2025-05-11
Proprietari di case nel mirino dei dem: Bologna verso il tetto agli affitti brevi
Matteo Lepore (Getty Images)
Il Comune vuole introdurre un limite in base ai quartieri. Maran da Bruxelles chiede di imporre canoni calmierati a tutti.Non bastava Bologna capitale italiana delle città lumaca con il limite dei 30 all’ora imposto nella maggior parte delle strade urbane. Il capoluogo governato dal sindaco democratico Matteo Lepore ambisce a raggiungere un altro primato, quello di territorio italiano off limits rispetto agli affitti brevi. Non sarà facile pareggiare le vette di dirigismo e di lotta contro la proprietà privata che altri municipi retti dalla sinistra le stanno contendendo, ma Palazzo d’Accursio (la sede del Comune) è sulla buona strada. Del resto la politica dei piccoli passi dell’amministrazione sta portando i cittadini bolognesi dritti dritti verso una nuova stretta abitativa. La casa è tua, ma decide l’amministrazione cosa puoi fare. Si parte con una regolamentazione più o meno stringente e poi si arriva al divieto. Lo schema è consolidato. Così dopo che a dicembre era entrata in vigore una variante al regolamento urbanistico che introduceva una specifica destinazione d’uso (B3) per gli alloggi finalizzati agli affitti brevi (devono avere per esempio una dimensione minima), ora si annuncia il salto di qualità. L’obiettivo dichiarato del vicesindaco con delega alla Casa, Emily Clancy, diventa quello di limitare il fenomeno nel centro storico e non solo. «Il nostro B3», ha spiegato, «è anche un modello di analisi che la Regione sta prendendo per poter governare il fenomeno». Per poi aggiungere: «In alcune vie della città e in alcune zone si arriva addirittura al 30% di case usate per affitti brevi». Quindi? «Il Comune sta studiando l’impianto della variante bis, in modo che si possa arrivare a dire che in alcune zone del centro storico dove c’è un’alta concentrazione di B3 non ne saranno possibili di nuovi e in altre, invece, si potranno incentivare».Insomma, la tua casa non devi darla in locazione per periodi di tempo brevi se è nel centro, ma se ce l’hai in periferia ti incentiviamo ad affittarla. A breve (entro la fine del 2025) arriverà una legge regionale (Regione guidata da lustri e lustri dalle giunte rosse) che darà maggiore autonomia ai Comuni. I dettagli non sono ancora noti, ma l’obiettivo è quello di permettere a Lepore & C di intervenire strada per strada. Del resto quando c’è di mezzo il bene comune («L’obiettivo», spiega l’assessore regionale alla Casa Giovanni Paglia, «è restituire abitazioni alle famiglie, ai lavoratori, agli studenti di questa regione che in questo momento soffrono per la carenza di alloggi») gli altri diritti cessano. Certo, la strada l’avevano spianata altre amministrazioni, da Firenze a Roma, quasi tutte di sinistra, ma il fenomeno sta prendendo una deriva preoccupante. E c’è da far attenzione, perché uno dei potenziali successori del sindaco di Milano, Beppe Sala, per ora solo a parole e dai lidi lontani di Bruxelles, ha pronosticato un nuovo salto di qualità. «Oggi primo maggio è la festa dei lavoratori», aveva spiegato qualche giorno fa l’eurodeputato dem Pierfrancesco Maran, «ma voglio parlarvi di casa perché qui a Bruxelles dove mi trovo parte una riforma importante. Da oggi infatti i proprietari possono chiedere come affitto massimo il 20% in più del “loyer de reference”, cioè l’affitto calcolato secondo dei parametri fissati dalla Regione di Bruxelles capitale. Bruxelles non solo non è la prima area metropolitana a introdurre un tetto agli affitti (la Spagna ha una legge nazionale) ma, nei fatti, ci riporta a un punto che nel dibattito italiano sparisce».In soldoni: visto che il problema abitativo non si riesce a risolvere con nuovi alloggi o con una strategia sulla casa che preveda canoni concordati per una fetta prestabilita di immobili pubblici, non solo sindaci e governatori ci diranno cosa fare con la nostra proprietà, ma anche quanto possiamo chiedere per metterla in affitto. «La crociata di alcuni amministratori contro gli affitti brevi», evidenzia alla Verità il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, «non è solo sbagliata in linea di principio, per l’evidente lesione del diritto di proprietà, ma anche inutile e dannosa: inutile perché divieti o limitazioni di questa attività non determinano il ritorno delle famiglie nei centri storici, dannosa perché gli unici effetti sono la crescita del numero di case vuote e l’aumento del prezzo delle camere d’albergo».Politiche che sono retaggio di un’ideologia pauperista che considera la proprietà privata «il male» e che va a cozzare anche con un’enciclica che molti in questi giorni hanno citato per tirare la tonaca del nuovo Papa Leone XIV a sinistra. Nella Rerum Novarum di Papa Leone XIII, considerata il fondamento della dottrina sociale della Chiesa, la proprietà privata è vista come un mezzo per garantire la dignità umana («L’aver poi Iddio dato la terra a uso e godimento di tutto il genere umano», si legge, «non si oppone per nulla al diritto della privata proprietà; poiché quel dono egli lo fece a tutti, non perché ognuno ne avesse un comune e promiscuo dominio, bensì in quanto non assegnò nessuna parte del suolo determinatamente ad alcuno, lasciando ciò all’industria degli uomini...»). Certo se ne delimita l’uso rispetto alle responsabilità sociali, ma da qui a calpestarla di continuo, come fanno alcune amministrazioni di sinistra, ce ne passa.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)