2023-04-07
«Rise of the Pink Ladies», la serie prequel del film cult «Grease»
True
«Grease: Rise of the Pink Ladies» (Paramount+)
Al debutto su Paramount+ venerdì 7 aprile, la storia di una piccola sorellanza, di come un gruppo di amiche abbia saputo dar vita a una tradizione che gli sarebbe sopravvissuta. Marisa Davila, Cheyenne Isabel Wells, Ari Notartomaso e Tricia Fukuhara, nei ruoli, rispettivamente, delle giovani Jane, Olivia, Cynthia e Nancy, di questa storia sono le protagoniste.I giubbotti rosa, gli occhiali scuri, l’aria di chi la sa lunga, più lunga di quanto l’età dovrebbe permetterle. Le Pink Ladies, con Betty Rizzo, i capelli cotonati e lo sguardo carico di cinismo, a far loro da guida, sono state una colonna portante del liceo Rydell High. Prima che Sandy Olsson ne varcasse la soglia, prima che Danny Zucko si innamorasse dei suoi boccoli chiari. Le Pink Ladies erano lì prima che Grease diventasse un film di culto, un musical transgenerazionale. Erano lì, parte della scuola, erano lì e dire da quanto pareva impossibile. Allo spettatore medio, quanto meno, ché uno Studio, invece, sul passato delle Pink Ladies ha deciso di ricamare trame nuove.Grease: Rise of the Pink Ladies, al debutto su Paramount+ venerdì 7 aprile, è la storia di una piccola sorellanza, di come un gruppo di amiche abbia saputo dar vita a una tradizione che gli sarebbe sopravvissuta. Marisa Davila, Cheyenne Isabel Wells, Ari Notartomaso e Tricia Fukuhara, nei ruoli, rispettivamente, delle giovani Jane, Olivia, Cynthia e Nancy, di questa storia sono le protagoniste. Sono quattro, come il film del 1978 ci ha insegnato. Ma non hanno legami con le ragazze dell’originale, con Rizzo, Frenchy, Marty e Jan. Nessuna parentela, nessun sentimento pseudo-materno di amicizia. Le Pink Ladies, le nuove, sono cosa a sé: quattro emarginate all’interno del Rydell High, quattro mosche bianche decise a sovvertire l’ordine sociale dentro e fuori il liceo.Nel 1954, quattro anni prima degli eventi narrati in Grease, il film, la società americana era permeata di stereotipi. Alle donne non era chiesto altro che avere una buona reputazione, qualcosa che agli occhi di un uomo potesse enfatizzarne il valore. Dovevano essere candide e belle, dovevano piacere, non a se stesse, non necessariamente, ma agli altri. Cosa, queste, cui le studentesse della serie Paramount+ rifiutano di cedere. Non avrebbero speso la propria adolescenza ad affannarsi per compiacere i compagni di classe, e magari un giorno sposarli. Si sarebbero divertite. Lo avrebbero fatto insieme, unite da quel filo rosa con cui avrebbero cucito i propri giubbotti: Pink Ladies, in una rivendicazione di diritti che avrebbe poi portato, quattro anni più tardi, a Rizzo e compagnia. Grease: Rise of the Pink Ladies, che Annabel Oakes ha voluto girare come fosse una lunga commedia romantica, intervallata qua e là di momenti musicali, è un prequel, sì, ma furbo. Niente più che la consapevolezza dello spettatore lo lega a Grease, al quale ha sottratto alcune istanze. Lo spirito, soprattutto.C’era irriverenza, nel film del 1978, c’era la difficoltà dell’essere adolescenti, del trovare la propria identità in una società che ci vorrebbe perfetti. C’era il pettegolezzo, la gelosia, il sospetto di una gravidanza e quel po’ di solidarietà femminile che oggi verrebbe bollata come «femminismo» tout court. C’era tutto quel che oggi c’è ancora. Ed è questo «tutto» ciò di cui Rise of the Pink Ladies si è appropriata. Con giudizio, speriamo.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Ansa)
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