo, che l’Unione non rinnoverà, dopo giugno 2023, il regolamento sul green pass. Esso, stando al portavoce, va comunque elogiato, in quanto protagonista di «una storia di successo». Ha «facilitato il viaggio libero e sicuro per i cittadini ed è stato fondamentale per sostenere l’industria del turismo». Ora, non è chiaro in che modo il lasciapassare abbia puntellato libertà e sicurezza. Quanto alla prima, l’unico argomento plausibile dovrebbe poggiare su una curiosa inversione concettuale: bisognerebbe anteporre il requisito della vaccinazione al diritto dei cittadini di muoversi in autonomia. Per capirci: se metti in piedi un regime in cui gli spostamenti sono consentiti esclusivamente a chi è in possesso di un codice a barre, che attesti la somministrazione delle dosi, è evidente che avere quel certificato garantisce «viaggi liberi». Che infatti erano stati arbitrariamente proibiti a chi non aveva porto il braccio. In teoria, non erano questi i valori fondanti dell’Ue. Ma sorvoliamo pure. Quanto alla sicurezza, ormai la tesi alla Mario Draghi, per cui la card darebbe la certezza «di trovarsi tra persone che non sono contagiose», può essere inclusa nel novero delle proposizioni pseudoscientifiche. Alla stregua della strampalata convinzione per cui la Terra - rigorosamente piatta - sarebbe popolata da alieni «rettiliani». Ma ora veniamo alla parte più inquietante delle dichiarazioni dell’emissario di Bruxelles. Secondo De Keersmaecker, i meriti conquistati sul campo dal green pass, il fatto che «più di 2,2 miliardi di certificati» siano stati emessi dai membri dell’Ue e che il tesserino abbia «fissato uno standard globale», con «78 Paesi e territori in cinque continenti collegati al sistema», giustificano un reimpiego della «tecnologia del certificato Covid digitale». Essa «è abbastanza flessibile da poter essere riutilizzata anche come parte dello spazio europeo dei dati sanitari: le prescrizioni elettroniche o la carta di vaccinazione dell’Ue sono buoni esempi». E presto arriveranno i primi «progetti pilota per entrambi questi casi d’uso. Sulla carta di vaccinazione», peraltro, «nel luglio 2022 è stato pubblicato uno studio di fattibilità». Ecco qua: l’amaro boccone è servito, edulcorato dai toni trionfalistici sulle meraviglie della card e dall’illusione che stiano per offrirci la perpetua e impagabile comodità delle ricette per i farmaci online. Sotto la glassa delle prescrizioni ottenute senza le interminabili code dal medico di base, ci toccherà addentare la schedatura informatica dello status vaccinale. Il green pass, più che sparire, cambia nome. Perciò viene spontaneo provare a unire i puntini. Se Bruxelles non vuole più la tesserina verde, a cosa serve l’anagrafe vaccinale continentale? Cosa ce ne facciamo di un «sistema» che connette 78 Stati? Perché a Varsavia dovrebbe interessare se Mario Rossi di Paderno Dugnano è andato a farsi la quarta dose contro il coronavirus? E cosa gliene importa, alla Asl di Padova, di scoprire con un clic se Pierre Blanc di Lione ha l’antinfluenzale? Le ipotesi sono due. O il green pass deve funzionare a fisarmonica, con periodi di sospensione che preludono a fasi di riattivazione, in concomitanza con le pandemie, vere e presunte, che Ursula von der Leyen e compagnia considerano ineluttabili. Nel frattempo, i database sanitari possono essere utili per censire i renitenti, scandagliare i loro moventi ideologici o religiosi e impostare campagne di «incoraggiamento» alla vaccinazione. Così, in fondo, recita il nuovo piano vaccinale italiano. Oppure - è la seconda spiegazione - il fine di tutto non è il green pass, bensì la blockchain in sé. La sua adozione ad ampio raggio sarebbe funzionale ad attuare altri progetti inquietanti, a cominciare dall’euro digitale. Sempre con nobilissimi intenti, beninteso: combattere l’evasione, rendere l’economia più sostenibile. Ma con prospettive distopiche che si schiudono all’orizzonte: i governi trasformati in «piattaforme» e i cittadini ridotti ad «avatar». E allora il più cupo racconto cyberpunk ci sembrerà una favoletta per mandare a dormire i bambini.