2025-05-29
«Grazie a Leone XIV e Donald Trump l’Occidente può davvero rinascere»
Donald Trump e Papa Leone XIV (Ansa)
L’ex senatore Simone Pillon promotore di «Tavole di Assisi»: «Quest’anno il focus sarà sugli Usa, la terra del tycoon e di papa Prevost. Figure diverse, ma che daranno entrambe filo da torcere alla globalizzazione woke»Tornano le Tavole di Assisi. Il fine settimana dedicato ai cristiani conservatori avrà quest’anno la sua terza edizione, sabato 6 e domenica 7 settembre. Come i precedenti, che avevano raccolto oltre 400 adesioni, avrà luogo ad Assisi; gli incontri si terranno a due passi dalla Basilica di Santa Maria degli Angeli presso il Cenacolo francescano, resort nato come chiostro, un convento poi ceduto in locazione. Sarà un evento - che avrà quest’anno una partnership con La Verità - fatto di riflessioni ma anche di preghiera, con spazio anche a una adorazione eucaristica e comunque con vari temi in agenda. Per saperne di più, abbiamo avvicinato l’avvocato Simone Pillon, promotore della manifestazione.Pillon, quale sarà il focus di questa nuova edizione delle Tavole di Assisi?«Il tema quest’anno saranno gli Stati Uniti, quindi le due grandi novità che ci hanno riservato: la presidenza Trump a gennaio e il papato di Prevost a maggio. Quindi parleremo degli Stati Uniti che, in un momento di evidente decadenza del mondo occidentale, hanno saputo dimostrarsi Paese leader appunto dell’Occidente, tirando fuori questi due nomi, questi due personaggi, che secondo me - e secondo tutti noi - daranno del filo da torcere alla globalizzazione woke e alla decadenza, più in generale, della civiltà occidentale e all’avanzata delle follie ideologiche autodistruttive da una parte, e, dall’altra, dell’Islam».Quindi intendete indicare un po’ a modello questo nuovo vento?«Noi intendiamo riflettere su quanto bene può venire da queste due novità. E il fatto che gli appartenenti, diciamo, della sinistra non solo politica ma anche culturale si siano inizialmente scagliata contro Trump e adesso stiano iniziando a scagliarsi contro Prevost ci fa comprendere che, evidentemente, anche loro hanno capito che la questione comincia a farsi controversa. Non dimentichiamoci che venivano da una situazione assurda, nella quale potevano gabellare come pienamente capace di intendere e volere un presidente che era in pieno declino cognitivo, e quindi ormai pensavano di poter fare tutto e, invece, si sono trovati a doversi misurare con due personaggi che naturalmente non sono sovrapponibili, con le loro differenze, però sono due personaggi che sembrano avere le idee molto chiare».In effetti sembra così. «Questo sarà il tema della riflessione. Poi attorno al tavolo presenteremo numerose esperienze, sia del mondo culturale sia del mondo ecclesiale e politico tenendo presente che non ci fermeremo solo a Italia e Usa, ma cercheremo di allargare lo sguardo anche ad altre esperienze, per esempio l’Ungheria et similia».Con che ospiti farete queste riflessioni? «Posso già anticipare la presenza - che per noi è segno di particolare distinzione sul piano culturale - dello scrittore Rod Dreher, che ci ha confermato che sarà con noi. Presenterà tra l’altro, con l’occasione, il suo ultimo libro del quale non conosciamo pienamente il contenuto, ma sarà proprio una anteprima e comunque sarà dedicato allo scenario che si sta via via creando sotto i nostri occhi, in questo Occidente che sembrava ormai avviato definitivamente sulla via del declino, e invece sembra aver ritrovato in sé le forze e le energie per ripartire».In tutto ciò l’Europa che parte sta facendo per voi?«Sarà certamente sfidante, infatti ci sarà una tavola dedicata proprio all’Europa perché si tratta di capire se ormai sia a rimorchio di queste due grandi realtà universali - che sono la Chiesa da una parte, e più in generale l’impero americano dall’altra -, oppure se abbia ancora una carta da giocare come protagonista, essendo comunque in fin dei conti la depositaria, insieme a Israele e alle tradizioni giudaiche, della carta dei valori dell’Occidente».Come interpretate il ruolo di ponte tra Usa ed Europa che riveste oggi l’Italia?«Il ruolo dell’Italia, certamente, grazie all’abilità politica di Giorgia Meloni e di chi la consiglia è determinante e di questo siamo fieri e contenti. Ma già il fatto che sia necessario un ponte tra Europa e America ci dice che c’è una divisione. E noi siamo convinti che questa frattura sia generata soprattutto da una visione burocratica e centralista dell’Unione europea».Quest’anno, tra i partner dell’evento, ci sarà anche il nostro giornale. «Sì, siamo estremamente orgogliosi che La Verità - che ci ha sempre seguiti nelle prime due edizioni - quest’anno abbia accettato la nostra proposta di stringere una partnership; perché pensiamo che questo quotidiano sia stato in grado nei momenti più difficili, come il Covid, di tenere una linea forte e coraggiosa».
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