L’Emilia-Romagna bastona i proprietari di casa. È infatti durissima la reazione dei capigruppo di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Rete civica alla legge regionale sugli affitti brevi approvata in Assemblea legislativa. In dettaglio, il progetto di legge proposto dalla giunta introduce nei piani urbanistici comunali una nuova destinazione d’uso, denominata «locazione breve», che ricade nella categoria turistica-ricettiva. L’obiettivo è quello di «distinguere gli immobili destinati a questo tipo di attività dal patrimonio abitativo ordinario».
La maggioranza di centrosinistra, sostengono i capigruppo, ha blindato il testo respingendo tutti gli emendamenti dell’opposizione, lasciando irrisolti i punti più controversi e aprendo la strada a un’applicazione disomogenea sul territorio.
Per Rete civica il problema centrale è la retroattività e la protezione dei diritti già maturati, soprattutto per chi opera nel rispetto degli adempimenti e del Cin. «Anche con gli emendamenti della maggioranza la retroattività non è stata tolta in modo inequivocabile», ha affermato Elena Ugolini, capogruppo di Rete civica. «Nella legge ci sono tanti punti contraddittori che genereranno sicuramente contenziosi proprio su un tema che la maggioranza aveva dichiarato di voler risolvere senza ambiguità», spiega.
Fratelli d’Italia allarga il tiro, contestando un impianto «frammentario» e l’uso di strumenti urbanistici per governare un fenomeno che, a loro giudizio, dovrebbe stare dentro una cornice turistica organica, con il rischio di contenziosi e di profili di illegittimità. «Siamo contrari a questa legge sia nel merito sia nel metodo: è un provvedimento confuso, inefficace e con profili di incostituzionalità», ha proseguito Marta Evangelisti di Fdi, «Serve una regolamentazione seria e organica, non interventi frammentari».
Forza Italia insiste sugli effetti economici e sociali: la distinzione tra uso abitativo e locazione breve introdurrebbe oneri aggiuntivi e una compressione indiretta della proprietà privata, senza che ciò produca automaticamente più affitti di lungo periodo; a pagare sarebbero soprattutto piccoli proprietari e l’indotto turistico. «Una legge debole nei presupposti, confusa negli strumenti e che avrà effetti nefasti su vari settori. Non tutela i piccoli proprietari, non favorisce il turismo e non risolve il problema abitativo», ha dichiarato per Forza Italia Pietro Vignali, «il testo prevede una compressione del diritto alla proprietà privata perché introduce una distinzione tra uso abitativo e locazione breve, attribuendovi oneri aggiuntivi».
La Lega, infine, attacca l’assenza di dati pubblici e di una valutazione d’impatto, rivendicando emendamenti «di salvaguardia» per chi già affitta e per gli alloggi messi a disposizione dalle aziende, tutti respinti. «Oggi la sinistra ci chiede di votare una legge senza numeri: senza una base conoscitiva chiara, senza dati pubblici a sostegno, senza una valutazione seria dell’impatto economico che avrà su chi guarda a questo tipo di affitti per integrare il reddito».
Del resto, questo è un periodo di caccia alle streghe per chi opera nelle locazioni brevi. Proprio martedì scorso la Corte costituzionale ha respinto diverse questioni di legittimità sollevate dal governo contro la legge della Toscana che riconosce a Regione e Comuni la competenza di regolamentare gli affitti brevi. Il pronunciamento è rilevante perché potrebbe fare da riferimento per altre amministrazioni locali e regionali in Italia che stanno valutando interventi analoghi.







